E’ uno degli autori storici di Carlo Conti. Con il deus ex machina del Festival di Sanremo ha fatto appunto il Festival, ma anche Tale e Quale Show e un po’ tutti i programmi condotti dal nuovo direttore artistico di Radio Rai. Emanuele Giovannini è oggi l’ospite ed il padrone di casa della nostra rubrica “Fuori gli Autori II”, a lui la palla, anzi la bicicletta e come direbbe Carlo Conti: pedalare!
Che lavoro fa il tuo papà?
La classica domanda che ogni maestra prima o poi rivolge ai bambini delle elementari. Facile rispondere, se tuo papà fa il medico, l’avvocato, l’impiegato, il muratore. Mia figlia rispose: papà fa le riunioni. Perché quel mestiere proprio non se lo ricordava, non era uguale a nessuno dei mestieri dei papà dei suoi compagni di classe e dato che a casa non sentiva parlare altro che di riunioni… – “Domani ho una runione”… “Posso parlare con papà?” – “Più tardi, ora sta in riunione”, – non poteva descrivere meglio di così un mestiere che, a tutti gli effetti, diciamolo una volta per tutte: è indescrivibile.
…Perché l’autore agisce in un limbo che sta tra il lavoro e il gioco, tra quel che si dice e quel che si vede, la sua abilità si misura spesso più nel sottrarre che nell’aggiungere. L’autore è, ma non è. Non c’è una carta che dimostra che sei un autore, non c’è una scuola, (e quelle che ci sono o si spacciano per tali, a poco servono), non ti puoi mica incorniciare la laurea da autore!
L’autore galleggia come un bastimento in mezzo al mare, qualcuno ha cominciato da mozzo, qualche altro l’ha preso all’arrembaggio, qualcuno ci si è trovato per caso, magari faceva l’autista, prima. L’autore è un misto di fantasia, d’intuito e di esperienza, ma in quali dosi non è dato sapere perché la ricetta non esiste, così come non esiste la ricetta per fare un programma di successo: spesso, coffessiamolo, trattasi solo di botta di fortuna!
Molto dipende da quello che macini da solo, magari quando stai sul divano, quando tua moglie ti dice che pure se stai a casa è come se non ci fossi… Ma molto dipende appunto dalle riunioni, perché l’autore gioca di sponda, la stupidaggine detta da te, rimbalza su di me e nasce un’idea. Chi sostiene che questo o quel programma è solo farina del suo sacco, che l’ha inventato lui, o se la tira un po’ troppo o dice una bugia.
L’autore è un po’ come l’allenatore di una squadra di calcio, deve impostare il gioco, creare gli schemi, infondere coraggio, dare risposte, centinaia di risposte. Finchè vince e ottiene risultati fila tutto liscio. Ma se la squadra perde, la mattina dopo meglio non entrare al bar… all’improvviso sono tutti allenatori!
“Vabbè, ma insomma, che fai? – ecco la domanda – Tu scrivi tutto quello che dice Carlo Conti?”. La gente non si capacita. E in genere il tuo “pubblico”, mettiamo a una cena tra amici, si divide tra quelli che volutamente ti ignorano, anzi, ostentano un certo disprezzo, dal sapore vagamente radical chic, perché “la televisione fa schifo” (“Aaah, io non la guardo!” “Sanremo? non ne ho vista nemmeno una serata”… ma poi scopri che ne sanno più di te che l’hai fatto)… e quelli che ti chiedono appunto “ma tu che fai? gli scrivi pure “buonasera”?
Certe volte, quando hai passato una giornata “no” o sei un tantino più stanco del solito, t’arrendi, getti la spugna e dici sì a tutto, sì, gli scrivo pure le virgole, sììì, la televisione è uno schifo, sììì è una vergogna che mi pagano per fare questo lavoro, sììì, vostro onore, se i giovani non leggono, se c’è la crisi dei valori, se non ci sono più le mezze stagioni e le calotte polari si sciolgono è pure colpa mia!
Oppure ti armi di coraggio e provi a spiegare che un programma nasce da lontano, da un’idea, da una chiacchierata, – (“I migliori anni”, ad esempio, uno dei programmi di maggiore successo di questo ultimo decennio, è nato in un pomeriggio assolato di luglio, a Castiglioncello, nel bel giardino della casa di Carlo Conti). Altre volte invece nasce da un altro programma che arriva dalla Spagna, dalla Mongolia, o dalle Antille francesi e devi trovare il modo e la ragione per cui possa piacere a un italiano.Provi a spiegare che gli autori sono un po’ come il motore di una nave che si mette poco a poco in movimento, provi a spiegare che spesso non scrivi neanche una parola, provi a raccontare l’importanza di una scaletta, quanto si lavora a spostare e invertire i blocchi per rendere il racconto fluido e sempre attraente. …Ma mentre parli li vedi i loro sguardi farsi liquidi, dietro le loro fronti leggi un pensiero: ma che dice questo?… e già ti aspetti la domanda successiva: “Ma com’è Frizzi? E’ simpatico come sembra? E la Clerici? La Marcuzzi? Hanno la cellulite?”.
Non vedi l’ora di tornartene in riunione, dove tutti sanno quello che fai e nessuno ti fa la morale su quanto fa schifo la televisione perché sono tutti tuoi “complici”, ma sopratutto nessuno ti chiede: ma che fai? scrivi tutto quello che dice Carlo Conti?
Emanuele Giovannini
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