Home DeaKids Gli Zero Assoluto a TvBlog: “Cantiamo Robin Hood grazie a Bonolis”. Per Matteo Maffucci “Cattelan ha il vero X Factor”

Gli Zero Assoluto a TvBlog: “Cantiamo Robin Hood grazie a Bonolis”. Per Matteo Maffucci “Cattelan ha il vero X Factor”

Gli Zero Assoluto cantano la sigla e hanno realizzato delle clip per la nuova produzione animata di DeA Kids, Robin Hood alla conquista di Sherwood. Ecco la loro videointervista a TvBlog

pubblicato 18 Aprile 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 05:30

Avevano debuttato televisivamente in un quiz su Mtv. Ora, a circa dieci anni dagli esordi musicali (loro ne hanno Quasi 40, come titola il videoblog che hanno aperto su Youtube), gli Zero Assoluto si cimentano con un altro genere televisivo: la tv dei ragazzi. Abbiamo incontrato Matteo Maffucci e Thomas De Gaspari a Nottingham, in occasione della presentazione della nuova serie animata di DeA Kids (canale 601 di Sky) Robin Hood alla conquista di Sherwood, al via domenica 20 aprile alle 20.30 con l’anteprima in simulcast su Sky3D.

Matteo, più che un figlio di papà (suo padre Mario è stato un dirigente Rai e uno storico direttore artistico del Festival di Sanremo), è un vulcano perennemente “on stage”. Ma la lucidità creativa di Thomas è da non sottovalutare, ai fini dei delicati equilibri di una “coppia ormai ventennale”. Ecco come, compensando a vicenda le proprie personalità artistiche, due ex-cantori della generazione di Federico Moccia sono andati avanti. Con idee precise sulla tv di oggi.

LL: Come vivete questa nuova esperienza?”

Matteo: “Nasce, come tutte le cose spesso accadono, per caso. E l’emozione di partecipare alla tv dei ragazzi è grande, è una bellissima esperienza, vuoi anche perché noi siamo figli della generazione della tv dei ragazzi nella sua massima esplosione, sia sulla Rai che su Mediaset. Noi siamo cresciuti col mito di Paolo Bonolis”.

Thomas: “Non solo”.

Matteo: “Bonolis era proprio un supereroe, dai”.

Thomas: “Bonolis e tutti gli altri pupazzi”.

Matteo: “Uan, Ciao, Four”.

Matteo: “Nel nostro caso noi abbiamo realizzato una breve sigla di 40 secondi. E poi ci siamo prestati in modo divertito a realizzare 6 clip che introducono la storia di Robin Hood a tutti i ragazzi. Questo è stato il nostro impegno per il momento. E’ molto affascinante lavorare per i bimbi, sembra una cosa immediata e semplice, in realtà è frutto di molta attenzione”.

Thomas: “Per gli adulti non è facilissimo entrare nelle corde dei bambini. Io mi sono trovato benissimo, si vanno a toccare delle corde che mi vengono criticate come adulto, come l’ingenuità, la sincerità, la spontaneità”.

Matteo: “Robin Hood rappresenta proprio questo, il senso di libertà totale, la necessità di vivere la vita in modo avventuroso. Da questo punto di vista secondo me è qualcosa di molto trasversale, tocca sia i bimbi che gli adulti”.

Thomas: “L’eroe contro le regole, che sfida tutti per un bene…”

Matteo: “Anche un po’ coatto, coattello”.

Lord: “Noi in conferenza stampa abbiamo visto qualche clip. Devo dire che la vostra amicizia è un valore aggiunto, davvero siete molto complici davanti alla telecamera. Vedere questo proiettato su uno schermo che effetto vi fa? Che effetto vi fa vedere un’amicizia nata al liceo che poi funziona in televisione?”.

Matteo: “Ci ha aiutato tantissimo, oltre il fatto di fare la musica ed essere amici dai tempi della scuola – ormai sono passati 20 anni – l’aver fatto radio per dieci anni. Quella cosa lì ti addomestica molto sulle tempistiche, so perfettamente come provocare Thomas, lui sa perfettamente come provocare me. Conosciamo gli equilibri di tutti e due, è la cosa che poi impari sul palco”.

Thomas: “Sono rimasto stupito positivamente del risultato, io pensavo che mi sarei imbarazzato a morte, cosa che poi è successa, invece era carino”.

Matteo: “Devi chiedere a Lord Lucas, era carino?”.

Lord: “Funzionate, è abbastanza sincero quello che passa. Non è frequente. Però, mi chiedevo, la vostra è una relazione così lunga… E’ difficile oggi come oggi già mandare avanti una storia d’amore… Nell’ambito di un’amicizia che è anche professionale avete mai pensato di separarvi? Matteo talvolta dà la sensazione di volere i suoi spazi…”.

Thomas: “Lui ha sempre avuto i suoi spazi… nella scrittura. Scrive spesso, sia su riviste che romanzi. Però sono delle cose che non si scontrano…”.

Matteo: “Non si scontrano. E poi siamo cresciuti professionalmente insieme. Sai quando hai 16 anni e inizi a fare musica insieme e poi prosegui su una cosa che si chiama passione, che è il tuo hobby e poi diventa lavoro. Abbiamo imparato a fare tutto insieme. E’ una cosa del genere è incancellabile, vive di un romanticismo talmente alto e ti lega così tanto, che non è una questione professionale. Ovvio che discutiamo continuamente, litighiamo dalla mattina alla sera. Ma il nostro scontrarsi sottolinea una relazione che esula dall’aspetto lavorativo e basta, i nostri migliori amici sono comuni, viviamo a 400 metri di distanza da sempre”.

Lord: “Quindi non c’è stanchezza?”.

Matteo: “Ma de che, siamo sempre meglio. Come il vino”.

Thomas: “Più invecchiamo…”.

Lord: “E se Matteo avesse fatto X Factor? Se ne è parlato per un attimo, non si è mai capito… Cosa sarebbe successo agli Zero Assoluto?”

Thomas: “Quando uscì l’ipotesi… io pensai che sarei andato a supportarlo oppure me lo sarei soltanto guardato. Agli Zero Assoluto non sarebbe successo niente. Le nostre uscite discografiche sono di una lentezza… Sono dei cicli distanti tra loro. C’è un momento in cui ci dedichiamo a scrivere canzoni, abbiamo grandi intervalli in cui si possono fare altre cose”.

Matteo: “Io non credo che avrebbe toccato nulla. Lì poi la cosa non è andata e tra l’altro trovo Cattelan bravissimo. A condurre X Factor credo sia insostituibile da qui all’eternità. E poi l’ho trovato bravo in E poi c’è Cattelan. Lo definisco con un termine che un po’ mi infastidisce usare, cioè fresco. Ma al di là di fresco lo trovo veramente attuale. Fa un piccolo one man show che, dalla musica che si ascolta agli ospiti che arrivano alla metodologia narrativa di racconto, è veramente di oggi. Non c’è snobberia, il radicalchicchismo che a me televisivamente ogni tanto irrita e dà un po’ fastidio, perché lo trovo veramente fine a se stesso. Quindi forza Cattelan”.

Lord: “Tu sei un grandissimo appassionato di televisione. La sensazione è che tu e la televisione siate sempre stati un po’ due linee parallele che non si incontrano mai. Questa è un po’ una prima esperienza in cui ti avvicini con Thomas…”.

Matteo: “Intanto abbiamo fatto due edizioni di Vale tutto, un programma andato in onda su Mtv e che è andato molto molto bene. La televisione è una cosa che mi piace nella sua interezza, mi piace farla da protagonista e anche produrla, cosa che mi capita spesso anche quella. Una delle ultime cose che ho fatto è un documentario su Sky Arte sulla urban art, su un artista straordinario che è venuto a Roma, Ron English, molto bravo. Il documentario è andato molto bene e vorrei farne una serie di questi documentari. Al di là di quello, la televisione ha sempre flirtato con me perché a livello di famiglia l’ho sempre respirata. Come in tutte le famiglie c’è chi è appassionato di libri, di vino, di epica antica, nel mio caso a casa mia si è sempre parlato di televisione”.

Thomas: “A casa mia di vino e cibo”.

Lord: “Ti va dato atto di esserti tenuto abbastanza lontano dalla Rai, salvo i Festival di Sanremo che hai fatto con Thomas”.

Matteo: “Quello è capitato, fu molto bello la prima volta quando abbiamo partecipato nel 2006 al Festival di Sanremo, perché una delle domande più frequenti che mi hanno fatto era ‘Cosa dice tuo padre?’. Che deve ddì mi padre? E’ felice. Sarà a casa, cercherà di tifare per gli Zero Assoluto. E’ ovvio che il fatto che il nostro percorso musicale è andato molto bene, in alcuni momenti in modo straordinario, sicuramente ha accreditato tutto quanto. Io non sono uno di quelli che si offende quando dicono ‘però tuo padre…’. Quello che ha fatto lo ha fatto molto bene per altro”.

Lord: “A me ha colpito che quel vostro grande successo, che è Semplicemente, fu rifiutato al Festival. Quindi ci siete arrivati già con un vostro successo”.

Thomas: “Siamo arrivati al Festival nonostante fossimo stati rifiutati l’anno prima. E il direttore artistico, che era lo stesso, ci disse ‘Allora quest’anno venite?'”.

Matteo: “Semplicemente uscì poco dopo che ci esclusero. E rimase in classifica 56 settimane. Quindi arrivammo l’anno dopo direttamente nella Categoria Big saltando quella Giovani, dove avremmo partecipato con Semplicemente tra l’altro. Direi che non c’è bisogno di aggiungere altro”.

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