Dieci anni senza Gianfranco. E Funari ci manca ancora tantissimo
Il 12 luglio 2008 se ne andava Gianfranco Funari. E non puoi non chiederti cosa direbbe oggi dell’Italia che ci circonda. L’uomo dalle tre fasi televisive, usò e venne usato dal piccolo schermo
Dieci anni. E la prima cosa che pensi è “già dieci anni?”. Sì perché di Gianfranco Funari sentiamo ancora la voce, percepiamo le espressioni, ricordiamo le battute.
Il 12 luglio del 2008 se ne andava. Non improvvisamente. La malattia aveva bussato alla sua porta molto tempo prima. Lui ci conviveva, la sfidava, forse la esorcizzava: “Io sto morendo, ho un pizzico di vita così. Ma non me ne frega un cazzo”.
Non puoi non chiederti cosa direbbe oggi dell’Italia che ci circonda. Lui, che l’esplosione di Beppe Grillo l’aveva appena assaporata coi primi ‘Vaffa Day’ e che della politica non era potuto andare oltre al bipolarismo destra-sinistra.
Ma pensi anche al caso Weinstein, all’insostenibile perbenismo di facciata che ha avvolto gli ultimi anni. E ti immagini un suo commento, un suo gesto di ribellione, mentre con le mani accarezza la sua barba bianca.
Funari è stato l’uomo dalle tre vite televisive. Cabarettista agli inizi, presentatore capace di stravolgere lo stile del piccolo schermo nel mezzo, santone-predicatore nei tempi supplementari.
Considerato populista prima che il termine entrasse nel lessico quotidiano, Gianfranco amava i dibattiti, gli scontri al limite del trash, la provocazione, il rapporto diretto col pubblico a casa. Parlava con la casalinga, a cui ammiccava e sorrideva. Scendeva al livello del telespettatore, normalizzandosi. In questa maniera generava empatia.
All’inizio del terzo millennio le sue uscite pubbliche cominciarono ad avvenire in coppia. Al suo fianco, infatti, apparve Morena Zapparoli, compagna molto più giovane di lui che non lo avrebbe più mollato. Al Senso della vita le dichiarò tutto il proprio amore, ovviamente a modo suo: “Da quando sta con me non mi ha lasciato un minuto. La lascio solo due ore al mese quando va a farsi dei colpi di sole. Che a ‘sto punto spero siano dei colpi di sole”. Decisamente più commovente l’altra dedica, che parve più un testamento anticipato: “Mi auguro di poter morire con tanta serenità da poter sottrarre a mia moglie con un sorriso il dolore che gli darò quando morirò”.
Nell’ultima fase, Funari usò la tv e viceversa. Da una parte l’indignato ‘incazzoso’, il tribuno del popolo che camminava munito di bastone puntando il dito contro la telecamera, dall’altra i talk – di qualunque rete – alla continua ricerca di imprevisti, colpi di scena, fuori programma. E chi meglio di lui poteva assicurarli.
Bazzicò spesso a Matrix, ottenendo carta bianca da Mentana, ma le vere perle le regalò da Piero Chiambretti a Markette. I loro incontri-scontri erano commedia pura: “Condividevo spesso quello che diceva, fingevo però un ruolo di censore”, confidò il conduttore.
L’epilogo nel 2007, con Apocalypse Show. L’avventura al sabato sera di Raiuno si rivelò un fallimento di ascolti e di critica. Il sofferente ruggito prima dell’addio. Che ancora oggi fatichiamo a digerire.
FRASI E BATTUTE CELEBRI
“La televisione è come la cacca. Si fa ma non si guarda”.
“Loredana Lecciso ha un potere. Sta in tv, spegni la televisione ma lei ci rimane. Ma come ca**o fa?”.
“Il podio dà importanza alla lettura della Bibbia. E pure delle ca**ate” (riferimento a Celentano, durante ‘Rock Politik’).
“Berlusconi è andato al potere con due grandi obiettivi: farsi i ca**i propri e quelli degli italiani. I suoi je so’ riusciti, i nostri un po’ meno”.
“Nella mia vita me so’ fatto due grandi scopate, Rai e Mediaset. Il resto tutte pippe”.
“A Berlusconi per la televisione gli dobbiamo molto. Abbiamo potuto scegliere. Voi non vi ricordate in Rai quando c’erano “Dadaumpa” con le calze nere e non se poteva vede’ manco er culo. Adesso se vede pure la cionna”.
“Dimmi te qual è il sinonimo della parola stronzo. Non ha sinonimi, se uno è stronzo non je posso di’ stupidino, si crea delle illusioni, je devo di’ stronzo”.
“Mastella è uno degli uomini più intelligenti della politica italiana. C’ha tre voti: un parente, la moglie e il suo”.
“Non sono stato mai donnaiolo, le donne che ho incontrato erano omaiole”.