Frequenze Tv – Il governo riformula l’emendamento “Salva Rete4”
Sono stati giorni di battaglie in Parlamento per questioni televisive, in particolare per questioni che riguardano l’ormai celeberrimo caso Rete4 vs Europa7, per il quale l’Italia è stata richiamata dall’Unione Europea. Il 31 gennaio del 2008, in particolare, l’Unione Europea si esprimeva con una sentenza perentoria che recitava: Il regime italiano di assegnazione delle frequenze
Sono stati giorni di battaglie in Parlamento per questioni televisive, in particolare per questioni che riguardano l’ormai celeberrimo caso Rete4 vs Europa7, per il quale l’Italia è stata richiamata dall’Unione Europea. Il 31 gennaio del 2008, in particolare, l’Unione Europea si esprimeva con una sentenza perentoria che recitava:
Il regime italiano di assegnazione delle frequenze per l’attività di trasmissione radiotelevisiva è contrario al diritto comunitario.
Nei giorni scorsi, l’emendamento proposto dal governo che stampa italiana e opposizione hanno ribattezzato salva Rete4 è stato oggetto di forti discussioni e di un’opposizione ostruzionistica. In particolare nel suo comma 3, quello che di fatto consentiva a tutti i soggetti che ne hanno titolo – si legga: tutti coloro che occupano di fatto le frequenze televisive a disposizione – di proseguire le trasmissioni fino al 2012, anno dello switch off al digitale terrestre.
Eliminato il comma 3, l’Italia deve ancora delle risposte all’Unione Europea. Un portavoce della commissione giudicante dichiara, a proposito della procedura di infrazione aperta nei confronti del nostro paese a proposito della normativa per l’assegnazione delle frequenze televisive introdotta dalla legge Gasparri:
Il caso è ancora sotto esame, non abbiamo deciso se deferire o meno l’Italia alla Corte di giustizia […] Aspettiamo dalle autorità italiane comunicazioni ufficiali
Comunicazioni che avrebbero dovuto giungere entro settembre dello scorso anno e che non hanno mai trovato una soluzione. Il rischio è quello, strombazzato ai quattro venti, di sanzioni pesantissime.
La politica dovrà al più presto fornire elementi concreti per risolvere la questione, prima che una questione annosa, irrisolta per motivi ancora oscuri – dolo? colpa? incapacità? impossibilità? ai posteri l’ardua sentenza – ricada definitivamente sulle casse dello Stato.