Giustizia per tutti, un legal drama con troppe imperfezioni (e Canale 5 cerca il traino da… Don Matteo)
La messa in onda nelle stesse settimane di Don Matteo 13 non possono aiutare a migliorare una fiction la cui idea alla base avrebbe meritato di più
E’ l’uomo del momento della fiction tv: Raoul Bova, mentre su Raiuno ha preso i voti e -soprattutto- il posto di Terence Hill in Don Matteo 13, su Canale 5 ha preso la laurea in Giurisprudenza per diventare l’avvocato in cerca di verità in Giustizia per tutti. Mediaset, insomma, ha ben pensato di sfruttare il traino della popolarità dell’attore sul primo canale Rai per lanciare una serie prodotta tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 (praticamente un’altra era fa). Ma basta?
Giustizia per tutti, la recensione
La risposta è abbastanza ovvia: no, non basta. Per quanto Raoul Bova abbia dimostrato sia con il suo impegno che con i numeri portati al “suo” Don Matteo 13 di essere uno degli attori più apprezzati dal pubblico italiano, il suo volto rassicurante e noto non è sufficiente per portare in tv una storia che sia altrettanto credibile.
Una storia che, tra l’altro, è prodotta anche da lui, con la RB Produzioni. Ma che pecca di troppi difetti: verrebbe da dire, i soliti difetti della fiction Mediaset, che ci propone ormai da troppo tempo prodotti che puntano su volti amati da telespettatori ma che non si appoggiano a storie altrettanto capaci di essere originali.
In Giustizia per tutti, l’originalità che manca è quella della messa in scena, con l’impressione che tutto sia stato fatto in fretta, troppa fretta: a partire dalla sigla, che abbozza l’interessante idea del simbolo della Giustizia bendata farsi lentamente a pezzi intramezzata da scene della serie, ma che si chiude senza un finale che ne renda davvero il senso.Ma non è solo questo, ovviamente: le scene che sembrano pensate in un modo ma che sono realizzate in un altro sono troppe. E dire che la storia, un legal drama dalla trama orizzontale e tante altre verticali (i casi di puntata, per intenderci), ha il gancio necessario per acchiappare il pubblico.
Eppure non basta, così come non bastano i tappeti musicali quasi buttati senza tenere conto della loro effettiva utilità durante alcune scene. Piccole o grandi sviste, insomma, che una affiancata all’altra portano inevitabilmente ad una resa che no, non è quella che Giustizia per tutti avrebbe meritato.