Freccero, la Tv, la droga, l’anima ed il capolinea (di Vespa)
Riflessioni del consigliere di amministrazione della Rai sul caso Vespa-Riina
Come accade di sovente, quando parla di televisione uno come Carlo Freccero emergono delle verità. Spesso sono delle verità scomode, ma certamente che rispecchiano il “dorato” mondo della televisione più di analisi ed analisi fatte da sedicenti esperti del piccolo schermo. Oggi, leggendo l’intervista pubblicata dal quotidiano Corriere della Sera al consigliere di amministrazione della Rai, mi è passata per la mente l’immagine che chiudeva la puntata speciale di Blob, dedicata ai 25 anni di questa onorata trasmissione televisiva.
Si vedeva Pippo Baudo che in slow motion prendeva fisicamente a martellate un televisore. Praticamente la televisione che distruggeva la televisione, o se preferite “non avrete altra televisione all’infuori di me“. Freccero oggi nella chiacchierata con Giovanna Cavalli, a proposito della “famigerata” puntata di Porta a porta con ospite il figlio di Salvatore Riina spiega:
“Vespa è a fine carriera. Al capolinea. Mi ha confidato: “Carlo, io ho una carriera alle spalle”. Se fosse stato giovane quella puntata l’avrebbe cancellata, ora invece va a sbattere contro il muro a tutta velocità. Quelli come noi, arrivati ad un certo punto, provano una pulsione distruttiva, un cupio dissolvi”
Ed ancora aggiunge per spiegare meglio il concetto:
“Chi è vittima del proprio narcisismo, pur di marcare il territorio è pronto a morire. Perlomeno chiude da eroe e non da servitore.”
Sulla scelta di fare quella puntata Freccero dice :
“Bruno non ha sbagliato, l’ha fatto per la sua carriera, che vale più di tutto. E io lo capisco, avrei fatto lo stesso e l’ho fatto. Quell’intervista con Travaglio la tenni nascosta, quando scoppiò il casino io gongolavo. Noi siamo malati, la tv per noi è come l’eroina, è una droga che ti dà tanto, ma ti porta via l’anima, ti ruba tutto”.
Frasi forti, ma che rispecchiano fedelmente la maggior parte del mondo della televisione. Il direttore generale ieri in Commissione Antimafia ha ribadito che uno dei suoi compiti sarà quello di inculcare nella mente di chi lavora per la televisione pubblica, che lo share non deve essere l’unico metro di giudizio per un programma televisivo. Ecco, la battaglia più importante sarà proprio questa, se sarà una missione impossibile oppure no, lo scopriremo nei prossimi mesi.
Intanto la verità in faccia -di adesso- è quella di Carlo Freccero.