Home Serie Tv Giuseppe Genna: “L’isola di Lost come Vermicino”

Giuseppe Genna: “L’isola di Lost come Vermicino”

Da profano dell’argomento qual sono (non essendo nè un intenditore nè un particolare estimatore del telefilm in questione), vi lancio un’interessante riflessione su Lost proposta da Vanity Fair, sicuramente obiettiva e non irrispettosa, come quella segnalata da Malaparte in un precedente post. L’articolo che intendo sottoporre alla vostra attenzione è frutto della penna di uno

10 Giugno 2006 12:08

Da profano dell’argomento qual sono (non essendo nè un intenditore nè un particolare estimatore del telefilm in questione), vi lancio un’interessante riflessione su Lost proposta da Vanity Fair, sicuramente obiettiva e non irrispettosa, come quella segnalata da Malaparte in un precedente post.
L’articolo che intendo sottoporre alla vostra attenzione è frutto della penna di uno degli scrittori più quotati del momento. Si tratta di Giuseppe Genna, autore del libro Dies Irae dedicato alla tragedia di Vermicino, a cui è stato chiesto cosa è rimasto oggi di quella straziante agonia in diretta. Lo scrittore, dunque, ha ripercorso il fil rouge che lega, nell’immaginario collettivo, il dramma di Alfredino, il bambino di 6 anni caduto in un pozzo artesiano l’11 giugno 1981, all’Isola di Lost.
Ecco uno stralcio della sua profonda tesi. Riparliamone insieme nei commenti.

“E se accadesse oggi? Vermicino, sovrastata dal modello televisivo dei reality, che le telecamere Rai battezzarono nell’81 con 18 ore di straziante diretta, finirebbe nel dimenticatoio? Non è detto. Perchè in segreto il dramma di Alfredino è l’emblema perfetto di ciò a cui sembriamo tutti votati da decenni: il sospetto, l’intrigo, il mistero morboso. In una parola, la paranoia… Perderebbero la pazienza perfino i santi, e a ragione, visto che il sospetto che il Cristo non sia quello dei Vangeli è ormai un fenomeno pop. Siamo assediati da una sindrome cospiratoria che invade le menti e i corpi. I sopravvissuti di Lost siamo noi: questo spiega il debordante successo del serial tv più paranoide della storia… La tv funziona da anni thrillerizzando tutto… A quanto pare, ci muoviamo secondo i dettami delle suspence in massa, investiti dal fascio di luce insostenibile che da 25 anni illumina cupamente l’Italia”