Home Notizie GURU DAPPERTUTTO, NE ABBIAMO BISOGNO? PGL CELLI…

GURU DAPPERTUTTO, NE ABBIAMO BISOGNO? PGL CELLI…

Pier Luigi Celli con un articolo, in appoggio a un suo libro, ha invitato sulla “Repubblica” suo figlio ad andare all’estero. Dopo di che si è scatenata non tanto una polemica quanto una sollevazione pacata,e ragionata, sulla correttezza o meno dell’invito. Non voglio andare a lungo nel presentare i rimpalli delle reazioni. Un paio di

pubblicato 5 Dicembre 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 20:34

Pier Luigi Celli con un articolo, in appoggio a un suo libro, ha invitato sulla “Repubblica” suo figlio ad andare all’estero. Dopo di che si è scatenata non tanto una polemica quanto una sollevazione pacata,e ragionata, sulla correttezza o meno dell’invito. Non voglio andare a lungo nel presentare i rimpalli delle reazioni. Un paio di interventi mi sono sembrate forti, uno di Francesco Merlo, giornalista e scrittore della “Repubblica”, e l’altro di Michele Serra, pungente ma garbato opinionista sempre della “Repubblica”.

Merlo ha fatto il suo commento alla radio, Radio3 Rai, nella rubrica di “Prima pagina” che per quanto mi riguarda- vista l’ora in cui va in onda, alle 7.15 del mattino- ha sostituito almeno per la sua durata di un paio d’ore circa la lettura dei giornali (sono tra coloro che li legge ancora, e spesso con profitto),che comunque non sono più la preghiera laica del mattino, così come si diceva ieri l’altro.

Merlo, senza messi termini, nella sua molto buona e spiritosa performance radiofonica, ha definito Celli un esponente di quella classe di personaggi buoni per ogni stagione, una classe “marcia”, aggiungendo un altro paio di parolette di fuoco che non sto a ripetere, quel “marcia” mi pare sufficienre.
Serra nel suo riquadrato sulla “Repubblica” ha con grande pacatezza invitato Celli a badare a quel che dice. Invitare i giovani ad andarsene sollecita pensieri “strani” (dico io) su chi resta e sul futuro del nostro paese. Che, aggiungo ancora io, può anche “meritare” un abbandono ma certo non lo può affermare chi, come Celli, ha creato le condizioni per cui il nostro paese ha le gambe imbottite di piombo e il cervello di limacciosa, antipatica onniscenza.

Celli, a sua volta, ha ottenuto altro spazio sul grande giornale fondato da Enrico Scalfari e si è giustificato, dicendo l’ovvio: andare all’estero lo si è già sentito raccomandare come una via per non restare e non finire nella palude, nelle sabbie mobili.
Nessuno più dei giovani, e delle persone responsabili, conosce la delicata situazione del paese e la necessità – sottolineo- di diventare cittadini del mondo anzichè restare qui, in Italia.
Ma, come ha ricordato Luca Montezomolo al direttore e ad della Luiss- università della confindustria- , le opinioni sull’opportunità di partire per l’estero sono normali, accettabili, rispettabilissime. Ben note. Tuttavia, Celli dirige una università che forma o dovrebbe formare giovani come dirigenti o cittadini preparati, e la sua presa di posizione pubblica è incompatibile con un lavoro che ha come presupposto strategie di formazione capace di tirare su giovani in grado di scegliere autonomamente cosa fare da grandi. E, in particolare, guardare all’Italia come un pezzo del mondo; e non il mondo come un inevitabile piano nobile a cui aspirare (sappiamo tutti quali sono oggi le difficoltà ovunque per i giovani).
Per il momento, mi fermo qui. Le parole di Celli,e le reazioni ad esse, appartengono ad un abuso sempre più incalzante. Nell’Italia del protagonismo ad ogni costo, della megalomania male nazionale, della volontà di superiorità sugli altri in nome di carriere non sempre dovute al merito, del presenzialismo mediatico spinto in ogni forma di comunicazione. E magari tutto questo in nome del’Etica. Per carità.
In Italia, non c’è solo la Casta dei politici, C”è accanto ad essa, proterva e presuntuosa, l’Italia Guru. Che sono tanti. Spesso con le mani sporche come gli angeli dalla faccia sporca di vecchi film americani sui gangster. Non corro troppo, è solo una suggestione.
Ne riparleremo, dei Guru.
Italo Moscati