Hotel da Incubo 2: chef Colonna cambia l’aria a un format ‘forzato’

Ultimi minuti di Boom in attesa della prima delle due nuove puntate di Hotel da Incubo, con chef Antonello Colonna.

Pubblicità e poi, a occhio, si comincia.

Un padre accentratore, una figlia maltrattata: questi gli ingredienti base del Pian delle Vigne a Praia a Mare.

Sigla in stile CSI per Colonna.

Nino ha lavorato nei migliori alberghi del mondo, ma ora dice che non ha avuto il coraggio di investire nel suo locale.

“Rigido, presuntuoso”: così lo disegnano la figlia Rowena e la compagna Mary. La figlia si sente insicura perché il padre la considera fondamentalmente una incapace.

Nello staff è tornato da poco il cuoco Michelangelo, che ha lavorato con lui fino a 5 anni fa. Insomma, come al solito, il pesce puzza dalla testa.

“Sembra il motel di Psyco” dice Colonna arrivando. Non percepisce neanche segni di vita alla fine della scalata…

Nessuno lo accoglie: chiama al fisso, che però ha la deviazione di chiamata sul cell del papà. Mi sembra forzata ‘sta cosa. Anche assai. Un mezzo per raccontare ‘sta storia del telefono e della trattativa che Nino vuol fare sempre da solo.

Ingresso desolante. Nino dice che è questione di ‘spending review’.

“Un po’ anni ’80, però profuma di pulito”

“Anvedi aho! Che bel tappetino! E’ pure acrilico… se pija fuoco illuminiamo tutta Praia a Mare”. Chef, io addosso non me lo sarei messo neanche a pagamento, tanto pagamento.

Bagnetto piccolo, “pare chimico”. Ma il vero elemento angosciante è l’insegna. Inquietante.

“Io sono over the top” dice Nino. Gli piace sentirsi il migliore e tenere tutto sotto controllo.

Simulazione di un check-in per far vedere che Nino si intromette, dicendo anche sciocchezze. “Capo ricevimento, continental breeekfast… anvedi!” commenta Colonna.

Nino racconta la sua storia al Pian delle Vigne: fino al 2009 lavorava all’EPT della Basilicata. Sognava di fare matrimoni all’inglese, di restaurare il rudere per show cooking in piscina… Colonna: “Hai sognato ma non hai fatto neanche un progetto. Non hai fatto nulla…”. Poche parole e centrate.

In sala ristorante c’è già la colazione del giorno dopo: marmellate confezionate e fette biscottate.

“Ma il menù c’è?”
“Il menu sono io”
I prezzi non è dato saperli. NIno li dice solo che il cliente è un po’ “particolare”.

Ironia sul servizio: non c’è nessuno in sala e arriva anche un piatto sbagliato. La comanda era scritta male… non si capisce nulla.

I primi arrivano insieme. E a quanto pare non sono male. Peccato che ci sia stato parecchio da aspettare.

La visita in cucina si conclude con un “Che figura de”mmerda” da parte del cuoco.

Colonna si rintana in camera. Non ne può più delle chiacchiere di Nino, ma on riesce a dormire: ci sono le zanzare. In camera non ci sono le zanzariere.

Anche più asciutta la prima parte, però, eh. Intanto pubblicità.

A Nove, in quanto a pubblicità, non guardano in faccia a nessuno, eh. Ma si torna a Hotel da Incubo.

E siamo alla colazione: chiamarlo buffet è coraggioso. Infatti Colonna si ferma al caffè.

Per mettere alla prova la cucina, Chef Colonna invita gente a pranzo, sul terrazzo. Definito il menu con lo chef si inizia con la preparazione. Ma quando arrivano i primi clienti, che non vogliono il pesce, Nino – di propria decisione – propone i porcini. Ma sono ancora surgelati. Tutto per dimostrare che è lui a fare casini e a mettere in crisi la cucina.

In sala non c’è nessuno, le comande sono scritte male… la cucina va in confusione. L’abbiamo capito, però, andiamo avanti col racconto?

Alla riunione con lo staff, Colonna sgrana il rosario e mette Nino di fronte ai suoi errori. Il tavolo 2Bis – che per lui era 4 – grida vendetta. Colonna gli dà del menefreghista e gli consiglia di dare fiducia al suo staff.

Seconda notte in balia degli insetti: Colonna caccia una pistola aspiratrice che non uccide gli insetti ma permette di prenderli e di liberarli. Ma una più del diavolo ne sa. “Tu che puoi andar via da ‘sto posto de’ ‘mmerda vai” dice alla farfallina.

Arriva il momento del faccia a faccia con i clienti. “Per me il cliente non ha sempre ragione, perché io non posso stare appresso a tutte le cacate che dicono…” dice Nino in confessionale. “Questa arroganza si sente però… pare che glie fai un favore…” dice Colonna. Nino, invece, pensa che sia arrivato il momento di smettere: “Io con questa clientela non mi trovo. Sono certo che se stessi ancora al Beau Rivage sarebbe diverso”.

Prova ‘supervisione’ per Nino: seguirà da lontano il comportamento del suo staff, messo alla prova da un falso cliente molto esigente. Nino potrà intervenire. Quando però, dopo poco, Nino vuole già intervenire, Colonna lo stoppa: “E lasciale lavorare, nun rompe li cojoni!”.

Quando Rowena dice al cliente “Il menù sono io”, Nino interviene: “Non dirlo. E’ imperativo!”. Azz…

Senza Nino lavorano tutti meglio. Nino capisce che la figlia può fare senza di lui. E come per miracolo la tensione si scioglie. Ma un pentimento così repentino, con tanto di lacrime, durerà?

Ma siamo al makeover. Pubblicità.

Diciamocelo, il restyling dovrebbe essere radicale, dalle porte agli infissi. Ma almeno l’ingresso dà la strada per il resto, si spera.

Nuovo gestionale, anche. Il corridoio non sembra più una corsia del CTO.

Ben trasformata anche la stanza di Colonna.

Ripulito anche il terrazzo, con tanto di nuovo menu pensato da Colonna.

Colonna consiglia di aprire la terrazza al pubblico, con aperitivi, iniziative, eventi perché è una delle terrazze più belle di Praia a Mare. E per Rowena c’è anche un master omaggio da Colonna.

E per la serata una riapertura jazz e di musica.

E’ già tempo di ripartire. E torna la recensione online. Finisce qui la prima puntata.

Si riparte da Fidenza…. “Pure qui è un bel bordello, eh, ma come cazzo si fa”: la sintesi dell’Hotel Ariston che vuole coniugare il finto pub irlandese, la pizzeria e un albergo, scontentando tutti.

Al centro ci sono le beghe di due fratelli, i Vernazza, Cinzia e Simone. Che litigano. Anche perché Simone è anche un tantino scontrosetto. La struttura è proprio brutta, eh.

I soldi ce li hanno messi i genitori, che hanno investito per il loro futuro. Le lacrime vengono su da sole.

Ad aiutare la barca è il locale, che va avanti col karaoke e la salsa latina, che però disturbano i clienti dell’hotel.

“La filosofia dell’abbandono” dice Colonna entrando tra boccaloni di birra, sporcizia, fiori di plastica. Anche qui, nessuno risponde.

Reception attaccata al bancone del pub. Raccapriccio immediato, al netto dell’arredamento, Diciamo così.

L’approssimazione è la parola d’ordine. E la stanza conferma l’idea di raccapriccio. Pure le stelle: “Se le sono date da sole…”.

Cerca la descrizione della struttura su Internet per capire il grado di ‘follia’. La tv è “come un cecio”, il ventilatore è “uno spargimerda”… ma la bellezza di Colonna è che ha sempre il sorriso.

I telefoni sono muti perché la scheda del centralino si è bruciata e non hanno i soldi per rimetterla. Colonna chiede se sono degli improvvisatori. “No, ma questo è un albergo particolare” dice Cinzia: tanto particolare che non va. Del resto si entra “dalla porta del cesso” come dice Colonna.

I fratelli non si trovano: Cinzia dice che Simone è depresso, arreso e reagisce mordendo, lei invece cerca di combattere.

Tra RIP e Titanic, decorazioni trash e trovate naive si arriva alla serata latina.

Il menu fa sorridere lo chef, tra la ‘novità’ di un panino con la cotoletta e uno spaghetto al pomodoro a 8 euro. Simone intanto si lamenta che nessuno prende il menu speciale: per lui sbagliano i camerieri, per gli altri è il menu che non va. La cosa bella è che Simone mette tutte le comande su una lavagna e non ci si capisce neanche lui.

Il piatto del giorno: “Ruspantello direi… e anche coi fagioli freddi, che fanno la mappazza”.

Chiamare un cheeseburger quel che arriva allo chef è coraggioso. E poi le attese sono troppo lunghe.

Colonna prova ad andare a dormire: intanto pubblicità.

Si torna in onda. Prima di dormire ispezione: santa pace, non riesco a guardare… Contro l’arancione imperante e onde evitare copertine sintetiche Colonna tira fuori la tenda. Mito.

Alle 2.30 (…) però scende perché la musica non riesce a farlo dormire. E così fa radunare lo staff per una riunioncina. Di notte? “Se lo dobbiamo definire un albergo, allora la gente deve dormire”: per la serie, cercate un’identità a quest’attività.

Colonna è molto chiaro: non funziona né l’albergo, né il pub.

La colazione con le merendine alla macchinetta del caffè è assurda: non c’è una sala, si prende un caffè in piedi sotto una scala, davanti a un bagno e a un ripostiglio. Ma su, ma che davero?

Cioè, la sala da pranzo è chiusa perché Cinzia deve andare ad accompagnare i bambini a scuola, quindi quella è l’unica soluzione. A 45 euro a notte? Ma davvero? Ma che state dicendo? “Ma come cazzo si fa? Ma vi rendete conto? E questa è colpa vostra, eh!”: Colonna non si fa capace.

Per salvarsi, i due fratelli devono trovare l’intesa: e Chef Colonna li porta all’asilo, per ricordare loro com’erano da piccoli.

Colonna fa a pezzi la foto di loro da piccoli che campeggiava nel locale: hanno fatto a frantumi il loro legame. Ma Colonna stimola il loro affetto. Tante lacrime e piano piano ci si riavvicina. Esce un “Ti voglio bene” che scioglie il cuore.

Ora si può ripartire. Dal makeover. Che vedremo dopo la pubblicità.

Irish Pub nuovo, pulito, ordinato, con atmosfera…

Spazio riservato per la registrazione e anche totem per la registrazione automatica.

In stile anche le camere: bella davvero. il ‘concept’ è unico.

Uh, la colazione mi sa che è cambiata un po’.

Nuovo anche il menù: si mantiene il concetto dell’Irish Pub che unisce i due locali e i menu.

Hotel e Pub devono diventare complementari e sinergici: quindi Colonna consiglia di creare pacchetti per il fine settimana per chi balla. Pacchetto ‘Balla e dormi’, con 10% di sconto per chi mangia in hotel. E per la serata di inaugurazione “Birra, sfizi e R&R” che dovranno promuovere loro stessi.

Arrivano anche due clienti speciali, mamma e papà.

Lo chef riparte dopo aver riunito i due fratelli, a cui restituisce la foto che aveva strappato. Posso dire che è uno dei migliori restyling visti a Hotel da Incubo. Spero che i fratelli siano ancora uniti e che l’attività vada bene.

Lo chef è orgoglioso. Ha tutto il diritto di esserlo. Davvero un bel lavoro a Fidenza.