Generazione Z, quando i giovani si trasformano in un pretesto per parlare di altro
A Generazione Z si parla di giovani, ma non ai giovani, che vengono per lo più utilizzati come pretesto per affrontare altri temi.
I programmi che vogliono parlare di giovani sono i primi che per definizione non parlano ai giovani stessi: questa è una verità sacrosanta che anche il nuovo Generazione Z di Monica Setta conferma. Se poi il coinvolgimento dei giovani in questione si limita a un minima rappresentanza in studio di tre ragazzi, con una di essi che in quasi sessanta minuti di trasmissione non riesce a intervenire neanche in un’occasione, la presenza si limita pressoché a un atto dovuto per legittimare il titolo del programma.
Non basterà di certo realizzare qualche servizio con voci di ragazzi raccolte nelle scuole e inserire costantemente il tema giovani nelle più disparate conversazioni per poter dire di parlare di giovani. Il parterre di ospiti, come vi avevamo anticipato, nella prima puntata è formato principalmente da figure politiche (da notare l’equilibrio compositivo che prevede, di fronte a tre figure dell’attuale esecutivo, una dell’opposizione) con le quali né si entra nel merito di questioni specifiche né avviene un vero confronto con i ragazzi presenti.
Ancora più marginale la presenza nel lato genitori di Monica Leofreddi e Milena Miconi, così come in generale risulta poco spontanea e fluida la costruzione complessiva della puntata. Monica Setta, ideatrice del programma, si affida all‘agenda politica per tentare di parlare di giovani, ma l’impresa, più che essere ardua, a tratti pare insensata. Non si cerca di scendere a confrontarsi con una generazione diversa dalla propria, ma si pretende che i giovani accettino di confrontarsi con quello che i “grandi” propongono loro e che magari si prendano anche qualche lezioncina su cosa sia la transizione ecologica.
Fra elogi al Presidente del Consiglio (“il premier Draghi è stato bravo!”) e immancabili citazioni del Pnrr, Generazione Z, che a volte è a un passo dal trasformarsi in un prodotto sposato dalla Presidenza del Consiglio come certe campagne pubblicitarie, si riempie la bocca di giovani, ma ben poco altro offre, se non la certezza che come in tante altre occasioni siano utilizzati come pretesto per arrivare ad altro.