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Guru: dove sono? chi sono? e a chi dare retta?

Radio3Rai sta trasmettendo una rilettura della Bibbia. Parlano voci ispirate che raccontano antiche storie. Parlano con la carica emotiva di chi vuol rendere quelle storie, meravigliose, della nostra storia di persone in cammino, vive, vere e soprattutto capaci di aiutarci nel leggere i fatti, quel che c’è dietro i fatti, della nostra drammatica contemporaneità. Intanto,

14 Febbraio 2010 09:36

Radio3Rai sta trasmettendo una rilettura della Bibbia. Parlano voci ispirate che raccontano antiche storie. Parlano con la carica emotiva di chi vuol rendere quelle storie, meravigliose, della nostra storia di persone in cammino, vive, vere e soprattutto capaci di aiutarci nel leggere i fatti, quel che c’è dietro i fatti, della nostra drammatica contemporaneità.
Intanto, i massmedia (giornali e tv) svuotano gli arsenali di carta e di pollici per intrattenerci sul “caso Bertolaso” che ci insegue e perseguita in mezzo a sorpresa, e sconcerto,decisioni di schierarsi pro o contro, domande, carte bollate, intercettazioni, opinioni. Ma già il secondo o terzo giorno del terremoto giudiziario circolante in documenti ufficiali, di solito riservati, la gran notizia sembra perdere forza, ridursi rispetto a quel terremoto di cui Bertolaso, oggi sotto accusa, è stato eroe a giudizio unanime.
Fantastici i sceneggiatori sparsi nei massmedia. Meglio di quelli che lavorano per le fiction delle televisioni nazionali: in genere penose, sempre più preoccupate di assistere lo spettatore con la narcosi della rassicurazioni, del buonismo generico, della denuncia apparente e della predica costante al ritmo del “tutto passa”, “tutto si dimentica”. I brividi e le indignazioni possono andare in archivio e lì dormire, tanto gira la ruota delle fiction che fingono di sviluppare i temi proposti: la disoccupazione, la vita in famiglia, le morti bianche, vicende trattate com un mazzolin di fiori dal bouquet dell’impegno a perdere, nell’intenerimento; i matti che in una recente fiction, realizzata con pulizia, sono restituiti non alla libertà ma alle chiacchiere di sapore teatrale, alle messe in scena simili alle vecchie assemblee sessantottine, mentre il grande Basaglia da uomo tosto si rannicchia in un composto signore pigolante.
Ma chi sono gli sceneggiatori, sparsi nei massmedia, che tornano in scena ogni giorno di più per presentare, intervenire, ragionare o fingere di ragionare i fatti, i “casi”, gli “scandali”, i colpi di scena che si susseguono quasi come un copione secondo i criteri di Robert Mckee, gran teorico americano delle sceneggiatore?
Non si sa, nessuno li conosce, non esistono. Sono gli stessi massmedia, a tutti i livelli, che si sono organizzati come un automatico, anzi come tanti automatici sceneggiatori. Fatali. Inevitabili. Improvvisati. Attenti all’efficacia o nel sopire o nel dilatare. Nessun sceneggiatore s’incontra, nessuno discute, ognuno fa per proprio conto.
I massmedia, superscenegiatori, registrano: le intercettazioni che forniscono in pillole o in beveroni; i pareri dei diretti interessate, o delle dirette o indirette interessate, meglio (le veline ieri, oggi le brasiliane); gli articoli di fondo, le interviste in esclusiva, i servizi a tambur battente; le voci degli schieramenti politici, quasi sempre quelle ufficiali, dei segretari o dei portavoce, poichè ormai gran parte della classe politica ha una tale paura di se stessa, e di chi si fida, che ha la parlata tremula o incazzata senza dire nulla.
Che dovrebbero fare i massmedia? Seguono la corrente di situazioni che non hanno determinato. Fanno fronte come possono. Se non sono troppo svenduti ai pregiudizi- un poco accade sempre- scrivono su carta e su nastro a secondo delle prudenze o delle reazioni vivac che a loro conviene.
Che deve fare il lettore, lo spettatore, il cittadino? Va dove lo porta il cuore, nel senso delle sue (?) convinzioni che si sono addomesticate ormai di fronte alla ripetizione e alla drammaticità della rappresentazione generale e generica del paese.
Italia, paese corrotto, senza pace, che è pluralista ma viene costretto a montare sulla cronaca e sugli scandali dal vorticare delle sceneggiature che bombardano anche quando i televisori sono spenti e i giornali non si alzano dalle edicole; e a schierarsi. Ma, già, su che base?
E allora? Allora niente. La domenica è piena al mattino, al pomeriggio toccherà ai contenori “in” o alla “buona” e al calcio, in serata la fiction al sole ustionante di Capri e, in qualche angolo, qualche giornalista che si incavola per qualcosa e saluta senza dire buona notte.
Lunedì si ricomincia. In ufficio o sul mezzo si sentirà dire: “Innocentista o colpevolista?”. Nessuna risposta degna di nota, congetture, silenzi imbarazzati, mugugni. Bertolaso, intanto, cercherà di chiedersi dove ha sbagliato. Non è che, verrebbe da concludere, che non lui ma tutti noi stiamo sbagliando paese.
Le parole della Bibbia sfrigolano via,scalzate da una canzone…
Italo Moscati