Giancarlo Leone a TvBlog: La politica e la Rai? Rispetta chi si fa rispettare. Miss Italia torna in Rai? Eccellente opportunità
L’intervista all’ex dirigente della televisione pubblica
Lui è il Presidente dell’Associazione produttori audiovisivi, amministratore delegato di Q10 Media e da poco è stato nominato membro del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo, ma sopratutto è stato uomo Rai a tutto tondo. Giancarlo Leone ha infatti attraversato in lungo e in largo le stanze del potere della televisione pubblica, dove vi è entrato nel 1983. Coordinatore dei palinsesti, Amministratore delegato di Rai Cinema, capo di Rai intrattenimento, vice direttore generale, direttore di Rai1 ed è stato ad un passo dalla direzione generale della tv pubblica, dopo le dimissioni di Antonio Campo Dall’Orto, su richiesta dell’allora governo, carica che decise di rifiutare. TvBlog lo ha voluto sentire su alcune questioni televisive, anche di attualità, lui grande conoscitore del mezzo.
Allora direttore, come si sta lontano dalla Rai ?
Dopo 33 anni di impegni reciproci di grande soddisfazione, direi molto bene. Quando si ha la consapevolezza di aver dato tutto e ricevuto tutto, non si può che stare bene, sopratutto perchè ormai era giunto il momento di nuove iniziative imprenditoriali, la mia società Q10 Media e istituzionali quali la Presidenza dell’associazione dei produttori.
Come la vede da fuori oggi la televisione pubblica ?
Intanto devo dire che guardo meno la televisione rispetto a prima, ma è un fatto puramente tecnico. Ora ho semplicemente meno motivi di guardarla, prima essendo direttore di Rai1 dovevo controllare tutto quello che andava in onda. In generale posso dire che la Rai conferma una buona qualità della sua produzione con un valore aggiunto rispetto alla concorrenza, derivato ovviamente anche dal canone. Al di là dei gusti personali, il servizio pubblico continua a svolgere egregiamente il suo compito, potrebbe approfittare di questa occasione del rinnovo dei vertici aziendali con l’arrivo di Salini e Foa per accelerare il processo di rinnovamento.
Ed a proposito di rinnovamento Salini ha messo in piedi questo nuovo Piano industriale, che ne pensa ?
Lo trovo molto positivo. Ritengo che oggi solo le competenze professionali e produttive possono far diventare una televisione generalista, una televisione di qualità e non la tv del “generone”. La tv generalista con competenze orizzontali di genere che producano per conto delle reti, può essere la risposta adeguata alla grande trasformazione dei modelli produttivi in atto di questi tempi. Poi secondo me la Rai potrebbe anche focalizzare maggiormente la propria attività su un numero di canali indispensabili, perchè probabilmente oggi i 14/15 canali esistenti potrebbero essere troppi, sopratutto per una questione di costi. Concentrarsi quindi su un numero minore di canali sui quali investire di più, facendoli diventare ancora più forti, sarebbe a mio giudizio molto utile.
Il governo dell’epoca le aveva offerto la direzione generale della Rai dopo le dimissioni di Antonio Campo Dall’Orto, perchè rifiutò quella nomina ?
Avevo già intrapreso una storia di successo con Q10 Media ed ero Presidente dei produttori non sarebbe stato serio abbandonare tutto questo per una carica di prestigio durante la quale avrei anche dovuto gestire le elezioni politiche del marzo 2018 con con aspettative inevitabili che non avrei potuto soddisfare.
In questo periodo registriamo giornate calde sul fronte politico interno, come le sta raccontando la Rai dal suo punto di vista ?
Sono stato preso in questi giorni in tutta una serie di negoziazioni sindacali relative al rinnovo del contratto delle troupe del cinema e per questo non ho potuto seguire tutto, ma da quello che ho visto mi sembra che la Rai abbia svolto egregiamente il proprio compito di copertura integrale dell’informazione.
Ieri Luigi Di Maio, leader dei Cinque stelle, ha parlato di riforma Rai fra i suoi 10 punti per far partire un nuovo governo. Questo della riforma della tv pubblica è un leitmotiv del mondo politico. Quanto conta veramente la politica in Rai e come si dovrebbe evolvere questo rapporto secondo lei ?
La politica e i governi hanno sempre impresso la loro azione sulla Rai, non certo da oggi. Io conosco molto bene il tema essendo stato per 33 anni in quella azienda. La politica conta in Rai nella misura in cui i professionisti che sono nelle posizioni apicali di quella azienda la fanno contare. La politica cercherà sempre di essere invasiva e pervasiva, sta ai professionisti saperla limitare. La politica rispetta chi si fa rispettare, non rispetta chi decide di accettare supinamente i diktat che comunque la politica fa. E’ fondamentale che l’argine alla politica venga messo dagli stessi lavoratori che in Rai operano.
Quindi paradossalmente il modus operandi corretto di un dirigente Rai è quello di dire più no che si al politico di turno ?
Assolutamente. In questo modo si viene rispettati molto di più e si è in grado di agire con una maggiore autonomia. La cosa importante, secondo me, è che il manager televisivo della Rai non abbia fatto carte false per giungere a quella posizione, promettendo al politico di turno una massima fedeltà ai suoi ordini. Siccome per fortuna sono pochi quelli che adottano questo meccanismo, a tutti gli altri dico: abbiate meno paura, perchè la politica rispetta chi sa farsi rispettare. Spesso un no ha più valore di un si, sopratutto se è giustificato e motivato. Solo in questo modo si può arginare la politica in Rai.
Fra poco andrà in onda la serata per festeggiare gli 80 anni di Miss Italia ed a proposito di no, durante la sua direzione della Rete 1 si decise di non trasmettere più questo evento, quali furono i motivi che vi spinsero a quella decisione ?
Premetto che ho letto da più parti che la decisione di non trasmettere più Miss Italia su Rai1 sarebbe stata presa dalla Presidente Tarantola in accordo con il direttore generale Gubitosi, per una Rai più attenta all’immagine della donna. Devo dire invece che rivendico totalmente quella decisione, che è stata certamente supportata ed avallata dal vertice aziendale, ma è una decisione di totale competenza del direttore di rete, quindi mia. Allora, ancora lontana la fase del “Me Too”, ritenevo che era avvilente la rappresentazione preistorica della donna così come era stata compiuta negli ultimi anni in Rai con Miss Italia. Di fronte ad una sostanziale verifica di una impossibilità di modificare il modello produttivo di quella Miss Italia in un linguaggio che non fosse quello dell’esposizione di corpi femminili senza una adeguata modifica del format, che secondo me andava completamente rivisto, non è stato per me assolutamente difficile prendere quella decisione.
C’è stato quindi un tentativo da parte sua di far modificare l’impianto del format, prima di decidere di non trasmetterlo
Ho provato ma dopo poche riunioni ho subito capito che non era possibile modificarlo. Ero comunque convinto che altri soggetti, ma non il servizio pubblico, avrebbero potuto trasmettere Miss Italia. Ho notato però che da questo punto di vista anche Mediaset non ha ritenuto -diciamo così- di cogliere quella opportunità, lo ha fatto La7, dopo di che anche la rete di Cairo ha deciso di interrompere questa esperienza.
Come giudica la decisione dei vertici attuali della televisione pubblica di tornare a trasmetterla per festeggiare gli 80 anni del concorso ?
La trovo una eccellente opportunità per la Rai, per Rai1 e per Miss Italia di dimostrare che si può anche cambiare modello narrativo rispetto al racconto delle donne. L’idea di provare a raccontare ottanta anni di Miss Italia è giusta. Immagino che proveranno a farlo non solo con la storia di questo famoso concorso, ma anche cercando di individuare dei modelli di linguaggio più contemporanei rispetto all’universo femminile e che possano essere un nuovo inizio per un percorso di Miss Italia in Rai anche per i prossimi anni.
La Rai1 a flusso continuo che parte da Unomattina ed arriva fino a Porta a porta con i programmi contenitori di tutto, dall’antipasto al dessert, ha ancora senso oggi secondo lei ?
Nell’era del consumo a richiesta al quale ormai ci si sta abituando grazie alla presenza di nuovi canali distributivi: Netflix, Amazon, Sky Q, tanto per citarne alcuni, ci sta eccome un modello alternativo di un canale che abbia un flusso verticale dell’offerta. Oggi questo tipo di televisione è una alternativa ancora più importante rispetto a prima. In precedenza l’offerta lineare televisiva era quella dominante, con qualche spruzzata pay. Adesso fra l’offerta pay, quella on demand, quella dei canali tematici, la proposta televisiva lineare free, in questo caso di Rai1, può essere alternativa rispetto ad un genere che può diventare dominante, dunque ci sta eccome. Gli ascolti dimostrano che c’è ancora una larga fetta di pubblico interessato ad avere un rapporto di fidelizzazione con il canale.
Fa bene la Rai e la Rete 1 in particolare ad inseguire a tutti i costi i nuovi modelli narrativi tipici delle nuove piattaforme multimediali ?
E’ giusto che Rai1 non scimmiotti altri modelli di offerta che la stessa Rai, o altri canali distributivi, sono in grado di poter dare. D’altra parte va anche detto che in questo modello di offerta lineare mantengono la loro posizione centrale alcuni generi, mi riferisco in particolare alla serialità che ha dimostrato di essere vincente, la punta di diamante del canale , oltre che per alcuni programmi di intrattenimento. Rai1 secondo me fa bene a mantenere i vita questo modello ed alimentarlo semmai con volti nuovi, oppure con produzioni che possano essere sempre di più aggiornate ed attualizzate.
Come la disegnerebbe oggi Rai1 se dipendesse da lei, cosa lascerebbe e cosa toglierebbe ?
Rispetto troppo i professionisti che lavorano adesso in Rai per dire cosa mi piace e cosa non mi piace. Ritengo che i professionisti della Rai siano ancora in stragrande maggioranza li a fare bene il loro lavoro e quindi posso solo tifare per loro.