Da sabato 1° aprile è alla conduzione insieme a Lino Zani e Margherita Granbassi di Sentieri – La strada giusta. Giulia Capocchi, per anni inviata della Vita in Diretta, per la prima volta si racconta a TvBlog, ripercorrendo la sua carriera, dagli inizi ad oggi.
Il tuo esordio televisivo è rappresentato da Miss Italia, a cui partecipi nel 2008. A distanza di ormai quindici anni come rivedi quell’esperienza?
La ricordo con divertimento. È stata una bella esperienza e poi alla fine è stata la prima grande esperienza che facevo. Mi è servita quindi anche per aprire un po’ gli occhi su come funzionava dietro le quinte tutto quel mondo che vedevo dalla televisione. L’ho vissuta serenamente: non avevo nessuna aspettativa e credo di essermi divertita proprio per quello.
Dopo Miss Italia, ti trasferisci a Roma e inizi a studiare recitazione e a fare le prime esperienze come conduttrice, affiancando a questo il lavoro di cameriera. Che ricordi hai di quel periodo?
Era il sogno che si amalgamava con la realtà. Stavo inseguendo un sogno che un po’ c’era e un po’ si stava creando, però bisognava fare anche i conti con la realtà. Mi davo da fare per pagare l’affitto e la scuola e tutto il resto. Quelle esperienze che ho fatto sono tutte cose che ora mi ritrovo. Sono soddisfatta oggi di avere fatto esperienze diverse rispetto a quello che faccio attualmente. Mi hanno insegnato a cavarmela, ad avere a che fare con le persone, a farcela con le mie forze: sono quegli insegnamenti che alla fine ti rimangono.
Il turning point della tua carriera – almeno per ora – è stato probabilmente l’arrivo a La Vita in Diretta. Come è arrivata questa opportunità?
Io ero già entrata in Rai, perché ero già da due anni a Rai Sport. Lì ho avuto una bella scuola, perché facevo un programma in diretta tutte le mattina (Mattina Sport, ndr). Poi, come capita tante volte, mi sono trovata nel posto giusto al momento giusto. In quel momento a La Vita in Diretta si era deciso di rinnovare un po’ la squadra del programma, anche in seguito all’arrivo di un nuovo capoprogetto (Maria Pia Ammirati, ndr). Mi arrivò la richiesta e accettai: era un programma storico di Rai 1 e forse allora neanche mi rendevo conto dell’importanza che aveva. È stata però sicuramente la scuola professionale più importante che ho avuto. Bisognava sempre essere pronti e avere ben chiaro quello che si stava facendo.
Oggi cosa riconosci come insegnamento più importante di questa “scuola”?
L’interazione e l’empatia con le persone perché quello è ciò che alla fine il pubblico vede. Che sia un caso di cronaca nera o una pagina più divertente e leggera, quello che instauri con la persona con cui parli si vede. Se tu dai qualcosa di tuo alle persone, alla fine loro ti restituiscono qualcosa di loro. Questa cosa l’ho capita lì e credo di portarmela dietro ancora. Se sei vero e reale in tutto quello che fai, si vede e di conseguenza arriva anche tutto il resto, come l’improvvisazione, fondamentale quando si fa televisione, soprattutto in diretta.
Dal 2017 co-conduci Linea Bianca e ora, dopo anche Linea Verde Tour, si è aggiunto Sentieri. Ti senti di essere diventata un po’ un volto di riferimento per il racconto del territorio?
Quando mi è stata proposta Linea Bianca, è arrivato il programma che ho sempre sognato. Sono stata molto contenta di aver dirottato il mio percorso professionale sul racconto del territorio e soprattutto di aver avuto l’opportunità di poterlo fare e ora spero di poter continuare. Spero di esser diventata uno dei volti di riferimento per il racconto del territorio, anche perché la montagna con Linea Bianca la racconto da ormai sei edizioni. L’esperienza con Sentieri si aggiunge a una bellissima lista di cose che avrei voluto fare e quindi sono molto soddisfatta.
Senti di aver fatto anche un salto di carriera nell’essere ormai passata stabilmente alla conduzione, dopo essere stata a lungo inviata?
Sinceramente sì, mi sento anche una responsabilità diversa. È una bellissima opportunità, ma è anche una grande responsabilità perché le persone si lasciano guidare da quello che tu racconti, quindi c’è anche una responsabilità di autenticità dei posti in lui le porti e dei racconti che metti in tavola. C’è questa responsabilità, di cui mi sento molto contenta, e sento quindi di aver cambiato il mio ruolo nei confronti dei telespettatori.
Ti piacerebbe tornare alla conduzione in studio o non senti questa necessità?
Sono degli step della carriera e della vita che cambiano nel tempo. In questo momento non sento la necessità di tornare in studio perché sono proprio felice e piena di tutto quello che faccio andando in giro. Non perché andare in giro è bello, ma perché il territorio e le persone incontrate nei loro mondi, dove hanno le loro radici, ti danno tantissimo. Per ora voglio vivere e continuare a raccontare tutto questo sul campo. È chiaro che, come è successo sempre in tutta la mia vita, se arrivasse un’occasione, la valuterei sicuramente e potrei scoprire che è anche il momento per me di provare qualcosa di nuovo. Per ora però sono molto soddisfatta di quello che sto facendo.
Quale è oggi il tuo sogno professionale?
Mi piacerebbe fare un programma che racconti le radici delle persone che vivono anche nei posti sperduti, che siano le campagne, che siano le montagne, che siano i paesi di mare con le ultime persone che ci vivono. Mi piacerebbe andare a riscoprire quella semplicità e quella genuinità, quella gentilezza di tante persone che sono fuori dal mondo a noi più conosciuto, quello frenetico e fatto di tante aspettative. Forse queste sono le storie più difficili da raccontare: mi piacerebbe creare un programma che abbia anche il coraggio di dedicarsi a questo. Il vero sogno nel cassetto però resta sempre Sanremo.