FUGHE (1) : sciopero e voglia di mondi e tv migliori…anche prima di Saviano
Fa una certa impressione vedere o ascoltare i canali tv e radio della Rai per lo sciopero di venerdì 10. Non è la prima volta e non sarà certo l’ultima. Spingendo i bottoni e trovando l’anonimato o il silenzio (o quasi) o le immagini vuote ( o quasi) mi è voluto l’idea di ragionarci su.
Fa una certa impressione vedere o ascoltare i canali tv e radio della Rai per lo sciopero di venerdì 10. Non è la prima volta e non sarà certo l’ultima. Spingendo i bottoni e trovando l’anonimato o il silenzio (o quasi) o le immagini vuote ( o quasi) mi è voluto l’idea di ragionarci su.
Cosa sono gli scioperi oggi come oggi? Sono protesta certamente, convocazioni di massa per sentirsi un pò meglio contandosi e mettendo in stand by il padrone di turno, anelli di dissenso sparsi nella minestra quotidiana della vita sociale, anelli a volte di fuoco, anelli volte di fumo. Fumi da parte e controparte in lotta.
Eppure penso alla tv di questi anni, e non sono pochi: bisogna andare molto indietro, almeno di dieci-quindici anni. Mi si affaccia alla mente una strana idea che nasce dai titoli di tante trasmissioni che vanno in onda su tutti i canali della nostra ghigliottina televisiva quotiana.
Ne faccio alcuni, partendo dagli ultimi entrati in scena.
“Vieni via con me” non è solo in titolo di una canzone e di un programma è letteralmente un invito a seguire qualcuno (io seguo Saviano e un pò meno lo stagionatissimo Fo o il clown d’altri tempi ma moderno Paolo Rossi) in direzioni diverse, non sempre specificate, tutte riscattate dalla parola e dagli occhi onesti di Saviano.
“Exit”, uscita, in cui può capitare di vedere una raccapricciante discussione sulla sinistra, giudizio che riguarda non tanto conduttrice o autori quanto i partecipanti al dibattito che si sono rivelati il fior fiore del nullismo o dell’abbaio, e spiace che vi sia stato coinvolto il bravo Luca Ridolfi. Da scappare a gambe levate dalla discussione ma, senza forse, anche da esponenti della sinistra che stanno a zero.
“Anno zero”, trasmissione che viene trasmessa da anni e che continua a mietere consensi e a vedersi di fronte ostacoli, freni, minacce, polemiche. Sappiamo di che tratta. Quello zero non è un voto alla trasmissione ma al mondo in cui vive e campa, o meglio è costretta a campare.
Si chiamava il “grado zero” la voglia di fare negli anni Sessanta tabula rasa del vecchiume non solo culturale ma anche politico ( i matusalemme di ieri sono ancora quelli di oggi) per partire meglio verso il domani. Siamo ancora lì, allo “zero”. Che è il voto di milioni di cittadini, disertando sempre più numerosi alle urne, danno alle corresponsabilità p o l i t i c he della situazione di crisi cupa; che è il voto tappandosi in naso di chi va a votare senza troppa speranza; che è il voto al nulla delle idee e delle soluzioni condivise, alla luce del sole, sole che tramonta sempre più in fretta dietro le montagna di monnezza generale.
“Chi l’ha visto?”, un’altra trasmissione di ieri che continua a ottenere ascolti. Perchè? Perchè racconta la scomparsa di gente d’ogni tipo o estrazione? O perchè, azzardo, a parte i fatti di cronaca nera in cui crogiolarsi, siamo tutti desiderosi di prendere il largo e mimetizzarsi nella repubblica degli scomparsi? Ecco una metafora in cui siamo virtualmente protagonisti o co-protagonisti. Il virtuale a lungo diventa reale.
“Matrix”, trasmissione di Canale 5 inventata da Mentana che tutti continuano a chiamare Chicco, anche se ha i suoi anni. E’ un titolo preso di peso da un film di fantascienza che ebbe successo e un seguito. Matrix, ovvero matrice. Ecco un’altra metafora che è venuta da un titolo apparso suggestivo, punto e basta, almeno credo. Invece la metafora vuole che la tv, anzi le tv, senza distinzione, propongono di considerare matrici proiettate in avanti, lontane, nel tempo. Come dire che della realtà, della situazione si può farne soprattutto monnezza con inutili discussioni e inutili, o quasi, talk show, i cosidetti appofondimementi, ovvero in discese a volo libero nelle cloache massime o minime di un paese senza troppe idee, abbarbicato alla cronaca nera e non vera, al politichese, al sensazionalismo, e così via… Matrici o motori per il desiderio di fuga o fughe…
Leggo che i giovani scappano dalle tv e si tuffano nei computer, tentando di resistere ed evitare il risucchio delle voglie di andare via, scomparire, dichiararsi fuori, non partecipare. E dire che il grande Gaber cantava: libertà è partecipazione, sembra ieri, e invece è o sembra archelogia. Sono calati gli anni fossili calati a sinistra, a destra, al centro come slavine. Scappi chi può. Pare.
Io non scappo. Sono qui. Voglio starci e non raccogliere inviti alla fuga,a farsi di burro. Sono sicuro che neanche voi, di Tv Blog, avete voglia di sciogliersi nella corrente dei golfi ideologico-social-politici, nel mare dominato da navi con assurdi nocchieri senza il senso del ridicoli, legati a timoni rotti, in mezzo alla tempesta.
Italo Moscati