Gianpaolo Gambi non è solo Detto Fatto, anche se per sette anni il pubblico televisivo lo ha conosciuto attraverso il programma andato in onda fino alla scorsa stagione televisiva su Rai2. È così che infatti si è voluto raccontare a TvBlog, ripercorrendo la sua carriera dagli inizi in tv con Federica Panicucci fino ai progetti che ora sta coltivando, fra teatro e nuovi impegni in televisione.
Tutto parte da una laurea in Economia e Commercio. Che cosa ne hai fatto di questa laurea?
Eh sì, sono laureato con il massimo dei voti in Economia e Commercio in Diritto, Marketing e Comunicazione. La laurea l’ho presa per fare contenti mamma e papà. A me piace molto studiare: sono una persona a cui piace approfondire le cose e ho scelto così di prendere una laurea che potesse essere versatile. Il titolo della mia laurea era “Entertainment e gestione del tempo libero”: ho precorso quello che sarebbe stato il mio percorso d’artista.
Detto Fatto non è stata però la tua prima esperienza in un programma tv. Dove hai debuttato?
Ho debuttato nel 2001 con Scherzi d’amore, condotto da Federica Panicucci. Ero uno dei provocatori che usciva con le fidanzate che venivano a mettersi in discussione all’interno del programma con i loro partner. Facendo questo programma riuscivo a mantenermi sia gli studi universitari sia quelli presso l’accademia di teatro.
E poi in tv sei diventato volto di Disney Channel.
Lì ho girato per tutto il mondo facendo documentari, rivolti a ai ragazzi dagli 8 ai 13 anni, che avevano come caratteristica la mia ironia che si andava a coniugare con contenuti scientifici. Proseguendo poi con la tv dei ragazzi, ho fatto anche Eta Beta, che si alterava con Art Attack su Rai2.
Come sei arrivato però nel 2015 a Detto Fatto?
Facevo un programma su Sky che avevo inventato io e che si chiamava Tutorial Buster, in cui provavo a ripetere dei tutorial caricati su YouTube. A Detto Fatto in quel periodo cercavano qualcuno da affiancare a Caterina Balivo e la ricerca era partita da YouTube. Una redattrice che aveva lavorato con me fece il mio nome e così mi chiamarono per un provino, in cui mi presentai con una scheda di presentazione del tutto inventata.
Hai vissuto sette anni di Detto Fatto. In quali anni ti sei sentito più valorizzato?
Sicuramente negli anni con Bianca, in particolare il primo, quello non condizionato dal Covid. Lei rispetto a Caterina aveva un altro stile di conduzione e di conseguenza il programma è cambiato molto con il suo arrivo. Con Bianca abbiamo poi una radice comune, perché entrambi cantiamo, balliamo e recitiamo, e questo è diventato un punto di forza per cui con lei abbiamo realizzato dei sogni. Con lei ho avuto modo di essere me stesso a trecentosessanta gradi.
Fra Bianca Guaccero e Caterina Balivo, a chi di loro due devi il grazie più grande?
A Caterina devo l’opportunità di aver potuto lavorare a Detto Fatto, a Bianca il grazie va per quello che mi ha dato come artista. Sono due grazie diversi.
Adesso sei tornato in pianta stabile al teatro, che però non hai abbandonato neanche quando facevi Detto Fatto.
Nonostante facessi Detto Fatto, negli anni prima dell’inizio della pandemia, avevo anche ripreso a fare date singole a teatro. Terminato Detto Fatto e sentendo un gran bisogno delle persone di ritornare al live, ho deciso di scrivere uno spettacolo nuovo che parlasse di politicamente corretto e di inclusività, che ho portato già in teatro a Milano e che ora arriverà anche a Roma al teatro Parioli.
Sono in arrivo però anche dei nuovi progetti televisivi che ti vedono coinvolto?
Ci sono due progetti che mi vedono coinvolto. Uno è con Valeria Graci e dovrebbe andare in onda fra gennaio e febbraio su Rai2, nel sabato pomeriggio. Poi c’è un altro progetto, sul quale non posso dire altro se non che è una cosa fra le più belle che abbia mai fatto nella mia vita: è qualcosa che lascerà tutti senza parole.
A cinque mesi dalla fine di Detto Fatto, qual è la sensazione che resta dopo la chiusura del programma?
Con Detto Fatto mi ero abituato ad avere un lavoro quotidiano, cosa per me sorprendente. In questi anni ho avuto una certezza non solo televisiva ma anche economica. Dall’altra parte questa sicurezza mi ha tolto anche la spinta a mettermi in gioco fino in fondo e ad andare a bussare alle porte. Così mi sono spento un po’ artisticamente: ora invece sono rinato nel non avere certezze.