Grillo e i talk show
Beppe Grillo e i talk show. Il leader M5S ammette l’errore: c’è ancora un’ampia fetta di pubblico che si informa con la tv.
Beppe Grillo, nella sua intervista al Corriere della Sera, fa una parziale retromarcia che ci interessa, televisivamente parlando. Una retromarcia sui talk show.
È cosa nota che il “guru” – nonché proprietario del marketing – del Movimento Cinque Stelle avesse, in un primo tempo, posto il veto sulla partecipazione dei “cittadini” che fanno parte del partito ai talk show.
Il diktat ha suscitato, nel tempo, polemiche e epurazioni. Come dimenticare quella di Federica Salsi, per esempio? Rea di aver partecipato a Ballarò, venne espulsa dal Movimento il 10 dicembre 2012.
Oggi le cose sono cambiate. I fedelissimi di Grillo in tv si vedono sempre più spesso. E nell’intervista, l’ex comico spiega:
«Sono sempre contrario ai talk show, ma ognuno è libero di scegliere il da farsi. Alla tv credo meno perché siamo un Movimento nato in Rete però capisco che ci sia una fetta di elettorato che si informa con i canali tradizionali. Può essere che forse abbia sbagliato io».
D’altro canto, Grillo aveva già cambiato direzione andando in tv (per esempio da Mentana, o da Vespa) prima delle elezioni europee.
Adesso l’ammissione dell’errore.
Ma come. Tutti (o quasi) dicono che il talk show politico è morto anche se si continua a fare e Grillo, proprio lui, fa questo dietro front?
La verità sta in un fatto imprescindibile: quella
fetta di elettorato
che ancora si informa con la televisione. La televisione che “sposta” ancora le masse, in Italia. Che, per dire, genera picchi di interesse qualunque cosa dica, a proposito di qualunque argomento che decida di trattare.
E, allo stesso modo, che oscura, per una fetta di pubblico molto ampia, gli argomenti che ignora, con buona pace di chi esalta con eccessivo ottimismo quella rete che senz’altro è una splendida opportunità ma che non ha ancora, nel nostro paese, quel potere di penetrazione che invece è proprio della scatolina magica.
È una cosa con cui bisogna fare i conti, in tutti i sensi: economico, sociale, politico. Il requiem della tv (e dunque anche quello dei talk show politici) andrà suonato più in là.
Vale più o meno per tutto quello che viene, spesso incautamente, dichiarato “morto”.