Gianni Minà torna in tv e va all’attacco: “Avrei avuto diritto di lavorare, ma mi hanno lasciato a riposo senza spiegarmi perché”
La stagione dei Blitz – Un programma innovativo rivisitato trenta anni dopo in onda ogni lunedì notte su Rai3.
Gianni Minà è tornato in tv, sulla Rai, in una notte calda di luglio. Lunedì scorso infatti Rai3 ha trasmesso intorno a mezzanotte la prima delle 10 puntate con il meglio di Blitz, lo storico programma che il giornalista ha condotto dal 1981 al 1984. Con il titolo La stagione dei Blitz – Un programma innovativo rivisitato trenta anni dopo, il nuovo appuntamento settimanale rappresenta per Minà l’occasione di tornare a lavorare in televisione dalla quale si sente epurato come ha spiegato in un’intervista rilasciata a Il Fatto quotidiano:
Io non parlo di me stesso, racconto storie. Ho 52 anni di professione. Raggiungevo gli intoccabili e facevo ascolti. Un’altra cosa. Avrei avuto diritto di lavorare. Mi hanno lasciato a riposo. Non mi hanno mai spiegato perché.
Minà ha anche raccontato come è nato il nuovo impegno con la tv pubblica.
A ogni inizio di gennaio, forse un po’ pateticamente, mi presento in Viale Mazzini con il mio cesto di idee. Non dico, come pure la mia storia mi permetterebbe di fare: “Date anche a me uno straccio di programma”. Troppo banale. Faccio altro. (…) Li supero a sinistra. Recuperiamo una grande stagione di intrattenimento, dico, rimontiamo Blitz.
Proposta colta al volo da Viale Mazzini, peraltro, almeno a sentire la versione di Minà, con entusiasmo:
Contentissimi. Poche spese, massimo rientro. Lunedì ci hanno mandato in onda dopo mezzanotte, abbiamo fatto quasi il 5 per cento con cose di 30 anni fa. Forse avevano un valore.
Nel corso dell’intervista firmata da Malcom Pagani, il giornalista 75enne non è riuscito ad evitare di citare Maradona, Cassius Clay e l’America Latina. Dall’altra parte però ha anche lanciato una stoccata velenosissima in merito a Maracanà, il nuovo talk calcistico-sportivo del lunedì di Rai3:
(Allarga le braccia, sorride). L’autrice è la moglie di uno dei cinque pelati di D’Alema, ma non di quello che fu alla base della mia cacciata dalla Rai, mi dicono. Meglio così, anche se a sinistra faccio paura. Non mi amano.
Anche nei confronti di Urbano Cairo Minà non ha usato parole docilissime, di fatto unendosi al coro che accusa il nuovo editore di La7 di fare gli interessi di Mediaset:
Ogni volta che lo vedo, scorgo il profilo del suo maestro Berlusconi. Perfetto per sublimare il teorema di Umberto Agnelli: “Torino deve avere una sola squadra forte e l’altra in altalena tra A e B”. Cairo fa gli interessi del Milan e quindi, anche della Juve.
Minà, che ha ricordato come il suo Blitz all’epoca indispettì Pippo Baudo e creò “qualche problema diplomatico tra Rai1 e Rai2”, ha sentenziato che “oggi i protagonisti sono modesti” e “il varietà è moribondo”. Infine una dichiarazione su Fiorello, che fa notizia soprattutto perché non è meramente celebrativa come si usa di questi tempi. La sua imitazione che il mattatore siciliano faceva in radio “non mi dava fastidio, ma onestamente, mi imitava meglio il primo Fabio Fazio. Insuperabile come timbro di voce”.