Da una parte la redazione che lo ha accolto trentenne e dove ha lavorato per dieci anni, dall’altra la novità che lo attende. Si snoda su queste coordinate la chiacchierata con Giammarco Sicuro, giornalista Rai, dal 2020 con la qualifica di inviato speciale. Infatti dopo dieci anni trascorsi al Tg2, da una settimana è approdato al Tg3, sempre nella redazione esteri.
Come è nata l’opportunità di questo cambiamento e come l’hai accolta?
È nata dal desiderio di cambiare ambiente di lavoro per trovare nuovi stimoli. Credo che sia sempre qualcosa di positivo potersi confrontare con colleghi diversi per ampliare così anche le proprie conoscenze. Ringrazio per questa opportunità il direttore Mario Orfeo e Flavia Paone, caporedattrice degli esteri.
Al Tg2 devi gran parte della tua crescita professionale. Nel post di congedo che hai pubblicato sui social parli di “maestri” trovati al tuo arrivo in quella redazione. Facendo tre soli nomi, chi sono stati?
L’arrivo al Tg2 è stato un momento di svolta nella mia carriera: sono arrivato che avevo trent’anni e venivo da alcuni anni di lavoro al TgR Toscana. In questi dieci anni ho ricevuto tantissimo sia da un punto di vista professionale che da un punto di vista umano. La mia prima caporedattrice in cronaca è stata Rita Mattei: con lei ho iniziato ad impostare il mio lavoro di inviato. Poi al suo posto è arrivato Francesco Vitale: anche lui mi ha sostenuto in questo percorso, permettendomi di viaggiare in Italia e di continuare ad approfondire svariati temi. Donato Placido, un collega ora in pensione da alcuni anni, che ha guidato Tg2 Dossier dopo Joe Marrazzo, mi ha insegnato invece a raccontare le storie sul lungometraggio, andando oltre al minuto di servizio che si fa per il tg. Questi sono solo alcuni dei tanti che mi hanno dato l’opportunità di imparare molto di questo mestiere.
Quali sono invece i sentimenti e le emozioni di questi primi giorni al Tg3?
Al Tg3 trovo una redazione, per quanto riguarda gli esteri, che cerca di dare un racconto più ampio possibile sui fatti del mondo. C’è un’attenzione particolare nel fare in modo che non ci sia nulla di non raccontato, con la consapevolezza dell’importanza che ha in questo momento storico l’attenzione nel racconto di ciò che accade fuori dai nostri confini. Ritrovo poi un senso di appartenenza nella vocazione ai temi sociali che ha da sempre il Tg3.
Lo scorso anno con Veronica Fernandes hai dato vita ad un appuntamento social, MappaMondi. Oggi queste dirette dedicate agli esteri che fate su Instagram sono un contenuto di RaiNews. Qual è stata l’idea originaria del format e perché avete deciso di trasformarlo in un prodotto da offrire alla Rai?
MappaMondi nasce dall’idea mia e di Veronica di dare uno spazio maggiore ai fatti che accadono nel mondo. È iniziato quindi come una serie di dirette settimanali dedicate ad un paese o ad un singolo tema che facevamo in maniera slegata dal lavoro in Rai. Il reparto digital di RaiNews ci ha poi proposto di realizzare questo format come suo contenuto. Ora MappaMondi è un format della Rai, che nasce sulle piattaforme social e rimane esclusivamente su quelle. Credo che sia sempre più necessario e fondamentale per la Rai essere presente con la sua informazione sui social.
Lo scorso 25 ottobre è stato pubblicato su RaiPlay Sound il tuo primo podcast. Come è nato Diario Latino – Un viaggio lungo la ruta panamericana?
Questo podcast nasce dal materiale che ho raccolto negli ultimi due anni di viaggio in America Latina. È un viaggio virtuale che parte dal Messico e si conclude in Argentina, attraverso le storie di persone e comunità che vivono in quei luoghi.
Alcuni mesi fa in un tweet chiedevi una maggior valorizzazione delle risorse interne, lamentando la scarsa attenzione che avevi ricevuto da parte del direttore di Rai Documentari. Ci sono progetti di carattere documentaristico a cui stai lavorando, sempre per la Rai?
Adesso mi voglio innanzitutto dedicare alle storie che mi verranno affidate all’interno della redazione del Tg3.