Grazia Di Michele a TvBlog: “Oggi le canzoni sono tutte uguali. Sarah di Amici? Acerba, non ha molto da dire”. E su Sanremo 2025…
Grazia Di Michele presenta il suo nuovo progetto discografico, parla di Amici e della musica di oggi: “Le canzoni non hanno poesia, non trasmettono emozioni”
“Il mondo della musica cambia vertiginosamente. Insegno da più di 20 anni, l’ho fatto ad Amici, nelle università e nei conservatori e ho a che fare con il materiale umano. Ho visto i ragazzi cambiare tantissimo, prima erano interessati alla storia della musica e alle radici del cantautorato; ora a tutto ciò sono disinteressati. E allora sono andata in crisi: tecnica, interpretazione, storia della musica, nozioni di cultura musicale… niente. Ho visto cambiare l’approccio allo studio del canto delle nuove generazioni“. Grazia Di Michele affida le sue riflessioni a TvBlog, in occasione del suo nuovo progetto discografico omonimo, disponibile dal 31 maggio: 4 esclusivi vinili 33 giri (disponibili anche singolarmente, il cofanetto contiene un libro con testi scritti dall’interprete stessa e immagini appositamente realizzate) per un viaggio dentro cinque decadi (e più) di musica. La cantautrice romana, infatti, ha selezionato 50 ‘perle’ d’autore, quelle più significative (incluse alcune sue canzoni del passato, tra cui Le ragazze di Gauguin e Solo i pazzi sanno amare) incontrate nella sua vita e le ha registrate insieme a due trii tra i più noti del panorama jazzistico italiano: il Paolo Di Sabatino Trio e il Massimo Faraò Trio.
Nella mia carriera ho mescolato tanti aspetti della musica. Sono sempre in movimento, non mi sono fossilizzata nel vedere se le persone mi riconoscevano e mi chiedevano l’autografo. Non me è ne mai fregato. Ho sentito sempre la spinta dentro di creare, ora sto preparando un disco di Mantra, sono entrata in una dimensione spirituale. Mi tengono viva la curiosità e la voglia di sperimentare linguaggi. Sono fuori dal suono che funziona oggi, ma io mi sono sempre ritrovata ad essere fuori contesto. Non mi sognerei mai di adeguarmi ad una moda corrente. Ai ragazzi lo dico sempre: ‘Non seguite le mode, perché più le seguite e più vi allontanate da voi stessi. L’originalità è data da quello che volete dire, non dallo scimmiottamento di quello che c’è intorno a voi’. Oggi non ci sono artisti, ci sono le canzoni. Prima seguivo Fabrizio De André e avevo tutti i suoi dischi. Idem per i The Beatles, Conte, Guccini, De Gregori, Fossati. C’era la riconoscibilità. Un pezzo di Dalla sarà sempre di Dalla. Oggi si è persa la capacità poetica: per qualche motivo si è spiegato ai ragazzi che devono scrivere le canzoni così come parlano tra loro. Io di poesia nelle canzoni non ne vedo. C’è tanto linguaggio quotidiano ‘andiamo a mangiare i cornetti, poi ciao ciao, vabbè’. La canzone è una combinazione tra versi poetici e melodia. Se rimane la melodia – quando rimane – e togli la poesia… aiuto!
E allora?
E allora ne prendo atto, ma non mi adeguo: faccio un cofanetto con 50 brani jazz!
Tra le canzoni selezionate, la più recente è Sally di Vasco Rossi, datata 1996.
Io seguo la musica di oggi, sono costretta farlo. Se un ragazzo mi cita Blanco, io so chi è, conosco le sue canzoni. Non voglio giudicare il suo valore artistico, ma dico che se ascolto Paolo Conte mi commuovo. Io voglio essere emozionata dalla musica. Le canzoni le sento, Sanremo lo guardo, ma non mi arriva l’emozione. Che devo fare? Le canzoni ormai sono tutte uguali, si sono uniformate nel suono. Un caos all’interno del quale non distingui più nulla. Le discografie non investono più come una volta. Ho visto i discografici entrare ad Amici e pietire contratti con i ragazzi. Io sono nata in Rca, con Vincenzo Micocci, era un laboratorio, una fucina di idee e di collaborazione. Adesso dove sta questa cosa?
Torniamo al suo ultimo lavoro discografico. Come si scelgono 50 brani?
Sceglierle in base alla bellezza e al valore è impossibile. Così ho fatto una scelta emotiva: brani legati alla mia vita, ad un ricordo. Il progetto è totalmente live: i pezzi li abbiamo registrati in presa diretta a Teramo con Paolo Di Sabatino e a Bassano Del Grappa con Massimo Faraò. E lì ho deciso di coinvolgere in alcuni brani Claudia Zannoni, una ragazza di origini russe, è una cantante jazz bravissima.
Grazia Di Michele e Sanremo
A proposito di Sanremo, nel 2015 – anno della sua ultima partecipazione, in coppia con Mauro Coruzzi – il direttore artistico e conduttore era Carlo Conti. Che tornerà al Festival nel 2025 e 2026. La ritroveremo in gara?
L’esperienza con Carlo Conti è stata incredibile. Il brano del 2015 – Io sono una finestra – era tosto, parlava di pregiudizi e identità di genere, allora se ne discuteva poco. Platinette aveva il terrore di esibirsi, perché non è un cantante. Fu un’operazione molto ardita. Chiesi a Carlo se fosse interessato e mi disse di sì. Ha un attenzione particolare anche alle problematiche sociali. Non dico che Amadeus non la abbia, ma Conti ha fatto un atto di coraggio notevole con noi due. Quindi sì, se avrò qualcosa da dire, lo proporrò e ci proverò.
Negli scorsi anni ci ha provato?
Con Rossana Casale e Mariella Nava di recente abbiamo fatto un progetto, un disco scritto a 6 mani, con tournèè in giro per due anni in tutta Italia. Avevamo un brano che secondo noi poteva essere interessante, ma un attimo prima ci siamo rese conto che per il tipo di scelte artistiche di Amadeus, sarebbe stato fuori contesto. E quindi ci siamo fermate prima.
Le dichiarazioni su Amici
Amici lo guarda ancora?
Non in maniera continuativa. Non per disaffezione, ma perché ho poco tempo a disposizione. Fino a quando ci sono rimasta – sono entrata alla terza edizione e sono andata via dopo 13 anni, nel 2015 – i ragazzi indossavano una tuta, che io chiamavo il pigiama. La motivazione mi convinceva: deve venir fuori la loro personalità artistica. L’immagine è importante, per carità, ma la personalità di più. Veniva fatto un lavoro notevole sulla loro personalità artistica. All’epoca veniva insegnata anche la recitazione, che è fondamentale per i cantanti: ti consente di entrare in contatto con la gestualità, con il corpo, migliora l’interpretazione. Anche la dizione aveva il suo perché. Tutti i ragazzi dovevano passare da tutte le discipline. Adesso credo ci si sia avvicinati a un modello in cui i ragazzi arrivano già con la sicurezza di avere visibilità durante e dopo… e così il percorso è formativo, ma soprattutto di accreditamento di quello che si è già.
La vincitrice Sarah Toscano le piace?
È una ragazza che non ha molto da dire. È acerba, è in formazione. Può dare l’idea a chi si vuole iscrivere alla nuova edizione di Amici che ‘sì, ce la posso fare’. Un bel bigliettino da visita per i casting.
Chi le piace, allora?
Holden. Ha delle carte.
Dal 2015 ad oggi ha avuto la possibilità di tornare ad Amici?
Non mi sono mai proposta e la redazione non mi ha mai contattato. Ci siamo lasciati serenamente, senza avvocati. Dopo Amici ho fatto tante cose, ho scritto libri, lavorato in teatro, viaggiato. Il programma ti assorbe tempo ed energie. Non ho mai sentito nostalgia e il bisogno di riavvicinamento. Il momento in cui ho fatto Amici non c’è più. Ora sono in altre faccende affaccendata.
Sangiovanni si è preso una pausa.
È stato pressato in una maniera terribile. Fai un talent, esci, hai successo e poi non puoi più tornare indietro, ma devi fare di più, andare oltre. Puoi essere strutturato quanto ti pare, ma questo ‘fare di più’ diventa una pressione insopportabile. Sangiovanni lo capisco: ha fatto un bel gesto per se stesso e per gli altri. Ha alzato le mani. Mi piacerebbe parlare con lui e averlo a Livorno in una serata del Festival Effetto Venezia, di cui sono direttrice artistica.
Non è facile gestire la popolarità che un programma come Amici concede…
Fuori dagli studi di Amici ho visto allievi sommersi da folle di ragazzini che volevano foto e autografi. Si immagini cosa succede quando, dopo un mese, cammini per strada e nessuno ti riconosce. Amici è una scuola nata quando non c’era niente, ma ha risentito dei tempi e di dove sta andando la musica.
Grazia Di Michele, però lei per 13 anni ha fatto parte di questo ‘sistema’, lei c’era ai tempi di Marco Carta…
Sì, ero dentro il sistema, facevo attività didattica. Con Peppe Vessicchio, Luca Pitteri, Gabriella Scalise. Sapevo che dovevo fare un lavoro di formazione. Non ci limitavamo a insegnare le canzoncine, ma anche a strutturare i ragazzi, affinché sapessero cosa avrebbe rappresentato quell’esperienza e cosa li avrebbe attesi fuori da lì. Emma, Annalisa, Alessandra Amoroso, Pierdavide, Antonino, tanto per citarne alcuni, hanno marciato e lavorato a testa bassa. Avevano voglia di sfidarsi se stessi; altri, invece si sono fermati all’aspetto esteriore.