Alfonso Signorini, a una settimana dalla partenza della sesta edizione del Grande Fratello Vip, intervistato dal settimanale Tv Sorrisi e Canzoni, che ha in copertina sul numero uscito oggi l’intero cast di concorrenti del reality, annuncia quella che dovrebbe essere un’importante novità per la nuova edizione: “l’esigenza di essere più elastici nei confronti del politicamente scorretto“ la definisce il conduttore.
Mi è piaciuto poco il fatto di essere censori di certi comportamenti, mi è sembrato anacronistico. Ora ogni caso sarà valutato secondo il principio che non è la parola che offende, ma l’intenzione.
Il direttore di Chi precisa poi:
Non significa “liberi tutti”, ma se una parola nel contesto non è offensiva, non va stigmatizzata. Le bestemmie però saranno sempre punite.
Una rivoluzione in arrivo nella casa di Cinecittà? Verrebbe da dire no, perché ci pare che questo metro di giudizio fosse già stato utilizzato più volte nel corso dell’ultima edizione, come già avevamo parzialmente messo in luce in questo articolo. Ad eccezione del caso Fausto Leali, che utilizzò impropriamente il termine “ne**o”, le restanti squalifiche riguardarono tutte casi di bestemmia (Denis Dosio e Stefano Bettarini) o casi di pesanti accuse rivolte a persone non presenti nella Casa (Alda D’Eusanio).
Molte altre volte, invece, si è deciso di non agire con provvedimenti, talvolta limitandosi a una metaforica tirata d’orecchie, come avvenuto con Francesco Oppini per le gravi frasi utilizzate riguardo a Flavia Vento e Dayane Mello e con Samantha De Grenet in occasione dell’uscita poco felice fatta con Andrea Zelletta. Se per Patrizia De Black non fu possibile neanche valutare un provvedimento quando utilizzò la parola “fro**o” per definire la propria voce, dato che il termine era rivolto a se stessa e non ad altri, come spiegò Signorini all’epoca, negli alti casi sopracitati sarebbe stato possibile intervenire, ma evidentemente, in seguito a delle valutazioni fatte, la produzione del Grande Fratello Vip non lo ritenne opportuno.
Vieni quindi da domandarsi quale sarebbe il cambiamento introdotto in questa nuova edizione: uno sdoganamento ufficiale del “politicamente scorretto”? E poi perché questa novità: il rammarico per la gestione del caso Leali all’inizio della scorsa edizione o il presentimento di un’impopolarità per provvedimenti giudicati da una parte dell’opinione pubblica troppo “bacchettoni”? Sarà forse l’effetto del vento iniziato a soffiare a Mediaset la scorsa primavera con il controverso monologo di Pio e Amedeo (qui analizzato da Giorgia Iovane)? Onestamente non si capisce.