Nuovo numero oggi della seconda serie della nostra rubrica “Fuori gli Autori” e nuovo protagonista. Oggi il padrone di casa di questo nostro spazio settimanale è Furio Andreotti. Frequenta il corso di scenografia all’accademia delle belle arti di Roma, nello stesso periodo lavora come fotografo con l’agenzia d’arte La Gregoriana. Nel 1996 crea il gruppo teatrale “Compagine” insieme a Claudio Santamaria, Paola Cortellesi, Lucia Ocone, Libero De Rienzo, Lucilla Lupaioli, Alessandro Vannucci e Alberto Moretti. Sceneggiatore anche di lungometraggi: Scusate se esisto, con Paola Cortellesi e Raul Bova e Gli ultimi saranno ultimi con la Cortellesi, Alessandro Gassman e Fabrizio Bentivoglio.
Nel suo curriculum tanto teatro e tantissima televisione: dal recente “Laura & Paola“, passando per “Quelli che il calcio”, “Telethon”, “Zelig”, “Dopofestival” con Elio e le storie tese e molto altro. Spazio dunque a Furio Andreotti, buona lettura.
I gruppi lavoro
Al principio, quando mi hanno chiesto di scrivere per questa rubrica, devo ammettere di essermi sentito un po’ a disagio.
In parte perché per un autore l’ansia da pagina bianca è una costante e in parte perché non è nella mia natura parlare del mio lavoro.
Già, ma qual è la mia natura come autore?Riflettendo su questo ho realizzato quanto il mio personale percorso lavorativo abbia un’unica grande costante: i gruppi di lavoro.
Il “branco” è stato la spinta motrice che ha fatto nascere, ha protetto e ancora oggi alimenta ogni mia esperienza professionale.Questo è per me un mestiere impossibile da vivere in solitudine, sono poche le menti geniali che riescono a scrivere per la tv autonomamente e hanno, ovviamente, ammirazione e stima da parte mia.
Per quanto mi riguarda ho sempre sentito la necessità di gettarmi nel gruppo e di rendere l’esperienza di scrittura un fatto collettivo. Mi ha sempre eccitato lanciare le mie idee nell’aria affinché qualcuno le prendesse e le facesse sue, magari stravolgendole, oppure l’esatto contrario, raccogliere spunti di altre menti per cercarne una quadratura o un nuovo punto di vista.
Tutto questo ha sicuramente radici nei miei esordi teatrali, dove il gruppo, la compagnia, è alla base di qualsiasi messa in scena. Una formazione che poi ha sicuramente condizionato il mio modo di lavorare come autore televisivo e che sta caratterizzando anche la mia giovanissima carriera di scrittura per il cinema. Quando parlo di gruppi in tv, non intendo esclusivamente quelli formati da autori, registi e artisti.
Un cameraman che sussurra un consiglio su un’inquadratura può essere illuminante. Un reparto scenografia creativo e collaborativo che immagina una scena è indispensabile per poter stimolare la fantasia di un autore. E lo stesso vale per i costumi, le grafiche, le luci. Un bravo redattore che con una sua ricerca ti suggerisce una chiave diversa per il taglio di un’intervista. E non di meno, un direttore di rete o un produttore che con fiducia difendono il progetto al quale stai lavorando.
La compagine di persone che vogliono bene a un programma sono la stessa materia prima, pulsante, che ne assicura la buona riuscita. Al di là del prodotto.
Questo mi ha permesso come autore di essere professionalmente “onnivoro”. Un buon gruppo è quello che si concentra su un talk, che si diverte a scrivere un reality o che unisce le forze per creare un grande show.
In questi miei fortunati anni di lavoro sono centinaia le persone che mi hanno messo in crisi, mi hanno fatto cambiare idea, hanno minato le mie certezze. Ed è proprio a loro che voglio dire grazie.
Furio Andreotti
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