Grey’s Anatomy 17: dal COVID la reunion che non ti aspetti, col sapore della Pubblicità Progresso
Ancora tu? Ma non dovevamo non vederci più? Grey’s Anatomy riporta in scena una delle colonne della serie nel debutto della 17esima stagione.
Il Covid ha rallentato la realizzazione della 17esima stagione di Grey’s Anatomy ma potrebbe avergli dato un nuovo scopo, quello di educare il pubblico USA alle misure anti-contagio. A vedere la speciale première di due ore andata in onda sulla ABC ieri, giovedì 12 novembre, la sensazione prevalente è proprio quella di trovarci di fronte a un lunghissimo spot della Pubblicità Progresso che illustra ripetutamente, mescolandoli con le continuing story e con i casi di puntata, come proteggersi e anche cosa stanno vivendo gli ospedali USA in pandemia.
Tende triage per smistare gli accessi in pronto soccorso, percorsi sicuri, tende per i parenti, visite impossibili ai propri cari (ma qualche eccezione esce sempre), feste organizzate in violazione del lockdown che ovviamente finiscono in tragedia, ma anche turni massacranti, specializzazioni saltate, carenza di personale, tensione alle stelle, DPI insufficienti e forniture sbagliate, soluzioni domestiche per riutilizzare quello che c’è a disposizione. E morti, tanti morti.
“Sono morti tutti, anche Tom Richardson, quel pensionato a cui piaceva pescare che stavi seguendo” dice Meredith a De Luca. E stiamo parlando del Grey+Sloan Memorial: se l’eccellenza USA boccheggia, la situazione non può essere che grave. E per rafforzare il messaggio, Grey’s chiama a raccolta l’artiglieria pesante.
Una chiamata alle armi che arriva approfittando di una condizione impensabile come una pandemia, una di quelle situazioni che rende tutto possibile, fuori e dentro lo schermo. Serie e autori si sono affidati a un twist narrativo (non molto originale, a dire il vero) e a un ‘testimonial’ d’eccezione che ha fatto sobbalzare i fans di lunghissima data. Un testimonial che tornerà anche la prossima settimana.
Ma davvero in amore, guerra e pandemia è tutto lecito?
GREY’S ANATOMY 17, SPOILER +++++ SPOILER +++++ SPOILER +++++ SPOILER +++++ SPOILER +++++
Il titolo in alto è la cosa più vicina a un filo spinato che abbia potuto immaginare, quindi chi non vuole sapere nulla sulla special reunion della Grey’s Anatomy Première e sui contenuti di Grey’s Anatomy 17×01 e 17×02 non proceda oltre.
La reunion non può che essere quella tra Meredith e Derek. Patrick Demspey torna sul set di Grey’s Anatomy a cinque anni dalla sua drammatica uscita di scena, ma soprattutto dopo un allontanamento che nulla aveva a che fare con la forza narrativa del personaggio del Dottor Stranamore quanto con dissapori tra l’attore e la dea ex-machina della serie, Shonda Rhimes. Il suo ritorno quindi ha il sapore di un armistizio, di un perdono, di una concessione, di un regalo, da ambo le parti.
Ma come torna Derek da Meredith? Nell’unico modo in cui è possibile, ragionevolmente, immaginarlo in una serie tv che non sia Beautiful: con una ‘visione’ tra vita e morte, di quelle cui Meredith ci ha già abituato nelle precedenti 16 stagioni. Questa volta non ci sono cani morti, pazienti morti, artificieri morti ed ex fidanzati morti di amiche (poi svanite per ragioni non lontane da quelle che fecero morire il luminare della neurochirurgia in uno stupido incidente stradale) nella visione della Grey, ma una spiaggia lattiginosa, una costa solitaria, un pontile e una riflessione sui disastri, quelli per affrontare i quali i medici sono formati nella loro specializzazione, disastri che spesso non vedi arrivare in tempo nonostante siano di fronte a te, come l’onda di tsunami che elabori davvero solo quando ormai è troppo tardi. E non è un caso che la pandemia sia spesso paragonata a uno tsunami, a un’onda anomala verso la quale ci si sente arresi.
La première si apre così, su questa spiaggia solitaria con Meredith che riflette, e si chiude due ore dopo sempre con Meredith un po’ meno sola, che si gira riconoscendo la voce di Derek, meravigliosamente sorridente, che la chiama. Una cornice narrativa che circonda, ad anello, queste prime due puntate e che si proietta anche nella terza, come ci mostra il teaser. E che senza dubbio è uno dei cliffhanger più riusciti in GA degli ultimi 10 anni.
https://www.youtube.com/watch?v=16_S_Mf2E0A
Il ritorno di Derek è senza dubbio un ottimo traino per lanciare la 17esima – e forse ultima – stagione di Grey’s Anatomy, che non si può dire brilli di freschezza narrativa e di storie interessanti negli ultimi anni. Un tentativo di salvataggio per dare nuova linfa a un prodotto che compare sul mercato USA con due mesi di ritardo, ovviamente a causa del lockdown prima e dei protocolli di sicurezza dopo.
Ma il contesto dà, inevitabilmente, anche un valore diverso, particolare, a questo ritorno: non solo una mossa salva-ascolti (che non si sa mai e non fa mai male, nonostante Grey’s mantenga alta la bandiera del rating), ma (forse, anche) la scelta di riportare Derek ‘in vita’ come testimonial di un Grey’s Anatomy Pandemic Edition che mira a colmare quel vuoto determinato da una Casa Bianca machista col virus e da un certo modo di raccontare l’emergenza, fornendo così ai telespettatori una sorta di vademecum su come difendersi e su cosa sta succedendo ‘realmente’ in USA. ‘Realmente’ è ovviamente un ossimoro.
Il ritorno di Derek, quindi, può ottimizzare la pervasività del messaggio sociale più che avere una reale funzione narrativa. E ci auguriamo davvero che questa ‘missione sociale’ sia l’unico vero motivo che l’ha riportato in scena. In fondo la sua apparizione, così come l’ennesima situazione vita-morte di Meredith (dopo bombe, annegamenti, sparatorie e pestaggi e ora, immaginiamo, virus), sono ulteriori segni di debolezza narrativa per questa serie che ha confezionato una première di due ore oggettivamente noiosa, ripetitiva, prevedibile. Eccetto che nella scena finale. Ma basterà? Se tutto è lecito in amore e in guerra forse non lo è nella serialità, neanche in pandemia. Anche se il rischio di un Derek che – dopo il mare – esce dalla doccia nella casa dei sogni non sembra tanto peregrino nelle mani di Krista Vernoff e Shonda Rhimes.