Che cosa significa se Mediaset punta su due giornalisti per il principale* programma di intrattenimento previsto nel palinsesto della sua ammiraglia? Che evidentemente i volti di rete ritenuti capaci di garantire intrattenimento di qualità, senza che esso scivoli nel trash, sono pochi e/o tutti già impegnati. Domanda e risposta nascono spontanee dopo la decisione – certa, ma non ancora comunicata ufficialmente – del Biscione di affidare a Cesara Buonamici del Tg5 il ruolo di opinionista unica al Grande Fratello, al via a settembre su Canale 5 con la confermata conduzione di Alfonso Signorini, direttore del settimanale Chi.
È vero che il primissimo Grande Fratello partì nel 2000 affidando la conduzione ad una giornalista come Daria Bignardi (come inviato c’era un Marco Liorni che somigliava ad un classico inviato da contenitore giornalistico), ma ai quei tempi il reality appariva non soltanto come esperimento sociologico ma anche come genere praticamente inedito nella tv italiana. E comunque parliamo di oltre vent’anni fa e di una televisione che non esiste più per infinite ragioni già sviscerate tante volte.
Se nel 2023 un’azienda televisiva come Mediaset – che ha scritto pagine storiche e prestigiose dello spettacolo italiano – chiama un volto del telegiornale per provare ad ‘alzare’ il Grande Fratello allora di tutto trattasi ma non certamente di segnale di fiducia nei confronti del parco intrattenimento dell’azienda stessa. A maggior ragione pensando ai profili (a torto o a ragione, non è questo il tema) lasciati a casa, messi ai margini o in attesa negli ultimi anni, da Simona Ventura ad Alessia Marcuzzi, da Teo Mammucari a Belen Rodriguez, fino a Piero Chiambretti e Barbara d’Urso.
* per principale si intende, al netto dei dati Auditel, la produzione che fino alla scorsa edizione ha occupato gran parte della stagione, con mesi e mesi di programmazione televisiva e migliaia di contenuti anche digital, redditizi per l’azienda.