Gianni Boncompagni a TvBlog: “La Rai di viale Mazzini? La immagino abbandonata e occupata da extracomunitari”
Gianni Boncompagni dice la sua sulla Rai attuale, l’arma del paradosso è sempre in agguato, ma ecco il Boncompagni-pensiero sulla gestione del servizio pubblico di oggi
Capita di parlare, per un progetto che abbiamo in cantiere per TvBlog con un guru della televisione italiana quale è Gianni Boncompagni. L’inventore di “Pronto Raffaella?”, delle “Domeniche In” degli anni ’80, di “Non è la Rai” e dei tanti varietà della televisione italiana: da “Sotto le stelle” fino a “Macao”. Insomma uno che la Tv l’ha fatta e la conosce bene e che, pur avendo lavorato molto anche per la televisione commerciale, nel sangue ha certamente la Rai. La Rai di cui tanto si parla in questi giorni dopo le parole del primo ministro Monti da Fazio e che lo stesso Boncompagni chiama “Mamma Rai”, con cui ha iniziato a lavorare e con la quale ha certamente un rapporto speciale, infatti ci dice subito :
“Prima cosa che ci tengo a dire è che è dal 1961 che ho iniziato a lavorare alla Rai, un’azienda che io amo molto e che per me è veramente una mamma, perché mi ha insegnato tutto. Ho lavorato con grandi professionalità, per fare qualche nome: Emmanuele Milano, Brando Giordani, Paolo De Andreis. Detto questo, parlando della Rai di adesso, vedo in onda certi programmi e mi chiedo se c’è qualcuno che in Rai li guarda prima di mandarli in onda. Nelle mega riunioni al settimo piano di Viale Mazzini mi immagino tutti questi dirigenti che parlano ed il gran capo, disinformato ovviamente, che dice: Per alzare gli ascolti da febbraio facciamo tutti i programmi a colori! E tutti che applaudono…”
Come capita quasi sempre al personaggio, il paradosso prende il sopravvento. Sentite cari lettori di TvBlog, cosa immagina Boncompagni della Rai di adesso e precisamente della sede di viale Mazzini, patria dei dirigenti del servizio pubblico radiotelevisivo :
“Io immagino che la sede Rai di viale Mazzini sia vuota. Un enorme capannone desolatamente vuoto, con qua e là dei fuocherelli accesi perché non c’è riscaldamento e fa freddo. La immagino con tanta polvere ed occupata da alcuni extracomunitari che vi alloggiano, bivaccano, mangiano, dormono, con dei televisori accesi che diffondono le immagini dei programmi che vanno in onda e che nessuno guarda nè prima nè durante la messa in onda. Quindi per esempio non c’è nessuno che vedendo una cosa come “Mettiamoci all’opera” dice: ma che è sta roba? Un programma da arresti domiciliari. Una specie di terra di nessuno, in cui tutto è possibile e niente è possibile.”
Gli chiediamo poi se accetterebbe una chiamata da parte del premier Monti per una rifondazione della Rai:
“No, ma non lo so. Io credo che la televisione sia molto invecchiata. Ci sono questi telemorenti che la sera la guardano e che per ora la tengono in vita, ma i giovani non sanno neppure cosa sia. Ora c’è internet che sta abbattendo a morte la TV. La televisione oggi non credo abbia speranza, non ci sono persone in grado di rinnovare. Più che di me la TV oggi ha bisogno di un’anestesista, oppure meglio ancora di un medico che le pratichi una lenta eutanasia.”
Ma c’è qualcosa che Boncompagni salva della televisione di oggi ?
“Ci sono alcuni programmi che salvo, per esempio mi piace l’Eredità. A quell’ora sto facendo il tapis roulant e mi diverto ad indovinare le risposte dei quiz. Poi La7, ha parecchi programmi, dal Tg a Crozza che mi piacciono e che trovo piuttosto moderni. Si vede che c’è lì qualche cervello che funziona.”
Gli chiedo poi se c’è un programma del suo passato professionale che ricorda con piacere:
“Un programma del mio passato che ricordo con piacere e che mi sono divertito a fare è stato Macao. Era carino c’era una scenografia che avevo creato io, c’era Alba Parietti, c’erano quelle canzoncine. Poi ricordo un programma come Sotto le stelle negli anni ‘80. Rai1 mi disse che gli occorreva una trasmissione per l’estate da fare a Napoli entro 15 giorni ed io preparai quel programma con Mario Marenco ed il debutto di Isabella Ferrari, spendendo due lire. Sono sempre stato uno specialista nel creare trasmissioni a basso costo, rapidamente, la scenografia delle mie Domeniche in è sempre stata identica con quel fondale azzurro per tutte le mie edizioni, idem Non è la Rai, 4 anni con la medesima scenografia.”
C’è il tempo di una ultima domanda, un’idea per un programma nuovo :
“Ora non potrei fare nessun programma per la televisione, sarebbe intrasmettibile, arresterebbero me.”
Ecco un momento dello “spettacolo di emergenza” Sotto le stelle del 1981 diretto per la Rete 1 della Rai da Gianni Boncompagni con Mario Marenco ed una debuttante Isabella Ferrari :