Lo scorso 22 ottobre Netflix ha fatto uscire Off With His Head, special di un’ora con protagonista lo stand up comedian Hasan Minhaj, comico di origini indiane che nel 2018 era diventato molto noto sulla piattaforma con Patriot Act with Hasan Minhaj, una sorta di mini-one man show settimanale che già all’epoca non faceva sconti a nessuno (per esempio una contestazione sulla questione ambientale all’amatissimo premier canadese Justin Trudeau).
Il coraggio di Minhaj ha avuto comunque un prezzo: nel 2019 la creatura di Reed Hastings ha censurato in Arabia Saudita una puntata di Patriot Act nel quale l’artista condannava la guerra in Yemen criticando Riad, all’indomani dell’omicidio del giornalista dissidente Jamal Kashoggi. Lo show chiuse dopo la morte di George Floyd.
Ma veniamo allo special: Minhaj anche in questa occasione si conferma uno dei migliori comici al mondo. Non è un campione di crowdworking, ovvero non regala momenti di particolare ilarità dialogando col pubblico. Per questa specialità è molto più portato il comico più noto del momento, Matt Rife, ma rimaniamo comunque in serie A. Minhaj sa tenere la scena come pochi, Sul palco di San Jose, California, lo sgabello sul quale non si siederà mai e l’asta del microfono potenziano l’effetto delle sue gag.
Circondato su tre lati da un pubblico decisamente multiculturale, Minhaj ironizza sulla diversità economica di San Jose, nella quale è forte il divario tra ricchi e meno abbienti. Prende di mira l’anzianità dei governanti a costo di farsi dare dell’ageista, ma anche la candidata alla presidenza degli Stati Uniti Kamala Harris (“Quali sono i politici indiani? […] La metà di Kamala Harris quando vuole i nostri voti“). Irresistibile quando racconta il tentativo di sbarcare alla Casa Bianca da parte dell’ex candidata dem Hillary Clinton (“Proprio nello Studio Ovale“). La punchline – la battuta finale – è alquanto prevedibile, ma la gestione delle pause di Minhaj la rende particolarmente riuscita.
Grande spazio ha il razzismo, ma non quello dei trumpiani. Hasan Minhaj, dopo aver bastonato su un incredibile fact checking sui suoi monologhi il New Yorker (“Non ho mai molestato un bambino“), sciorina una serie di razzismi di asiatici vs. altri asiatici, creando un simpatico effetto domino.
Non poteva mancare ovviamente una parentesi di satira sui genitori indiani, che vietano ai propri figli di chiudersi in camera a chiave qualunque cosa accada. Ma la frase migliore verte sul racconto della sperimentazione di ogni tipo di psicoterapia: “La terapia deve essere come un taglio di capelli. Non devi dircelo. Dobbiamo notare noi la differenza”.
Uno special caldamente consigliato agli amanti della stand up comedy e a chi vuole sperimentare la comicità d’Oltreoceano, con un occhio sulla contemporaneità.