Giorgio Gori in esclusiva a TvBlog: “Io a guidare RaiUno? Ma non sono più capace di fare il direttore!”
Le dichiarazioni di Giorgio Gori sono antecedenti alla puntata di ieri sera di X Factor.Chi sa di televisione sa di chi parliamo, chi non lo sa, attraverso questa intervista forse ne potrà capire di più. Oggi infatti ospite in esclusiva a TvBlog è Giorgio Gori, amministratore delegato della società di produzione televisiva Magnolia. Ma prima
Le dichiarazioni di Giorgio Gori sono antecedenti alla puntata di ieri sera di X Factor.
Chi sa di televisione sa di chi parliamo, chi non lo sa, attraverso questa intervista forse ne potrà capire di più. Oggi infatti ospite in esclusiva a TvBlog è Giorgio Gori, amministratore delegato della società di produzione televisiva Magnolia. Ma prima ancora di creare Magnolia, Gori è stato fra i padri fondatori della televisione commerciale italiana negli anni ‘80, prima a Mondadori con Rete4 e poi in Fininvest a Canale5. In questa nostra intervista ci racconta quei primi passi nel neonato mondo della TV commerciale in Italia, passi, come lui stesso definisce, fatti di entusiasmo e di passione. Ci tuffiamo poi anche nell’attualità parlando di alcune fra le più celebri produzioni di Magnolia come “X factor” e “L’isola dei famosi”, del futuro della televisione generalista, del digitale terrestre, della Rai, in un colloquio a tutto campo che vi invitiamo a leggere.
A vent’anni assistente di Carlo Freccero nella Rete4 di Mondadori poi il passaggio alla Fininvest di Berlusconi, come ricorda quei tempi: in pratica gli albori della televisione commerciale italiana?
Sarà forse perché eravamo tutti più giovani, ma c’era una grande energia, la consapevolezza che si stava costruendo qualcosa di nuovo e di importante. Ogni giorno c’era qualcosa da imparare. Figuratevi io che ero l’ultimo arrivato. Provavamo, sbagliavamo, ma lavoravamo tutti con grandissima passione.
Poi nel 1991 diventa direttore di Canale5 per 6 anni. Quali personaggi e trasmissioni di quel periodo ricorda con maggior piacere?
Quasi tutti. Corrado, Mike, Maurizio Costanzo, Antonio Ricci, Columbro, Gerry Scotti, Simona Ventura…l’elenco è lungo. Nel ’93 esordì anche Maria De Filippi, con la prima versione di Amici. Ma se devo citare un momento, è il 13 gennaio del ‘92. Nasce il TG5 e Canale 5, conquistata la diretta, diventa una rete vera.
Quindi arriva nel 1997 la direzione di Italia1. Una rete con una mission diversa. Come si trasforma il ruolo di direttore passando da una rete all’altra?
Quindi arriva nel 1997 la direzione di Italia1. Una rete con una mission diversa. Come si trasforma il ruolo di direttore passando da una rete all’altra?
Un direttore cerca di elaborare un’idea della rete, un’identità, e intorno a questa prova a modellare il palinsesto, i programmi e la squadra da mandare in campo. Cambiando la rete cambiano ovviamente gli obiettivi e a volte anche le condizioni di lavoro. Io per esempio a Italia 1 ho potuto lavorare con maggiore libertà creativa. C’era una rete da rifondare e la possibilità di provare, anche rischiando, a fare cose nuove. Sono stati due anni fantastici.
A proposito di Italia1, dai primi dati del digitale terrestre in Sardegna vediamo che la rete ha perso pubblico a favore di Rai4 diretta proprio dal suo amico Carlo Freccero. Cosa pensa di questa tendenza?
Una rete che nasce da zero finisce per forza per sottrarre ascolti a qualcuno. Carlo ha cercato il pubblico giovane e inevitabilmente è andato a prenderne un po’ a chi ne aveva in abbondanza, cioè a Italia 1.
Nel 1999 torna a Canale5 e l’anno dopo vara il Grande Fratello, il primo reality show trasmesso in Italia. Come le venne l’idea di metterlo in palinsesto ed incontrò delle difficoltà a farlo passare presso i dirigenti di Mediaset di allora?
La verità è che io mi innamorai a prima vista del Grande Fratello. Andai a vedere il set olandese, dove era in corso la prima edizione del programma, e ne rimasi conquistato. Era una bomba. Così forte, così innovativo, così pericoloso, che non poteva che andare su Canale 5, l’unica rete del gruppo in grado di valorizzarne per intero il potenziale e al tempo stesso l’unica dotata di un sistema di “anticorpi” (il tg, le rubriche di approfondimento, il programma di Costanzo) in grado di bilanciarne gli effetti dirompenti. Per averla vinta dovetti persino litigare col mio amico Giovalli…
A fronte della sua esperienza in Mediaset, quanta importanza ha nella decisione finale se mandare in onda un programma e anche difenderlo da una sua prematura chiusura il direttore di rete rispetto alle più alte strutture aziendali?
Non lo so più. Ai tempi miei – fa ridere dire “ai tempi miei”, no? – il direttore aveva una responsabilità molto ampia, e questo tra l’altro consentiva una chiara individuazione dei meriti e delle colpe. Oggi non saprei dire se è ancora così.
Nel 2001 decide poi di fondare Magnolia di cui attualmente è amministratore delegato. Come mai prese questa decisione?
Perché avevo 41 anni, per 17 avevo lavorato a Mediaset e avevo voglia di vedere il mondo da un altro punto di vista. Adesso o mai più, mi sono detto.
Magnolia produce televisione a 360 gradi, dai reality show, ai quiz fino alle fiction. Quale di questi mondi le da più soddisfazioni?
Mi piace tutto. Ma più di tutto lo spettacolo in diretta.
Un programma che ha prodotto in questi anni e che non le ha dato il risultato che si immaginava ed uno invece che è andato meglio rispetto alle sue aspettative
Alcuni anni fa abbiamo prodotto una short-comedy per Rai1, “Cotti e mangiati”, con Flavio Insinna e Marina Massironi, che era e resta un prodotto molto buono. Purtroppo la rete non ci ha creduto e non gli ha dato la possibilità di affermarsi. Quanto ad uno che è andato meglio del previsto… beh, l’”Isola”. E chi se l’aspettava che funzionasse così?
Abbiamo visto che è stato direttore di rete e che ora è passato dalla parte del produttore. Come avviene la dialettica fra queste due figure televisive? Su un prodotto chi decide cosa e quanto margine di manovra ha una figura rispetto all’altra?
Sulle questioni più rilevanti l’ultima parola è ovviamente del direttore. Sulle infinite micro-decisioni che invece vanno prese ogni giorno…dipende. Alcuni direttori si fidano di più, e lasciano mano più libera al produttore, altri rivendicano un maggiore coinvolgimento. Alla fine è comunque un mestiere di persone, e siccome le persone sono una diversa dall’altra, ognuno ha la sua modalità di gestione e di relazione. Io, per esempio, adoro i direttori che si fidano al 100% (scherzo…)
Sappiamo che i palinsesti ormai sono come delle tabelle di una battaglia navale, i direttori di rete e di palinsesto sono impegnati quotidianamente a spostare le varie pedine a dipendenza del concorrente. Quanto le case di produzione subiscono questi atteggiamenti e hanno poi qualche voce in capitolo?
Li subiamo e abbiamo sostanzialmente zero voce in capitolo. Avendo lavorato a lungo dall’altra parta dico anche che è inevitabilmente così. L’importante è poter contare su bravi direttori di rete e di palinsesto.
X Factor va in onda di mercoledì invece che al lunedì, la collocazione della passata edizione. Che ne pensa di questo cambio? Da ex direttore di rete e attualmente produttore del programma che collocazione preferirebbe?
Dal momento che la Champions League è tornata su Rai1, X Factor non poteva che andare al mercoledì. Non c’è un giorno giusto o sbagliato in assoluto. Dipende dalla disposizione di tutti i pezzi sulla scacchiera. Se Rai1 occupa tre sere alla settimana con l’intrattenimento, si prende la Champions e Santoro resta al giovedì’, non vedo onestamente alternative.
X Factor è in onda da due settimane su Rai2. La novità più eclatante di questa terza edizione è l’assenza di Simona Ventura sostituita da Claudia Mori. Quanto perde il programma senza Simona e quanto guadagna con la signora Celentano?
Perde qualcosa di conosciuto – l’energia e la grande presenza scenica di Simona – e guadagna in imprevedibilità. Claudia Mori è un personaggio ancora tutto da scoprire.
L’Eredità su Raiuno è un rullo compressore con Carlo Conti confermato anche per questa edizione. Quanto conta il preserale al giorno d’oggi. Un Tg mediocre secondo lei vincerebbe con un traino eccellente e di contro un ottimo Tg perderebbe con un traino debole?
Il preserale è il pane quotidiano della televisione, è tv-tv, il rosso dell’uovo. E notoriamente è anche un elemento di costruzione strutturale del palinsesto, la base su cui appoggia l’informazione serale. Quanto conta? Parecchio, anche se ad un mediocre telegiornale non basterebbe un ottimo traino.
L’Isola dei famosi, in partenza a gennaio su Rai2 sembra debba traslocare dall’Honduras, avete già scelto la nuova location? Ha qualche piccola anticipazione da darci sulla nuova edizione? E ancora si immagina un’Isola senza Simona Ventura?
Sì, abbiamo scelto la nuova location. E’ fantastica ma non ve la posso ancora svelare . Anche sulle altre novità della nuova edizione dovete avere un po’ di pazienza. E no, non mi immagino un’Isola senza Simona. Finché avrà voglia di condurla, l’Isola è casa sua.
La Sardegna, prima regione italiana totalmente digitale, ci consegna dei dati con un’ottima Rai4, un ottimo satellite e oltre il 2% per l’offerta ex Raisat. Come vede nel futuro la totale digitalizzazione della nostra penisola. Secondo lei, fra gli operatori televisivi in campo, chi ci guadagna e chi ci perde?
A rigor di logica dovrebbero perderci tutti. Avremo ascolti più frammentati e distribuiti. Ma i dati di Rai4 ci dicono che c’è spazio per chi innova. Guadagnerà dunque – o resisterà meglio alla frammentazione – chi saprà rendersi unico e riconoscibile in un’arena molto più affollata.
Due parole poi sulla cara vecchia televisione generalista. Come vede il suo futuro?
La vedo assediata e affaticata. La tv generalista risente di anni di scarsa concorrenza e di poca innovazione. Ma il suo ruolo è probabilmente insostituibile, almeno per gli anni su cui ha senso fare una previsione. I numeri lo confermano. Come mi capita spesso di sottolineare, la vera notizia non è l’erosione della platea generalista, quanto la sua resistenza.
Per chiudere una domanda sulla Rai, sempre al centro di polemiche e discussioni. Come vede il suo futuro? E le piacerebbe dirigere RaiUno?
Io a guidare RaiUno? Ma non sono più capace di fare il direttore!
Grazie a Giorgio Gori per averci concesso questa intervista ed in bocca al lupo per il futuro.