Home Notizie Game Change: su Raitre l’ascesa e declino di Sarah Palin

Game Change: su Raitre l’ascesa e declino di Sarah Palin

Su Raitre Game Change, film-tv che racconta la campagna elettorale dei repubblicani americana di quattro anni fa, con Julianne Moore nei panni di Sarah Palin

pubblicato 2 Novembre 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 00:33

Un viaggio nei meandri della politica americana all’apice della sua intensità, ovvero durante le elezioni presidenziali. Ma anche la storia di come la politica contemporanea sia sempre più servile nei confronti di un sistema mass-mediatico che non vuole solo contenuti, ma anche una bella faccia da proporre alla gente. E’ questo “Game Change”, il bel film-tv della Hbo che Raitre manda in onda questa sera alle 21:05.

Tratto dal libro “Game Change: Obama and the Clintons, McCain and Palin, and the Race of a Lifetime” dei giornalisti John Heilemann e Mark Halperin, il film ripercorre la storia di come lo staff repubblicano, sostenitore del senatore John McCain, abbia cercato di cambiare strategia lungo il proprio percorso elettorale per togliere consensi all’avversario Barack Obama.

Attraverso un’intervista del 2010 rilasciata a “60 Minutes” da Steve Schmidt (Woody Harrelson), a capo della campagna di McCain, ci ritroviamo nel mezzo della decisione dello staff del senatore (i cui consensi dimostravano un calo a causa della crescente popolarità di Obama) di scegliere come candidato vicepresidente qualcuno che potesse competere con il carisma con cui il futuro presidente degli Stati Uniti riusciva a conquistare le folle.

Game Change
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La scelta, affrettata e poco ponderata, cade sul governatore dell’Alaska Sarah Palin, interpretata da una straordinaria Julianne Moore, vincitrice per questo ruolo agli ultimi Emmy Awards nella categoria Miglior attrice protagonista di un film-tv o miniserie.

La Palin, che all’apparenza sembra la scelta perfetta per sostenere McCain (Ed Harris), riesce subito a conquistare molte donne americane, che come lei vedono nella famiglia una delle colonne più importanti della società. Con i suoi cinque figli, di cui uno in Iraq, una incinta a sedici anni ed uno affetto da sindrome di Down, la Palin pare avere le carte in regola per affascinare gli elettori.

Ma questo non basta, almeno per il mondo dei media e della politica, che stana subito la Palin, rivelandone la debolezza su alcuni ambiti, come l’economia e la politica estera. Nonostante lo staff, di cui fa parte anche Nicolle Wallace (Sarah Paulson, ora in “American Horror Story”), si impegni per colmare le lacune del Governatore, la Palin inizia a mostrare i primi segni di cedimento di fronte allo stress ed alla mancata fiducia che lo staff stesso inizia ad avere verso di lei.

Anche questa scelta, è la tesi degli autori del libro e di Danny Strong, sceneggiatore del film (che è anche attore: lo abbiamo visto nei panni di Johnatan in “Buffy” ed in tanti altri telefilm), ha influito nella debacle dei repubblicani nelle elezioni di quattro anni fa. Rispondere al forte impatto che Obama stava avendo sull’opinione pubblica mondiale con un personaggio forte solo a livello di immagine, capace anche di insidiare lo stesso McCain cercando un’autonomia sempre più impensabile rispetto alle idee del senatore, non è stata la mossa migliore.

Il film, diretto da Jay Roach, prende inevitabilmente posizione, ma piuttosto che schierarsi nettamente da una parte o dall’altra, sembra voler criticare l’intero sistema politico e come i media riescano ad influenzarne le scelte. L’uso massiccio, nella pellicola, di spezzoni del vero Obama davanti a folle adoranti, e delle imitazioni della Palin firmate Tina Fey al “Saturday Night Live”, portano il pubblico a riflettere sulla nuova condizione della politica contemporanea, costretta a fare a pugni con un flusso di notizie ed immagini ingestibile e, quindi, pericoloso.

La politica si piega ai media, senza riceverne però trattamenti di favore: “Game Change”, premiato con quattro Emmy Awards (tra cui, oltre quello alla Moore, anche quello come Migliore film-tv) evidenzia ancora una volta come certi temi di attualità politica, seppur scottanti, possano essere trattati dall’industria televisiva quando si ha alle spalle una buona dose di preparazione, studio ed un cast capace di stare al gioco e regalare al pubblico ottime performance.



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