Home Gerry Scotti Gerry Scotti a Blogo: “Mio figlio a Lo Show dei record non è nepotismo. A 60 anni mi ritiro? No, ma…”

Gerry Scotti a Blogo: “Mio figlio a Lo Show dei record non è nepotismo. A 60 anni mi ritiro? No, ma…”

Gerry Scotti tra Lo Show dei record, Avanti un altro e il suo futuro in tv

pubblicato 17 Febbraio 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 18:26

Abbiamo conversato per qualche minuto con Gerry Scotti, a ridosso della prima puntata de Lo Show dei Record, il programma prodotto da Europroduzione e in onda stasera su Canale 5 alle 21.15, con liveblogging di Blogo. Ecco cosa ci ha detto, anche a proposito di Avanti un altro, Finalmente soli e del suo futuro in tv.

Cosa vedremo stasera?

Per fortuna non devo usare molte parole perché Lo Show dei record è un formato che voi conoscete bene da tanti anni e che c’è in tutte le televisioni del mondo. Mi capita per la seconda volta di condurlo, dopo qualche anno. Abbiamo cambiato molto l’impaginazione, visti i gusti televisivi attuali. Abbiamo aggiunto molto dietro le quinte sia prima sia dopo le esecuzioni delle prove. I tentativi di record a volte sono assurdi, a volte pazzeschi, a volte schifosi, a volte encomiabili, ma queste persone di solito hanno molto da raccontare. La loro peculiarità nasce da un qualcosa, da un difetto fisico, da una necessità, da un’idea, sono tante storie da raccontare. Non è soltanto vedere un record dopo l’altro, perché la fruizione di questo genere di spettacolo su internet è facilissima. La differenza è nel raccontarlo bene. Se mi permetti, nel raccontarlo meglio. Mettendoci dentro tutto quello che la narrazione televisiva può dare in più ad una semplice consultazione su internet. Resta comunque un grande show per tutta la famiglia.

E poi ci saranno le interviste.

Sì, sarà un momento particolare. Daremo grande spazio a persone che pur avendo grossissimi problemi fisici o di salute nella vita con la loro forza d’animo sono riusciti a detenere un guinness da primati. Queste sono le cose più belle da raccontare.

Ti aspetti che durante e dopo la messa in onda della prima puntata sui social qualcuno ti accusi di nepotismo o di aver fatto una raccomandazione per la presenza nel programma di tuo figlio Edoardo come inviato?

Bisogna andare a consultare il dizionario e capire cosa è il nepotismo: mettere in un’istituzione pubblica un proprio parente facendo saltare tutte le procedure. All’università o in ospedale. Il nepotismo nel mondo dello sport e dello spettacolo per fortuna non esiste. Ognuno ci mette la sua forza, la sua volontà. Nel caso di mio figlio più che nepotismo è opportunismo da parte della produzione che sapeva fosse in America in quel periodo e che non aveva modo né mezzi per mandare un altro dall’Italia. Te lo dico proprio sfacciatamente. È stato un loro modo di ottimizzare la presenza di Edoardo, che già conoscevano perché era venuto sul set nell’edizione precedente per farmi da interprete. Cenci e la produzione gli hanno chiesto se gli andasse di fare questi collegamenti dall’estero, non certo io. Io preferivo che venisse a casa e che andassimo a mare insieme, visto che erano già 9 mesi che non lo vedevo. Lui l’ha vissuta come una opportunità. A chi non piacerebbe a 22 anni di essere mandato in Cina? Voglio tranquillizzare tutti voi: metà di questa esperienza, in America, l’ha fatta coi soldi miei. L’altra metà con i pochi soldi della produzione, non con i soldi pubblici. Quindi usiamo la parola nepotismo quando ci sono di mezzo i soldi di tutti noi.

Intendevo nepotismo con un’accezione più larga, infatti ho aggiunto anche il termine ‘raccomandazione’. Perché immagino che questo si potrebbe leggere in rete e sui social…

Guarda, i palinsesti delle reti Rai e, probabilmente, anche delle nostre sono pieni di simpatici raccomandati o simpatiche raccomandate. La risposta più giusta l’ha data mio figlio: “Cercavano uno che fosse in America. Ero in America e visto che sono figlio unico hanno preso me. Magari avessi avuto altri fratelli avrebbero potuto scegliere”(ride, Ndr).

Ok.

La cosa che non mi fa preoccupare è che questa è stata una esperienza incidentale per Edoardo. Lui ha studiato come regista, vuole fare regista. Non conduce tutta la trasmissione, ma dei collegamenti di qualche minuto; continua a fare l’assistente alla regia, ora è in giro per l’Italia a fare Cucine da incubo con Cannavacciuolo. Ha in mente di fare tutt’altro, questo lo assolve da ogni responsabilità, evidentemente.

Passiamo ad Avanti un altro. Mi sembra che col passare delle puntate tu sia riuscito a fare tuo il format.

Era una delle scommesse di Paolo e degli autori. Al di là della facilità di dare retta a tutti coloro che si lasciano andare ai commenti, perché i social sono diventati un mondo di commentatori, l’idea l’abbiamo covata io, Paolo e i suoi più stretti collaboratori l’anno scorso per tanti mesi prima di fare 70 puntate. Se Paolo e tutti i dirigenti di Mediaset ed Endemol mi hanno chiesto di farne altre 100 quest’anno probabilmente è perché non sono degli sprovveduti, anzi. Il rischio maggiore l’ho corso, lo corro e lo correrò io nel mettere la faccia e il mio stile in un programma che ha la faccia e lo stile di un altro. Come è saltato all’occhio a te, spero sia saltato all’occhio di altri: ci stiamo riuscendo.


Insomma, il rischio di apparire un pesce fuor d’acqua lo avvertivi anche tu all’inizio?

Perbacco! Non solo lo avvertivo, ma ce lo avevo ben chiaro: ero l’unico che rischiava qualcosa.

Nel 2010 dicesti “Progetto di ritirarmi intorno ai 60 anni” (oggi ne ha 58, Ndr). E inoltre rivelasti di avere un “pallino per il talk show”. Confermi?

Sono vere tutte e due. Io dissi quella cosa quando un tuo collega mi chiese quando mi sarebbe scaduto il contratto con Mediaset; feci due calcoli e arrivai all’estate del 2016, quando compirò 60 anni. Lì mi lasciai andare ad una considerazione che vorrei che tanti facessero propria: forse a 60 anni nel mondo degli ospedali, dell’università, dei giornali, dell’industria e forse anche della televisione tanti potrebbero pensare di mollare e di dire ‘avanti un altro’ e ‘largo ai giovani’. Evidentemente uno come me che ha masticato questo mestiere per 35 anni non lascerà da un momento all’altro. La risposta giusta è: dai 60 anni in poi forse mi potrò concedere delle escursioni in generi e in orari che finora non mi avete visto praticare. La mattina, il pomeriggio, la seconda serata. C’è tanto spazio. In questo momento amo molto gli spettacoli fatti fuori, in esterna. Mi piacerebbe girare, fare programmi che portano i personaggi fuori dalla televisione. Promettere di ritirarmi no, perché forse non riesco a mantenerla, ma mi concederò dei tempi, dei modi e degli spazi diversi da quelli che finora ho occupato. Se riuscirò, eh. Magari a 60 anni e un giorno mi dicono ‘grazie e arrivederci’ e nessuno mi chiama più. Bisogna sempre metterlo in preventivo.

Deduco che anche il talk show faccia parte di questa tua voglia di sperimentare…

Sì, mi piacerebbe molto. Anche se ne abbiamo avuti tanti esempi. Ma il genere del parlare con la gente – possiamo dirlo anche in italiano – mi piace.

In un’altra intervista, più recente, ti dicesti pronto ad autoprodurre le puntate di Finalmente soli…

Tu sei l’ennesimo esempio: tutte le persone o gli addetti ai lavori che incontro finiscono con un’amara considerazione e mi chiedono ‘perché non fate più quella cosa là con la Maria Amelia Monti?’. Alla fine del contratto, quando sarò più libero di decidere altre cose, sarò disposto anche a produrla da solo pur di farla. Era una cosa bella, fatta bene, che ogni volta che viene utilizzata viene ancora guardata. Che non ci sia spazio nella televisione italiana per la sitcom – anche con tutti i sistemi di produzione e di ottimizzazione che esistono oggi – mi sembra strano. È un impegno che prendo con me stesso e con tutti quelli che me lo hanno chiesto alla fine di una chiacchierata. Ci proverò. Anche perché avrò nuove tematiche: i miei figli saranno diventati grandi, avrò dei nipotini. Andrò più verso Gino Bramieri o Sandra e Raimondo.

Solo per questioni di tempo non ti chiedo di Passaparola, ma sappi che lo avrei fatto…

(ride, Ndr) Quello fa parte del cassetto dei sogni. Ti ho già detto di Finalmente soli, un sogno alla volta, se no ti svegli sudato.


Insomma, se ho capito bene: alla scadenza del contratto con Mediaset tu sarai più libero e quindi non è escluso che ti si possa vedere su altre reti?

Questo non lo so, manca un anno e mezzo. Io so gli impegni che mi sono preso adesso. Mediaset sa cosa mi piacerebbe fare nei prossimi anni. Se riusciamo a mettere nero su bianco…. può darsi che accadano qui dove sono adesso. Perché no? Non metterei limiti alla Provvidenza. Ci sono tre reti più tutte le digitali… penso che uno spazio per le cose che voglio fare ci sia. Non è quello il problema, ma affrancarsi da una serie di impegni presi.

gerry scotti

Gerry Scotti