GURU: PER FORTUNA CHE NON SEI UN GURU, BERSELLI. LA TV SONO UNA RISERVA INDIANA…
” E pensare che si starebbe bene a casa, davanti a uno schermo televisivo da 52 pollici. Invece il fascino della vecchia, e nuova, sala buia è ancora inesorabile. Irresistibile.” Sono parole di Edmondo Berselli, che non è e non sarà mai un Guru della tv o di tante altre cose, parole scritte sulla “Repubblica”.
” E pensare che si starebbe bene a casa, davanti a uno schermo televisivo da 52 pollici. Invece il fascino della vecchia, e nuova, sala buia è ancora inesorabile. Irresistibile.” Sono parole di Edmondo Berselli, che non è e non sarà mai un Guru della tv o di tante altre cose, parole scritte sulla “Repubblica”.
Se non fossi sicuro di non averlo visto a Courmayeuer fra le persone a cui, con il direttore del Noir Film Festival, stavamo presentando il mio ultimo libro “Hitchcock- Il laboratorio dei brividi”, potrei inorgoglirmi.
Perchè inorgoglirmi? Per questa ragione. La sera prima della presentazione avevamo visto al Noir, in una sala affollatissimo in mezzo alle montagne, quaranta minuti di anteprima di “Avatar”, il nuovo film in 3D che sta conquistando New York, Londra, in Italia uscirà a marzo, mi pare.
Avevo fatto riferimento al nuovo fascino che la vecchia, e nuova sala buia, è in grado ancora di suscitare tra un pubblico non distratto o complessato, ma appassionato allo spettacolo e all’intrattenimento, stanco fino allo stremo della ripetitività dei cinepanettoni e dei film cosiddetti impegnati (frutto di un cinema malato, sostenuto dallo stato, ben lontano dal gran cinema di spettacolo capace di raccontare la società italiana, da maestri come Germi o dai registi della commedia all’italiana, a Bellocchio e a Moretti, specie quando questi due ultimi riescono a farlo).
Dicevo che Hitchock è stato un regista senza pretendere di essere a tutti i costi un autore. Non solo. La sua lezione che rimane,è quella di ricordarci che non esiste tema, personaggio, situazione inservibile per uno spettacolo, o per una proposta di intrattenimento capace di suscitare interesse e meraviglia, sorpresa.
Berselli conclude le sue brevi righe sostenendo che ” il cinema non scompare perchè ogni volta è una sorpresa”. Può esserlo, non lo è sempre, ma adesso cerca di esserlo più che mai. Come dimostrano le classifiche degli incassi che, in Europa e in America, premiano i film più fantasiosi, aggiornati nelle tecniche, capaci di sorprendere. Auguriamoci che continui e si perfezioni.
A Courmayeur, sempre citando il grande Hitch, aggiungevo che al nostro cinema, e alla tv, troppo spesso, manca la capacità di sorprendere, di più: di farsi guardare con stupore, primo grado di meraviglia che suscita l’interesse, la partecipazione.
Tutto la mancanza di sorpresa o stupore sia nel nostro cinema che nella nostra, anzi nelle nostre televisioni, mi suggerisce una immagine. Quella di un pubblico, numeroso ma seminato tra i molti canali, che vive in tante “riserve indiane”. Ogni rete è una “riserva” a se, con le sue proposte e i suoi fedeli fidelizzati. Fra costoro, pochi e comunque non molti si spostano volentieri.
Mi pare che anche i canali satellitari siano tante “riserve indiane”. Gli indiani che vedono i soliti i film nei canali di cinema o i soliti programmi nei canali di caccia e pesca o i soliti programmi che consumano vecchie consunte e ripetivive immagini nei canali di storia, eccetera; ciò vale ovviamente pure per l’informazione e lo spettacolo, salvo qualche novità buttata a caso nella grande, super “riserva indiana” fatta dalle tante “riserve”.
La ragione di tutto ciò? Il sonno dei dirigenti delle tv, i quali addormentano i funzionari, i quali addormentato i programmisti, i quali addormentano gli autori; e così via: un contributo ai sonni viene da gran parte dei critici, sonnambuli solo incazzati per obbligo di righe da scrivere e da compensi legati al cottimo della scrittura.
Per scuotere la o le torri del sonno sarebbe utile che almeno qualche volta le tv provassero a cercare e a provocare sorpresa e stupore, magari meraviglia. Invece che scandali già scandalizzati, denunce già denunciate, risate già consunte, e così via… Non si sta bene a casa davanti a uno schermo da 52 o 104 pollici annichilito, uno schermo povero di suscitar sorprese e stupore, buono solo per le “riserve indiane”.
Italo Moscati