Gino Paoli a Report. E si parla di pucchiacca, non di SIAE
L’omaggio agli 80 anni di Paoli arriva da una trasmissione che non ti aspetti.
Niente panico. Milena Gabanelli lo dice proprio, in apertura di servizio: «Rilassiamoci un po’». Quindi, bisogna predisporsi a questo.
Che è una cosa strana, no, perché uno, quando guarda Report, non si rilassa quasi mai. Anzi, parliamoci chiaro: il telespettatore medio di Report non si vuole rilassare affatto. Vuole scoprire le magagne, vedere gli intervistati messi in imbarazzo dai giornalisti, le nefandezze, le peggiori malefatte del potere smascherate, rivelate, messe in piazza. Vuole indignarsi. Vuole che il giorno dopo la finanza faccia partire i controlli, vuole persino lamentarsi perché «non cambia mai niente».
E invece, ora dobbiamo rilassarci, ci dice Milena Gabanelli. Perché c’è in arrivo un omaggio a Gino Paoli.
Il fatto è che da una giornalista come Gabanelli ti aspetti tutto fuorché gli omaggi. Anche perché Paoli sarebbe il presidente di quella SIAE, su cui Report fece una bella puntata. E infatti si parte da lì. «Ah», si tranquillizza lo spettatore medio, «allora Milena scherzava, quando ha detto che potevamo rilassarci» (la chiama così, lo spettatore medio. Milena. Come una di casa).
Gabanelli ricorda il primo incontro con Paoli: pare che il cantante le avesse detto «Stronza».
«Mi sarei aspettata qualcosa di più strutturato», dice lei. Risate. Perché le aveva dato della stronza?
«Perché aveva fatto una puntata sulla SIAE riportando cose fuori dal contesto».
Gabanelli incalza: «Masi, allora commissario, ci querelò, però perse. Poi me lo sono ritrovato come direttore generale» Paoli dice: «Io non ho mai apprezzato quello che facevano e sono qui proprio per cambiare quelle cose».
Fine della parentesi. «Che si fa, passiamo oltre?» pensa lo spettatore medio assetato di polemica, «vogliamo parlare del compenso per copia privata? Di chi paga veramente? Lo vogliamo incalzare sulla SIAE, sì?»
No. Ed è no, sul serio.
Si parla di canzoni di Gino Paoli, che si sentono anche (annotate diligentemente sul bordereau, immaginiamo). Vita di Gino Paoli. Il tentato suicidio di Gino Paoli. Le donne di Gino Paoli. Le molte età di Gino Paoli. Frasi di Gino Paoli (almeno una domanda inizia con «Lei ha detto…», e Milena ha in mano pure la penna per gli appunti). Le ispirazioni di Gino Paoli che canta l’orgasmo e si ispira ad una prostituta anche se c’era Ornella Vanoni «che, avercene», dice Milena Gabanelli. Le provocazioni di Gino Paoli. L’autoammissione di arroganza di Gino Paoli. Milena Gabanelli che si fa venire il groppo in gola da piccola per Gino Paoli. Il genio di Gino Paoli (che se lo dice da solo). L’immortalità dell’anima di Gino Paoli (sì, questa era l’ultima domanda).
E, in mezzo a questa melassa celebrativa, il capolavoro. Gino Paoli parla delle donne, più volte, e chiarisce, a scanso di equivoci:
«Le donne io le amerei anche se non avessero la, la… la pucchiacca e le tette».
A quel punto, lo spettatore medio di Report realizza che si parlava veramente di «rilassarci», si chiede se sia capitato o meno su una trasmissione del pomeriggio della domenica, vede che in alto c’è scritto Report, vede un altro stacco su Milena Gabanelli, cerca un senso, non lo trova, vuole morire un po’ con l’immortalità dell’anima di Gino Paoli. E quindi celebra il requiem del suo programma preferito. (E poi, al povero spettatore medio, gli toccherà andarsi a rivedere tutto il servizio sulla Concordia, perché insomma, anche quella parte lì non gli è sembrata del tutto lineare, via).