Grande Fratello 9 – “Ho sempre sognato di vedere una miniclip così”
Vanessa è nel confessionale. Le viene mostrata una miniclip strappalacrime, che parla del padre – lei non lo sa, o lo sospetta, ma la carrambata è dietro l’angolo – che l’ha abbandonata 9 anni prima. Piange, Vanessa. Piange di gusto, quel gusto di chi piange e che dà gusto a chi vede piangere e vuole
Vanessa è nel confessionale. Le viene mostrata una miniclip strappalacrime, che parla del padre – lei non lo sa, o lo sospetta, ma la carrambata è dietro l’angolo – che l’ha abbandonata 9 anni prima. Piange, Vanessa. Piange di gusto, quel gusto di chi piange e che dà gusto a chi vede piangere e vuole consolare. Poi le viene chiesto un commento. E lei dice:
Ho sempre sognato di vedere una miniclip così.
Ecco. Su ho sempre sognato di vedere un miniclip così dovremmo fermarci tutti un attimo. Ma non per retorica, cari miei, figuriamoci. Dovremmo fermartci un attimo perché su una frase del genere si potrebbero riempire pagine e pagine di libri, di trattati di sociologia e di storia della televisione, si potrebbe farne un caso, un po’ come ahi ahi Signora Longari. Solo che in questo caso, la frase incriminata è stata detta davvero, ci sono i testimoni e le registrazioni e le prove provate.
Ho sempre sognato di vedere una miniclip così.
Incorniciamola un secondo, questa frase, prima di riflettere sui suoi significati più profondi.
Vanessa, la concorrente del GF che piange per il padre e poi commenta la sua vita che vede in televisione mentre gli altri la vedono in televisione, e reagisce piangendo – magari è anche naturale – e poi commenta tutto questo trasferendo i suoi sogni sul sogno catodico. E nel farlo, questo commento, commenta usando un linguaggio catodico. Avrebbe potuto dire RVM, di Defilippiana memoria, ma ha detto miniclip.
Cosa ci insegna tutto questo?
Che Vanessa è figlia della sua generazione di teledipendenti. Che il reality show, non quello ante litteram, per carità, quello vero, dal Grande Fratello in poi, ha cambiato il modo di vivere di centinaia di persone. Lo sperimentano tutti coloro che, per lavoro, si siano trovati in un luogo pubblico a girare una qualsiasi scena di un qualsiasi prodotto audiovisivo. Lo sperimenteranno ben anche tutti coloro che lavorano a programmi come il Grande Fratello: il pubblico è avvezzo e scimmiotta chi padroneggia il mezzo.
I ragazzi che escono dalla casa hanno sogni precisi: vogliono condurre questo o quello, vogliono restare aggrappati allo scatolino che li ha contenuti per giorni, settimane, o mesi, mentre la casa li conteneva e tuti potevano vederli.
Vogliono, con buona pace di chi sogna il naif delle prime edizioni dei reality show, fare lo showbiz. Il che forse lascia pensare che anche quelli di prima, quelli naif volessero fare lo showbiz, ma che fossero solo meno espliciti perché la penetrazione del linguaggio televisivo non era ancora così potente.
Cos’altro ci insegna tutto questo?
Che la televisione è importante per molti, che non dovrebbe essere presa sul serio, che è pop. Ma è una cosa che ci ripetiamo in continuazione, da queste parti.