Il padrone di casa della puntata di oggi di “Fuori gli Autori” qui su TvBlog è Claudio Fasulo. Ha esordito nel magico e rutilante mondo dello spettacolo nei primi anni ottanta come DJ radiofonico in una piccola emittente di Bologna, Radio CBS (ce lo racconterà lui stesso). Poi si trova a giocare nella serie A della nostra televisione grazie a Fabrizio Frizzi, che lo chiama a Roma per lavorare con lui. In seguito diventa autore di alcuni fra i più celebri spettacoli di varietà di Rai1, collaborando con Adriano Celentano, Pippo Baudo, Raffaella Carrà, Gianni Morandi, Giorgio Panariello, Antonella Clerici, Milly Carlucci e molti altri. Dal settembre dello scorso anno è capostruttura dell’intrattenimento di Rai1. Fasulo ci racconterà degli inizi della sua carriera, della gavetta, ma soprattutto di come dovrebbe essere, a suo modo di vedere, il ruolo dell’autore televisivo. Spazio e parola dunque oggi a “Fuori gli Autori” a Claudio Fasulo.
La Radio, la gavetta, il buon senso
Sette meno venti del mattino, inverno,Bologna.
Un freddo cane, ma con la Vespa arrivo in radio più in fretta, e mentre accendo la prima coppia “caffè + sigaretta”, ho qualche minuto in più per sfogliare il giornale e capire che rotta prenderà stamattina il mio programma.
Sigla alle 7 in punto.
Tre ore in diretta, tutte le mattine, per dieci anni, a suon di hits e cazzeggio sull’attualità.
La migliore palestra possibile.Quella che ti fa imparare a costruire un intervento, tesi/svolgimento/antitesi (se serve) e chiusa finale, possibilmente con sorriso.
Ci sarà un motivo se la stragrande maggioranza della nostra generazione, post Arbore e Boncompagni (geni assoluti, fondatori della materia) è nata in radio. Autori e conduttori, conduttori partiti come autori, autori che avrebbero voluto fare i conduttori, futuri produttori che hanno lavorato sulla loro passione e si sono scoperti abilissimi organizzatori, talent scout, sapienti interpreti del gusto del pubblico.Il nostro è il mestiere più bello del mondo (sono io l’autore “anziano” di cui parlava qui un collega, qualche giorno fa).
Chi – come noi – è riuscito a tradurre il proprio entusiasmo in un mestiere vivo, appassionante, divertente e gratificante?
E oltretutto, senza le immense rotture a cui vanno incontro i personaggi pubblici, costretti a nascondersi e fuggire dall’invadenza e dalla maleducazione loro malgrado (quasi tutti, a qualcuno piace pure …). Un grandissimo piacere con un altissimo carico di responsabilità.Chi, fortunato come noi, riesce a esprimersi in serie A, con i più bravi professionisti di ogni settore e davanti al pubblico più attento e intransigente, deve avere sempre ben chiaro un punto: le parole, i concetti, le situazioni e le immagini che pensiamo e creiamo, entrano nelle case come dinamite, una potenza devastante che noi, a monte, col dito sul grilletto, DOBBIAMO gestire e controllare, modulare e indirizzare.
Non tutti hanno i mezzi (in tutti i sensi, etici, fisici, economici) per interpretare, filtrare, decifrare, respingere quando serve.
Non raccontiamo balle. Senza andare a cercare episodi eclatanti, la nostra società è spesso sintomo e conseguenza di pessimi esempi, segnali dannosi. Circondati come siamo da stupidaggini elette a modus vivendi. Senza scomodare il maestro Manzi, meglio magari fare un punto in meno di share ma prendere una decisione di cui non vergognarsi. Non credete? Intrattenimento, ma col cervello.Secondo me, alla resa dei conti il problema sta tutto qui, e non è acqua calda. Saper vendere le scatolette … ma con classe e contenuti.
In 25 anni ho conosciuto tanti tipi di autori tv, quelli di struttura e quelli di scrittura, chi è bravo a fare il cast, chi a fare ricerche e chi ne sa di musica, chi ha trovate geniali e chi non riesce a non essere prevedibile, chi conosce la storia del varietà e chi il futuro della comunicazione … ma c’è una grande, fondamentale categoria di autori della quale proprio non potremmo fare a meno (noi addetti ai lavori e noi spettatori della tivvù): la categoria degli autori “responsabili”, coloro che sanno ideare un progetto, sanno come renderlo interessante senza “svenderlo” culturalmente, sanno che “commerciale” non deve necessariamente far rima con “triviale”, e che “accattivante” può stare bene con “pensante”.
Imprevedibile ed intrigante, roba che arricchisce senza noia.Non fate quella faccia. Non siate scettici.
Giuro che di autori “responsabili” ne conosco parecchi.
Vabbè, diciamo che ne conosco … qualcuno :-). C’è chi ha cominciato prendendo il motorino alle sette del mattino, qualcuno ha preso l’autobus, qualcuno anche la macchina di papà.
Ma quasi tutti hanno in comune la stessa ricetta (apparentemente) semplice: radio, gavetta, buon senso ….Claudio Fasulo