Perché mai dovrebbe risultare sorprendente che nel mezzo di una nuova terribile guerra in Medio Oriente, che rappresenta l’ennesima minaccia di un conflitto mondiale, ad impensierire il governo italiano siano fuorionda televisivi e scherzi telefonici che coinvolgono direttamente la Presidente del Consiglio? La sorpresa ci avrebbe colto se non avessimo vissuto in Italia negli ultimi 30 anni, durante i quali politica, televisione e social si sono intrecciati in maniera quasi mai del tutto trasparente, alimentando conflitti di interessi e meccanismi distorsivi della democrazia.
Certo, la curiosa vicinanza temporale tra il caso Giambruno e la faccenda dello scherzo russo ai danni di Giorgia Meloni non lascia indifferenti. A proposito di tempi, il comune denominatore delle due vicende è il ritardo con il quale entrambe sono state rese pubbliche. Antonio Ricci era in possesso dei fuorionda del giornalista Mediaset (risalenti a giugno) da settembre, la telefonata fake del duo comico russo è avvenuta oltre 40 giorni prima della sua diffusione. Dettagli che prestano il fianco a complotti più o meno realistici e a infinite speculazioni.
L’azione di Striscia la notizia è in realtà una manovra politica di Forza Italia per contro della famiglia Berlusconi contro il governo Meloni? Lo scherzo telefonico di Vovan (Vladimir Kuznetsov) e Lexus (Alexey Stolyarov) in verità è una sofisticata declinazione della propaganda putiniana che punta a indebolire una democrazia occidentale formalmente schierata dalla parte dell’Ucraina?
A proposito di domande, una decisiva ed evidentemente non innovativa l’ha formulata Lucio Caracciolo, fondatore e direttore di Limes, nella puntata di Otto e mezzo di giovedì su La7 commentando le parole pronunciate dalla Meloni al telefono con il finto politico di alto rango di un Paese africano: perché i politici pubblicamente dicono cose che non pensano? Cioè, qual è il vantaggio che pensano di trarre (o che traggono) da tale comportamento?