Maestro Gianni Riotta, mi spieghi come si fanno le interviste (a Matteo Renzi)
Gianni Riotta e le interviste a Matteo Renzi per Parallelo Italia
Da Gianni Riotta ho tanto da imparare. Sul serio. Tanti anni di esperienza giornalistica sulle spalle, tante avventure professionali tra carta stampata e televisione, tante competenze, tanto talento e poi la padronanza della lingua inglese. Siccome domani riprendo a frequentare le conferenza stampa ‘televisive’ nelle quali provo a rivolgere domande a conduttori, attori, showgirl, showman e simili, ho deciso di prendere spunto dalla impeccabile intervista realizzata da Riotta a Matteo Renzi, trasmessa ieri sera (in due parti) nell’ultima puntata di quel capolavoro di Parallelo Italia. Un think show (bisogna scriverlo almeno una volta fingendo di credere che non sia stato un talk show come tanti altri).
Innanzitutto, il Maestro insegna che la prima è la domanda senza punto interrogativo. Del tipo:
Oggi numeri positivi Istat su ripresa e occupazione. E lei nel commentarli ha detto ‘adesso servono nuove idee’.
Roba che ho ancora il dubbio che in fase di montaggio distratti tecnici abbiano tagliato la parte finale della frase quasi per sabotare il Maestro. Che, evitando la seconda domanda, ha incalzato in maniera puntualissima uno spaventassimo Premier:
Nel commentare i dati Istat il segretario Camusso si è congratulata, però ha detto ‘occhio alla propaganda’. Con chi ce l’ha?
Con chi ce l’avesse la Camusso ha dovuto spiegarlo Renzi a Riotta. Per dire. Ma il Maestro è passato ben presto al tema dell’immigrazione con una domanda molto concreta, roba da mettere spalle al muro l’interlocutore:
Mentre parliamo è in corso a Budapest una serie di scontri. Per tutta l’estate, Presidente, abbiamo visto questa migrazione biblica dall’Africa e dal Medio Oriente verso l’Europa. Il 14 avete un importante summit, però si ha l’impressione che l’Europa sia del tutto, ancora oggi, impreparata, dopo il fallimento delle quote. E quindi, poi, quello che colpisce l’opinione pubblica non è i risultati del vertice del 14. Sono l’ucraino che fa l’eroe a Napoli cercando di salvare durante una rapina le vittime e invece poi a Palagonia, in Sicilia, un migrante che fa delle vittime, assassina. E l’opinione pubblica si divide su queste cose. Cosa possiamo fare perché invece l’immigrazione torni ad essere una questione nazionale non locale, di cronaca nera?
Ma eccola la reazione, la famosa seconda domanda. O quasi:
Anche perché, Presidente, temo che poi il futuro si ricorderà di noi come noi ci ricordiamo di quelli che guardavano passare i treni per Auschwitz e non facevano niente.
Per fortuna pochi minuti dopo è andata in onda la seconda parte dell’intervista (sic) dove il Maestro praticamente ha chiesto a Renzi di enunciare le sue politiche per il Mezzogiorno come fosse il moderatore di una tribuna elettorale (e non governasse da più di un anno e mezzo):
Quando siamo partiti con Paralello Italia, volevamo girare il Paese, abbiamo fatto da Treviso a Palermo. Abbiamo escluso di proposito Firenze se no ci davano dei renziani, quindi l’abbiamo scartata. Abbiamo trovato due umori, Presidente: uno molto positivo di chi, soprattutto al Nord, sta crescendo, ce la fa, ha intercettato la ripresa. E uno più cupo, soprattutto al Sud, di chi si sente tagliato fuori. Come fa lei a unificare questi due umori del Paese in positivo e ad accorciare la distanza Nord-Sud?
Come non fosse abbastanza, il Maestro ha definitivamente demolito l’intervistato chiedendogli chi sia a comandare a Roma dove nei giorni scorsi si è tenuto il funerale di “una famiglia abbastanza malfamata” e se sia intenzionato ad andare al voto in caso di stop alla riforma del Senato.
Pur avendo appreso tantissimo, ho voluto rivedere l’altra intervista realizzata dal Maestro a Renzi, trasmessa nella prima puntata di Parallelo Italia. Si concludeva con questa domanda, ferocissima:
Qual è stato il giorno più duro in questo Palazzo per lei?
Ho capito tutto. Domani vado alla conferenza stampa di Porta a Porta. Qualcuno avvisi Bruno Vespa.