GURU: IL SILENZIOSO NANNI E LA TV…
Non si fa in tempo a posare la penna per un coccodrillo, sincero e problematico, per Beniamino Placido, e subito è necessario riprenderla per ricordare Giancarlo Nanni, regista dell’avanguardia teatrale, timido frequentatore della tv, persona di grande tenacia e di ardite ricerche sperimentali nella cosiddetta avanguardia storica del Novecento( surrealismo, Wedekind…) e non solo.Ho detto
Non si fa in tempo a posare la penna per un coccodrillo, sincero e problematico, per Beniamino Placido, e subito è necessario riprenderla per ricordare Giancarlo Nanni, regista dell’avanguardia teatrale, timido frequentatore della tv, persona di grande tenacia e di ardite ricerche sperimentali nella cosiddetta avanguardia storica del Novecento( surrealismo, Wedekind…) e non solo.
Ho detto prima, a proposito del saluto a Ben Placido, di un coccodrillo sincero e problematico. Sincero, perchè Ben meritava e merita un’attenzione particolare, stima e simpatia. Problematico ,perchè lo spettacolo dei ricordi, e cioè della ressa di coccodrilli sull’anima che se ne andava e il corpo che finiva six feet under, è stato penoso. Gli hanno detto: geniale, ironico, spiritoso,finissimo, acuto, arguto, meraviglioso, talentoso, leggero…e mi fermo qui.Un elenco di parole che scappava da tutte le parti, senza un pizzico di riflessione.
Solo elogi sperticati, cosa che getta un’ombra sulla conoscenza di Ben che non era stato solo un critico televisivo (il mestiere che più è stato sottolineato indicando la dipendenza di tutti dalla tv) ma anche altre cose ancora, benchè piccole, o non troppo grandi, rispetto agli anni di osservatore del video con gli occhi limpidi e sereni di un “maiale” (rimando al mio post). Sarà necessario tornarci sopra, con più rigore, meno emotività a buon mercato.
Se qualcuno vuole saperne di più sui chiarioscuri di Ben può leggere “Il Foglio” in cui viene citata giustamente con un pizzico di malizia l’associazione dei devoti di Ben, una sorta di setta di beati narcisi ; oppure Bob d’Agostino nel suo Dagospia dedicato all’amico, o poco meno, Ben involontario protagonista dell’attuale vogliamoci molto, troppo Ben, placidamente, oziosamente.
A Giancarlo Nanni è toccato qualcosa di meno, molto meno. I critici di teatro ne hanno tessuto sobriamente le lodi e ne hanno ricordato gli spettacoli.
Negli anni Settanta era il giovane critico dell'”Europeo” e amai molto la messa in scena del “Risveglio di primavera” con la compagna di Giancarlo, Manuela Kusterman, dopo avere apprezzato Manuela con Carmelo Bene e gli esordi di Giancarlo con la sua compagna al Teatro La Fede, Porta Portese, Roma. Mercatino delle pulci. Pulci di teatro che Nanni ha coltivato e saputo far crescere, con misura, lateralmente, senza divismo, facendo onestamente l’arte dell’artigiano della sperimentazione.
Diventato regista e autore televisivo, mi occupai di portare in uno dei programmi sperimentali che curavo un altro valido, forse il più conosciuto spettacolo di Nanni-Kusterman: “A come Alice”.
Successivamente realizzai il film doc “A New York! A New York” A New Yor!” sulla spedizione, per così dire, della avanguardia italiana sotto i grattacieli, al Teatro La Mama di Elaine Stewart. C’erano Giancarlo e Manuele, Memè Perlini, Victor Cavallo e altri. Il film consisteva, e consiste (circola ancora, tra gli addetti e non solo) in un confronto fra l’America del Living e l’Italia nel pieno della tendenza nell’avanguardia di mescolare il corpo e le tecniche, voce e gesti con cineprese, telecamere, luci e altre risorse ispirate da una tecnologia tutta da domare, secondo le intenzioni di tutte le avanguardie.
Nanni, fra tutti, era il più attento e senbili ai cambiamenti, pur restando fedele (Teatro La Fede) ai suoi sogni, desideri, risultati, velleità nate in e per il teatro.
Erano i primi e secondi anni Settanta, molti teatranti si gettavano nelle piscine rosse dell’impegno e del ribellismo, Giancarlo lavorava in profondità, senza aderire a parole d’ordine, senza schierarsi. Gli bastavano la scena, la felicità sua e di Manuela, anzi soprattutto quella Manuela, e il sogno-disegno di un teatro (il Vascello) che ha difeso con determinazione e pazienza contro i rinunciatari e i becchini (spesso politici o politicanti) del teatro.
Carmelo Bene non amava Nanni. Diceva con sprezzo: “Sembra uno stewart”. Voleva dire che Nanni doveva tornare a un suo primo lavoro. Avevo torto Carmelo. Sbagliava. Il regista del “Risveglio di primavera” ebbe i suoi risvegli e molti suoi spettacoli, a ricordarli, hanno il sapore di una primavera colma di drammi e di aspettative, una primavera piena di speranze e di illusioni, che poteva essere tradita. Ma, intanto, Giancarlo e Manuela l’avevano reinventata e regalata a un pubblico di giovani puliti, e in attesa di un vero futuro.
Italo Moscati