Gabriel Garko Vs Berlusconi: in Italia vince l’estetica della Mafia
Gabriel Garko è felice del boom di ascolti de l’Onore e il Rispetto 2 e dedica il successo al regista Samperi. Ma dice che lui l’altra sera in tv non si è visto la sua puntata ma Porta a Porta con Vespa e Berlusconi. Io penso che un po’ di zapping lo abbia fatto anche
Gabriel Garko è felice del boom di ascolti de l’Onore e il Rispetto 2 e dedica il successo al regista Samperi. Ma dice che lui l’altra sera in tv non si è visto la sua puntata ma Porta a Porta con Vespa e Berlusconi. Io penso che un po’ di zapping lo abbia fatto anche se non lo vuole ammettere. Comunque, la domanda da porsi secondo me è un altra, al di la del peso e probabile débâcle politica decretata dai dati Auditel dell’altra sera: perché il pubblico ha scelto di non vedere la trasmissione che Bruno Vespa ha dedicato alla ricostruzione post terremoto de L’Aquila con in studio la presenza del Premier Sivio Berlusconi e ha preferito seguire la fiction L’onore e il rispetto 2 su Canale5 in prima serata?
Garko risponde così al Corriere della Sera:
Oddio, ancora non mi rendo conto, questa cosa mi è caduta addosso così all’improvviso, aiuto. Ovvio però che sono contentissimo, vuol dire che la fiction era fatta bene. Perché il pubblico ha scelto me? La gente di questi tempi ha voglia di distrarsi.
Vero, in parte è vero che la gente ha voglia di divertirsi e che la fiction sia un buon prodotto. Ma la fiction in questione tratta un argomento grave per il nostro Paese: la mafia ci ha portato via pezzi di Stato e di Democrazia come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Faccio un passo indietro: tempo fa vi parlavo dell’iniziativa di tre pubblici ministeri, dunque magistrati, impegnati in procure calde come Palermo o Torre Annunziata che riferendosi alle fiction tv le accusavano di rendere bella e seducente la mafia. Puntavano il dito contro Il capo dei capi, che fu una delle fiction più seguite della stagione, considerato agiografico rispetto al personaggio del capomafia trattato. E forse, la riflessione richiesta dai tre magistrati, ha effettivamente necessità di essere affrontata.
Nel caso de l’Onore e il Rispetto abbiamo una scrittura meno profonda e ancorata alla storiografia di come fu quella riservata a Il capo dei Capi. I personaggi di Garko, Coppola o Autieri, non sono tagliati come tali ma sono tipologie: Tonio interpretato da Gabriel Garko evoca il mafioso secondo una certa idea mediatica che è oramai acclarata: bello, sfrontato, cattivo, doppiopetto gessato; con la coppola se veste casual. Leggero e stiloso come un modello di Dolce & Gabbana.
Ammetto di non immaginare neanche lontanamente come possa essere un mafioso reale. Ho conosciuto però qualche camorrista vero e le loro rappresentazioni più prossime sono quelle fatte nel film Gomorra di Garrone. Ecco, ciò mi lascia intendere, se tanto mi dà tanto, la distanza che dovrebbe intercorre, a spanna, tra ciò che potrebbe essere un mafioso reale e la tipologia rappresentata da Garko, ma anche dagli altri attori di rango, tra cui, Ben Gazzara, Angela Molina, Vincent Spano e Paul Sorvino. La reale negatività dei personaggi, le loro miserie e nefandezze sono diluite, nella rappresentazione del “tipo” piuttosto che del “carattere”, e ciò annacqua la necessità di rendere omogenea la performace. A cosa serve perciò che il dialetto parlato da Garko, sia corrispondente, poniamo, al palermitano o al catanese? A cosa serve che vi siano le esatte cadenze, intonazioni, parole? In fondo si evoca un “tipo” e non un “carattere” e dunque la traccia da lasciare può certamente essere meno precisa e cesellata. Senze entrare nel merito della recitazione e se sia risultata o meno efficace, ne l’Onore e il rispetto 2 si è lavorato all’opposto, per rimanere in Trinacria, del metodo adottato da Luca Zingaretti su Montalbano, dove l’attore ha lavorato di precisione e tecnica recitativa sul personaggio e specie sul carattere, riportando nella performance quanti più pezzi di realtà fosse stato possibile e ri-costruendo il profilo non solo recitativo ma psicologico, in una sorta di identikit al contrario.
Ne l’Onore e il rispetto2 , per usare un termine caro agli stilisti, si è preferito destrutturare i personaggi in favore di quegli scampoli di personalità che hanno profilato la tipologia di appartenenza; dunque non c’è un personaggio vero o verosimile nella fiction ma evocazioni di tipi che albergano nella memoria collettiva contemporanea. I “tipi” interagiscono tra di loro secondo circostanze tipo: il cattivo Tonio contro il buono Santi (anche il nome lo tipizza), fratelli Fortebraccio (seconda tipizzazione), ecc. ecc.
Così, L’Onore e il Rispetto2 trasla nella fiction una realtà che non esiste. Di certo, secondo il pubblico, la prima serata di Canale 5 è stata, probabilmente, meglio, ma molto meglio, della rappresentazione della realtà avvenuta nel salotto buono di RaiUno.