Gomorra – La serie, recensione: qualità produttiva e realismo, ma la vera sorpresa in positivo è il cast
Spari, esplosioni, droga, strategie, tradimenti e potere: c’è tutto in Gomorra – La Serie, il cui punto di forza è il cast, mentre quello più debole potrebbe essere legato all’ampiezza del racconto
In Gomorra – La Serie (produzione Sky, Cattleya e Fandando, in collaborazione con La7 e in associazione con Beta Film), in onda da martedì 6 maggio alle ore 21.10 su Sky Atlantic HD e in contemporanea su Sky Cinema 1 Hd, sembra esserci davvero di tutto, almeno a giudicare dai primi due episodi che sono stati proiettati stamattina in anteprima a Roma in conferenza stampa. E quel tutto è raccontato sempre dall’interno dell’organizzazione criminale, senza prevedere figure di poliziotti buoni e impeccabili.
L’esplosione improvvisa in un bar, l’assalto vendicativo al boss rivale Salvatore Conte, l’arresto del boss Pietro Savastano, i dubbi sulle capacità del figlio Genny di gestire il clan, la trasformazione di Imma, da moglie e madre a imprenditrice malvagia e cinica, il tentativo fin troppo scontato della Polizia di introdurre in casa Savastano le microspie.
C’è anche il contrasto tra l’incendio appiccato da due uomini di Don Pietro e la loro dimensione di padri di famiglia, che tornano a casa dopo il fattaccio e rimboccano le coperte ai figli. Si tratta, forse, della scena più scontata, mentre il resto della prima puntata scorre via tra il dubbio di chi sia il traditore del boss e la curiosità di capire l’evoluzione del personaggio di Genny, che appare inizialmente viziato e ingenuo, ma pur sempre desideroso di entrare a tutti gli effetti nel clan di famiglia.
La qualità produttiva è evidente, la profondità di scrittura dei personaggi anche, sebbene la narrazione talvolta perda di ritmo distraendo il pubblico. Forse anche a causa dell’ampiezza del racconto, che cambia punti di vista di episodio in episodio e che riesce comunque a tenere tutta la vicenda unita, narrando in tre fasi il passaggio di mano del comando del clan dal boss alla moglie e da questa al figlio.
Gomorra – La serie racconta la Scampia di Saviano con realismo e attenzione ai dettagli, come quei bambini che invece di giocare a nascondino in modalità tradizionale, gareggiano a chi riesce a fare la vedetta con maggiore efficacia a pochi passi dalle Vele. Quartiere che, come giusto che sia, fa da sfondo a molti momenti clou della prima puntata. Il linguaggio utilizzato è il dialetto napoletano, autentico, al punto da ‘costringere’ ai sottotitoli in italiano in alcune scene.
La vera sorpresa in positivo è rappresentata dal cast di attori praticamente sconosciuti al grande pubblico (un piccola parte la ha Antonio Milo, visto in passato ne La Nuova Squadra su Rai3, e il suo non è l’unico caso): recitazione credibile, interpretazione riuscita, a cui si aggiunge, per contribuire ad una resa di fatto perfetta, l’assenza del doppiaggio.
Rispetto a Romanzo Criminale c’è meno enfasi. Meno luce, meno colori, meno donne, meno sesso (nella prima puntata c’è spazio per qualche frame di nudo integrale maschile, ma la sessualità è soltanto sfiorata). Più mestizia, più inquietudine. E, considerata l’attualità del tema e delle storie, più verità.