Nasce a Livorno il 30 maggio 1961. Una Laurea in Giurisprudenza ma da sempre un grande amore per la Tv. Francesco Valitutti inizia a lavorare in Rai nel 1979 come programmista regista, documentari, consulenze e dopo una lunga gavetta (anche altrove) diventa autore televisivo. Da Sfide al Festival di Sanremo (2010, 2011 e 2012), da Ti lascio una canzone a Porta a Porta, da I Migliori anni a Novecento, da Techetechetè a Grazie a tutti (lo show di Morandi 2009) a Tutti pazzi per la Tele, da 50 Canzonissime a L’anno che verrà. E poi, 19 saggi di storia, sport e scienza pubblicati in gran parte con la Newton Compton. Lui è Francesco Valitutti ed è il padrone di casa di oggi, qui su TvBlog, della nostra rubrica “Fuori gli Autori”.
Impegno, passione e gioco di squadra
Da bambino guardavo Studio Uno, Canzonissima, Doppia Coppia, Speciale per voi…e volevo fare l’autore Tv. Da ragazzo guardavo Milleluci, Fantastico, Tante scuse, Mazzabubù…e volevo fare l’autore Tv. Poi sono diventato grande e ci sono riuscito….faccio l’autore Tv ! Solo che guardando indietro e pensando a chi erano ieri gli Autori…quelli con la “A” maiuscola…beh…provo un senso sincero di imbarazzo. Un imbarazzo che non nascondo agli altri e non nascondo a me stesso, mai. Così ho cercato di trasformarlo in qualcosa di utile. Uno stimolo continuo, un dovere a non sedermi, a non dar nulla per scontato, a cercare di migliorarmi.
Ho quattro regole e a queste non derogo mai : impegno, passione, rispetto e gioco di squadra. Perché se c’è una cosa che ho capito bene è che questo mestiere può essere vincente solo se affrontato insieme a tutti i compagni di lavoro di tutti i reparti. Non amo chi trascura questi aspetti e non amo chi si sente “fico” perché è autore (probabilmente in quel caso “fa” l’autore, che è una cosa molto, molto diversa).
Pensieri a parte, principi a parte, mi hanno chiesto in queste righe di esprimere anche un parere su cosa penso del mestiere di autore oggi. Format o non format, questo è uno dei dilemmi tanto dibattuti. Personalmente non credo a formule universali. Non credo a frasi come “tutto ormai è format” o “il varietà è morto”. Format o non format per me non è il problema. Televisione vecchia o televisione nuova per me non è il problema.
Io credo che lo spettatore voglia essere portato all’interno di un racconto, proprio come accade con un buon film o buon libro. Un racconto capace di emozionare e di sorprendere. Credo quindi in una televisione pensata e scritta. E troppo spesso la fretta, l’affastellarsi spesso ingordo di più produzioni insieme mette noi autori nella condizione sbagliata. Rallentare in nome della qualità, insomma. Ma i tagli al budget dei programmi restringono il campo delle possibilità si sente dire in giro da più parti, e invece penso che la ristrettezza del budget possa essere un’occasione : perché se non hai i soldi per il mega ospite, ad esempio, devi farti venire un’idea. E di idee non ne avremo mai a sufficienza.
Una parola, infine, per i blog televisivi…anzi… per i commentatori dei vari articoli. All’indomani di una sfida televisiva mi diverto a leggere i tanti commenti, tra i quali puoi trovare spunti, proposte, provocazioni interessanti ma anche aspetti che non riesco proprio a condividere : mi riferisco all’ esagerata contrapposizione, faziosa a livelli che neanche il calcio, tra sostenitori di questo o quel programma che finiscono per dipingere un quadro assolutamente falso.
Un esempio. Da anni sono autore di Ti lascio una canzone e da anni dobbiamo affrontare la corazzata di C’è posta per te. A leggere i blog la domenica mattina sembra una guerra, ma vi assicuro che all’interno delle “trincee” non è affatto così. Noi di Ti lascio una canzone nutriamo un profondo rispetto e una profonda stima per la squadra di Maria De Filippi, e il sapere di affrontare i migliori è un motivo d’orgoglio e uno stimolo in più.
Perciò agli accalorati animi di taluni commentatori propongo una maggiore leggerezza. In televisione non salviamo vite nè garantiamo la sicurezza di vite altrui. Noi che facciamo televisione (non mi riferisco ai giornalisti) siamo in fondo soltanto i giullari dell’anno Duemila.
Per cui…buona televisione a tutti (se non avete altro da fare).
Francesco Valitutti