Grande Fratello 12 anche senza Fiorello non si rialza
Il flop del Grande Fratello 12 anche senza Fiorello: gli spettatori non sono tornati all’ovile. E ora?
Il Grande Fratello 12 è in crisi, ormai è ufficiale. Per quattro settimane consecutive i bassi ascolti erano stati imputati alla presenza di Fiorello su Rai1, sebbene le nostre consuete analisi Auditel avessero sottolineato come le tipologie di pubblico dei due programmi fossero sostanzialmente diverse. La puntata di ieri sera doveva essere la “prova del nove” per capire se lo storico reality di Canale5 si potesse rialzare, ma i dati non lasciano più dubbi sul disinteresse degli spettatori verso questa dodicesima edizione, che ieri sera si è anche giocata la “carta Guendalina Tavassi”, entrata come una star per sbugiardare Rudolf e venerata da quasi tutti i concorrenti.
Vediamo gli ascolti: l’ottava puntata del programma di Canale5 ha ottenuto una media di 3.635.000 telespettatori, per uno share del 16,66%. La settimana scorsa, in occasione dell’ultima puntata de #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend, gli spettatori erano stati 3.361.000, con uno share del 13.23%, mentre due settimane fa 3.498.000 e il 14.84%. In occasione della seconda puntata dello show di Fiorello poi, gli ascolti del Grande Fratello erano stati addirittura superiori a quelli della puntata di ieri: 3.793.000 spettatori e uno share del 15.71%, così come accaduto nella quarta puntata del reality, che si era scontrata col debutto dello showman: 3.887.000 e il 16.45%.
Insomma, il pubblico che pian piano ha abbandonato sempre di più il Grande Fratello, ha deciso di non tornare “all’ovile” dopo la fine de #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend, a dimostrazione di quello che sostenevamo la settimana scorsa: Fiorello, comunque ne si giudichi lo show, è stato una sorta di ancora di salvataggio per spettatori abulici, televisivamente passivi, abituati ad accontentarsi di quello che passava sul piccolo schermo.
Ci piace pensare che lo spettatore medio si sia in qualche modo svegliato e abbia capito che non è costretto a farsi piacere un programma che da almeno 7 o 8 edizioni ripropone sempre gli stessi stereotipi, ha abbandonato le persone comuni per inserire dei “programmati per trombare” (doverosa citazione gialappiana) provenienti da varie agenzie e crea gli stessi siparietti.
Ora a svegliarsi deve essere la produzione, inventando qualcosa di realmente innovativo per catturare nuovamente l’attenzione del pubblico, oppure rassegnandosi a “farla finita”, chiudendo anticipatamente e mettendo in soffitta per sempre un programma tutt’altro che “reality”, morto soprattutto per l’eccessiva scrittura autoriale.