Frequenze tv: AgCom esclude Rai, Mediaset e Telecom
Ieri l’AgCom ha approvato il provvedimento con il quale sono state fissate le regole per l’asta delle frequenze tv.
L’Agcom, guidata da Angelo Maria Cardani, ha dato il via alle regole per l’asta delle frequenze. La notizia più rumorosa è l’esclusione di Rai, Mediaset e Telecom Italia (le prime due hanno quattro multiplex del digitale terrestre, mentre quest’ultima ne ha tre – il regolamento approvato esclude gli operatori che ne hanno tre o più) e invece la possibilità di partecipare per Rete A (De Benedetti), Sky (Murdoch – potrà acquisire una sola rete, in quanto detiene oltre il 50% sul digitale terrestre), Rete Capri e anche per La7 di Urbano Cairo, nelle modalità e nella misura di cui scriveremo di seguito.
In realtà c’è da segnalare che con questo provvedimento non è escluso che all’asta si presentino ‘amici’ di Mediaset o di altri colossi che poi cedano agli stessi una rete. A questo punto però i big sarebbero tenuti a cedere almeno il 40% della capacità trasmissiva della quinta rete acquisita.
Il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, che un anno fa cancellò il famoso beauty contest che avrebbe assegnato gratuitamente le frequenze, a Radio Anch’io ha commentato la notizia escludendo la possibilità che la questione della vendita delle frequenze tv sia lasciata al suo successore e ipotizzando i tempi di attuazione:
Ci vogliono fisicamente 30-40 giorni. Ma certamente non passiamo la palla avanti. Mettiamo immediatamente in moto la messa a punto del bando e del disciplinare per completare l’operazione.
Cardani in un’intervista rilasciata a La Repubblica ha rivendicato anche un altro successo che ieri l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, con il voto unanime dei cinque componenti, ha raggiunto. La soluzione del problema delle interferenze tv:
Avrà letto, nei mesi scorsi, di famiglie impossibilitate a vedere le partite della Nazionale dagli schermi Rai. Il segnale non c’era o era agonizzante. Avrà sentito della famiglie francesi, croate e maltesi che si sono ritrovate i programmi di Mediaset sul loro televisore, perché il segnale valicava i confini e invadeva le nazioni.
Insomma, disagi non solo per gli utenti ma anche per le imprese editoriali. Che saranno ormai solo un ricordo:
L’asta frequenze – nella precedente versione di questo provvedimento – prevedeva la vendita di ben 6 reti nazionali o multiplex. Troppe. Noi riduciamo le reti in vendita, dalle sei originarie, a tre sole. Per favorire questa operazione, peraltro, la Rai ci ha restituito un suo canale. E noi in cambio abbiamo consolidato altre sue reti con robuste iniezioni di frequenze.
Quindi la messa in asta riguarderà i soli tre multiplex a 20 anni (L1, L2, L3), quelli meno pregiati, mentre i lotti della banda 700 Mhz restano a disposizione della banda larga mobile. Potranno concorrere per tutti e tre i lotti disponibili i nuovi entranti o i piccoli operatori (chi ha solo un multiplex); per due lotti gli operatori già in possesso di due multiplex (gruppo Repubblica-L’Espresso). Dall’asta si dovrebbe ricavare una cifra inferiore ai 250 milioni di euro, ma entro il 2018 ci sarà l’asta dei 30 megahertz per il mobile con la quale si potrebbe arrivare anche a 1,2 miliardi.
Foto | TM News