Home Notizie “Homeland è razzista”: in onda i graffiti contro il telefilm. Lo showrunner: “Sovversivi come noi”

“Homeland è razzista”: in onda i graffiti contro il telefilm. Lo showrunner: “Sovversivi come noi”

Durante la quinta stagione di Homeland compaiono dei graffiti che rivolgono delle critiche alla stessa serie tv. Lo showrunner, però, apprezza il gesto sovversivo dei writer

pubblicato 15 Ottobre 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 09:31

Già in passato Homeland è stato accusato di alterare la realtà degli Stati musulmani, rappresentando città realmente esistenti come covi di terroristi. La serie tv di Showtime, per questo, ha ricevuto numerose critiche da chi vive in quei Paesi. L’ultima arriva da un gruppo di writers, artisti di strada contattati dalla stessa produzione e che hanno deciso di sfruttare l’occasione per dire la loro sullo show in modo decisamente originale.

Nel secondo episodio della quinta stagione del telefilm, infatti, si vede Carrie (Claire Danes) camminare lungo un capo profughi siriano, tra macerie ed edifici fatiscenti. Su questi edifici, compaiono alcuni graffiti in arabo che, secondo la produzione della serie tv, avrebbero dovuto dare un tocco di realismo in più all’ambientazione.

Homeland

A quanto pare, però, i produttori non hanno fatto i conti con il significato di quei graffiti: le scritte andate in onda durante l’episodio, infatti, non sono per nulla lusinghieri nei confronti dello show. Traducendole quelli frasi si leggono proclami come “Homeland è razzista”, “Homeland non è una serie” ma anche “Questo show non rappresenta i punti di vista degli artisti”.

Gli artefici dei graffiti, Heba Amin, Caram Kapp e Stone -che lavorano con lo pseudonimo di “Arabian Street Artists”– hanno approfittato dell’occasione per manifestare il loro dissenso. “La prima stagione di Homeland ha spiegato al pubblico americano che Al Qaeda è davvero un affare iraniano”, si legge sul sito di Amin. “Secondo la storyline, gli iraniani non solo sono vicini ad Hezbollah, ma addirittura Al Qaeda ha cercato vendetta verso gli Stati Uniti per conto dell’Iran. Questo pericoloso spettro è diventato di conoscenza pubblica in America ed è stato ripetuto da altri contenuti. Cinque stagioni dopo, la trama si è allontanata, ma la propaganda leggermente velata non è meno sfacciata. Ora l’obiettivo è la libertà di informazione e la privacy minacciate dalle Gole Profonde e dallo Stato Islamico”.

Tra le critiche rivolte alla serie, quella di aver utilizzato nella scorsa stagione il nome di Haissam Haqqani (Numan Acar) come leader dei talebani, sebbene nella realtà questo nome appartenga ad un ex ambasciatore pakistano in America. “Certo, lo show ha ricevuto dei complimenti per le critiche che rivolge all’etica del Governo americano”, si legge ancora sul sito, “ma non senza aver alimentato pericolosamente il razzismo del movimento isterico che ritroviamo oggi”.

L’artista, quindi, ha spiegato perchè hanno deciso di accettare l’incarico:

“All’inizio di giugno 2015, abbiamo ricevuto la telefonata di un amico che è stato attivo nella scena della street art a Berlino (dove la quinta stagione è stata girata, ndr) negli ultimi 30 anni e che ha fatto estese ricerche sui graffiti in Medio Oriente. E’ stato contattato dalla produzione di Homeland, che stava cercando gli Arabian Street Artists per dare autenticità ai graffiti sul set di un campo profughi siriano con confine libanese/siriano per la loro nuova stagione. Data la reputazione della serie, non eravamo convinti, finchè non abbiamo pensato alla riflessione che avremmo potuto manifestare sulle nostre critiche e molte altre all’interno della serie. E’ stato un momento per dire la nostra, sovvertendo il messaggio ed usando lo show stesso”.

La sorpresa dei produttori e degli autori, una volta svelata la verità di quelle scritte, non è stata poca. Ma lo showrunner Alex Gansa ha manifestato, più che malcontento, soddisfazione per aver permesso allo show di essere ancora una volta controcorrente:

“Mi sarebbe piaciuto scoprire queste immagini prima che fossero andate in onda. Ad ogni modo, avendo Homeland sempre cercato di essere sovvertivo per conto suo ed uno stimolo per le conversazioni, non possiamo non ammirare quest’atto di sabotaggio artistico”.

Una risposta diplomatica, che però lascia intendere che, evidentemente, se la produzione avesse scoperto prima cosa significassero quei graffiti, non sarebbero andati in onda. Le scritte potrebbero comparire anche nei prossimi episodi, sebbene non sia chiaro se il network abbia deciso di tagliare quelle scene o di nascondere i messaggi cancellandoli al computer.

[Via DeadlineHollywood]