Giusy Ferreri a Carramba e la messa cantata della tv dei sogni
C’è Giusy Ferreri ospite di Raffaella Carrà, perché è giusto che la televisione sfrutti fin quando è possibile i personaggi che crea. Ovviamente, il pretesto per averla ospite è una sorpresa-carrambata fatta a una fan, e la merce di scambio è la promozione, del singolo Novembre in uscita a ottobre e dell’album Gaetana che uscirà
C’è Giusy Ferreri ospite di Raffaella Carrà, perché è giusto che la televisione sfrutti fin quando è possibile i personaggi che crea. Ovviamente, il pretesto per averla ospite è una sorpresa-carrambata fatta a una fan, e la merce di scambio è la promozione, del singolo Novembre in uscita a ottobre e dell’album Gaetana che uscirà il 14 di novembre.
Ma poi, la liturgia del programma che realizza i sogni, prevede che ci sia una sorpresa anche per il vip di turno. E così, ecco le ex colleghe del supermercato dove Giusy lavorava: sfilano, neanche il tempo di vederle, ma la sorpresa della giovanissima cantante sembra sincera.
Mentre si consuma il playback (?) l’esibizione – con una fotografia veramente da grande evento -, questa è una bella occasione per riflettere insieme sulla liturgia dei programmi della tv dei sogni.
I programmi dei sogni, come Carramba, come il Treno dei Desideri, come C’è posta per te, seguono uno schema che permette ben poche variazioni rispetto ai topoi della narrazione.
Questo genera nel pubblico più smaliziato una sensazione di dejavù, ma globalmente ha un effetto rassicurante: è la tv che si accende e che può restare accesa anche durante una visione distratta, la tv famigliare che non turba e che, a voler diventare empatici, commuove anche.
Il meccanismo è così semplice da risultare a tratti banale e lezioso – e vale, sia chiaro, per tutti i programmi del genere -, l’ospite è lì, spaesato, è per lui/lei che tutto questo è in ballo, sull’emozione dell’ospite si gioca tutto il meccanismo di un blocco (o mezzo, ma che importa) del programma. E’ quell’emozione che deve funzionare e che deve commuovere, e per esasperarla vale tutto.
Così, si racconta la storia, la situazione iniziale, poi si scioglie un po’ la tensione, poi magari si fa la sorpresa, quella piccola per preparare il climax finale che si scioglie in un abbraccio da giro di steadicam mucciniano, per fare un esempio da una carrambata che abbiamo visto da poco.
Come detto, questa è una delle microvariazioni modulata su uno schema che è sempre lo stesso e che funziona tanto meglio quanto meglio si costruisce la tensione narrativa: il gioco è semplice. La situazione iniziale deve colpire profondamente, così la risoluzione, che ci sarà – ecco quel che è rassicurante -, sarà più forte e apprezzata.
Chiedersi perché funzionino programmi simili è come chiedersi perché esistano le soap, o forse, perché esistano le storie da raccontare.