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Geppi Cucciari e la battuta su Cassano: “Non scherzavo sull’ictus”

La Cucciari spiega su Facebook che la battuta su Cassano non voleva essere un tentativo di scherzare sull’ictus

pubblicato 1 Novembre 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 02:17


Nonostante il tentativo (in parte riuscito) di mantenere uno stretto riserbo attorno alle condizioni di salute di Cassano per quasi due giorni, è ormai praticamente certo che il calciatore sia stato colpito da una forma di ictus ischemico. L’apprensione fra i tifosi (del Milan e del calcio inteso come sport capace di dare ancora emozioni aldilà della partigianeria) è tanta e la battuta pronunciata ieri da Geppi Gucciari durante il suo G Day ha scatenato i nostri lettori che si sono divisi in un sondaggio nel quale si chiedeva se quelle parole potessero essere intese come un incoraggiamento o fossero semplicemente di cattivo gusto.

“Sta meglio Antonio Cassano, ha sbagliato la sua prima consecutio temporum dopo il ricovero”.

La battuta, gusti personali, non mi sembra così divertente, ma c’è di più perché la Cucciari è personalmente intervenuta sulla bacheca Facebook del programma per precisare i termini della questione:

Io non rido delle disgrazie di nessuno, la battuta nasceva dall’opposto presupposto, ovvero che lui stesse meglio. Poi il sondaggio mette a scegliere non tra i fatti reali e il loro giudizio, ma offre la terribile opzione sopra citata ovvero che io scherzassi sull’ictus. Nel momento in cui l’ho detta le notizie erano buone. La parola ictus non l’ho usata e l’ironia sottintendeva le notizie del pomeriggio di una sua ripresa. Non ho fatto ironia sull’ictus,non è lecito che in tal modo sia posta la questione. Mi dispiace se qualcuno è rimasto male, ma rispondo di ciò che ho fatto, non di ciò che non è accaduto, e che non farei mai.

C’è poco da aggiungere, ma qualcosa c’è. La battuta è oggettivamente forte perché, anche se la parola “ictus” era stata scritta ufficiosamente dall’Ansa soltanto pochi minuti prima della trasmissione, di fatto cerca di fare dell’ironia partendo dall’uso “disinvolto” dell’italiano da parte di Cassano quando era già noto che il giocatore del Milan aveva sperimentato una difficoltà a parlare dovuta al malore. Siamo di fronte, a questo punto, ad un “involontario coraggio satirico”. Le battute, belle o bruttine, si possono fare su tutto, morte e malattie comprese, se qualcuno si offende c’è poco da fare: ci sarà sempre chi che avrà un po’ d’indignazione da sprecare, non possiamo pensare di continuare a far ridere con i peti e i doppisensi sulle suocere stile Zelig per sempre.

Ho sempre condiviso in merito il pensiero di Daniele Luttazzi (ammesso che almeno questa frase sia davvero sua): “La satira informa, deforma e fa il cazzo che le pare“.

Geppi Cucciari