Francesco Merlo a Blogo: Il mio abbandono, il rapporto con Campo Dall’Orto. In Rai tante professionalità inutilizzate
Il colloquio con Francesco Merlo dopo il suo addio alla Rai
La notizia è di venerdì e riguarda il collaboratore della direzione editoriale per l’offerta informativa Rai Francesco Merlo che ha deciso di lasciare l’incarico. “Speravo di aiutare il giornalismo della Rai a liberarsi della soffocante dipendenza della politica. Vado via perché questa missione è impossibile“. Queste le parole di Merlo rispetto alla sua decisione di lasciare la televisione pubblica.
TvBlog lo ha contattato per capire meglio le sue motivazioni, per parlare di questa sua esperienza in Rai che -come ci dice- non è stata solo negativa, ma che gli ha dato modo di conoscere anche tante potenzialità nascoste e poco utilizzate all’interno dell’azienda radiotelevisiva pubblica. Citiamo per esempio Loris Mazzetti, Pino Corrias, Marcello Masi, Diego Antonelli, Frediana Biasutti, Cristina Bolzani, Paola D’Angelo e Valentina Dellorusso, solo per fare alcuni nomi del grande “universo nascosto” che vive e lavora, fin troppo silenziosamente, all’interno della grande azienda radiotelevisiva pubblica.
Iniziamo il nostro colloquio con Merlo proprio dalla “missione impossibile” di riformare e modernizzare l’informazione della televisione pubblica.
E’ veramente una missione impossibile lavorare in Rai rispetto all’incarico che avevi ?
Si,altrimenti non me ne sarei andato. Era un incarico bellissimo ed affascinante e l’ho accettato preferendolo ad altre lusinghiere proposte che avevo in quel momento. L’ho accettato perchè avendo scritto molto severamente di Rai, aveva un sapore di sfida che mi piaceva moltissimo. La presenza di Carlo Verdelli, grande giornalista e persona assolutamente indipendente, è stata determinante per accettare l’invito.
Che clima avevi trovato in Rai ?
In Rai con Carlo Verdelli, ho trovato grandi professionalità, a riprova che in Rai ci sono bravissimi giornalisti spesso sottoutilizzati o messi in un angolo. Ho avuto l’onore e il piacere di lavorare in questi mesi con gente da coltivare e gente già coltivata. La missione era quella di riformare l’informazione Rai e liberarla dalla politica. Ebbene, sono riusciti ad attribuire a noi anche le peggiori decisioni politiche. Alla fine mi sembrava di vivere un altro capitolo del Gattopardo
Il piano che avete elaborato era quello uscito sull’Espresso ?
Il piano uscito sull’Espresso, per quanto ne so, è una bozza vecchia e non è quello definitivo poi consegnato. Bocca, si sa, è bravissimo, e lo ha dimostrato anche in questo caso. Ma io penso che chi ha dato quel materiale al giornale voleva creare delle reazioni di risentimento contro di noi che lo avevamo scritto. Lo hanno dato per bruciarlo.
Ci sono riusciti?
Non completamente. Ma il punto dolente è che il Piano non è rivendicato e difeso da chi lo ha commissionato.
Qualche maligno poi allude al fatto che potreste essere stati voi a dare le carte all’Espresso
Al di la della calunnia, che porterebbe questo maligno in tribunale, c’è l’inverosimiglianza della cosa.
Nelle pagine pubblicate dall’Espresso vengono anche espressi giudizi su singole persone e su programmi della concorrenza.
Dai, un piano editoriale non si occupa di certo della qualità di un capo redattore, oppure di dare dei giudizi su programmi della concorrenza. Anche per esempio il passaggio del Tg2 a Milano, detto così non significa niente. Se e quando Verdelli deciderà di renderlo noto, tutti capiranno che quel Piano, ricchissimo di idee e di sfide – e senza prevedere tagli – è stata l’ultima occasione dell’informazione Rai. Ma non tocca a me parlarne.
Le tue dimissioni sono collegate alla diffusione del piano sull’Espresso ?
No per niente. Le mie dimissioni sono dovute al fatto che il nostro lavoro di questi mesi, prima ancora del Piano editoriale, non è stato né difeso né rivendicato con orgoglio dai vertici aziendali. Parlo per me: mi pagavano per qualcosa che in realtà non volevano e forse non avevano mai voluto.
Per vertici aziendali ti riferisci al direttore generale ?
Mi riferisco a diverse persone, ma non mi va di personalizzare, di nomi non ne faccio.
Da ciò che si legge in giro pare ci siano dei membri del CDA che sono tuoi nemici.
Nel Cda c’è gente molto per bene, come Freccero, come Paolo Messa… e altri che neppure conosco. Ho rispetto per loro, ma non sono miei interlocutori. Ce ne sono poi due o tre, di maggioranza e di opposizione, che hanno fatto contro di me – contro di noi – una specie di stalking corporativo, anche sui giornali: ingiurie in puro stile sindacalese. Ma io non li considero miei nemici.
Pensi di averla data vinta a loro andando via ?
Sicuramente chi voleva che me ne andassi ora sarà contento, ma io non me ne sono andato per loro. Sinceramente queste persone non mi hanno mai impensierito.
A proposito di vertici Rai ed in particolare di Antonio Campo Dall’Orto si parla di un attrito fra voi due dovuto al fatto che avresti dato un contenuto video all’indomani del terremoto nel centro Italia al sito web di Repubblica, è così?
Nessun attrito. Anche quella è una calunnia. Quella sera ho lavorato fino alle undici di sera con la direzione editoriale, poi sono partito alle 4 del mattino per le zone terremotate. Dovevo fare un reportage scritto di due pagine per Repubblica che infatti uscì il giorno dopo. Alle 8 del mattino mi ha chiamato il sito web di Repubblica per chiedermi due parole rispetto a quello che vedevo. Ho improvvisato qualche impressione, proprio come faccio con chiunque mi chiama, con Radio Radicale per esempio. Il sito ha mandato in rete le mie parole montandoci sopra immagini d’archivio. Hanno detto: lavorava per la tv di Repubblica, ha girato un servizio per la concorrenza ma pagato dalla Rai. Calunnie. Chi disse che quelle mie poche parole per il sito di Repubblica erano un servizio video dedicato, disse delle falsità. Campo Dall’Orto non mi ha mai rimproverato per questo, c’è stato qualcuno, nel CDA, che ha tentato di far passare quel contenuto audio come un lavoro per la concorrenza.
Tornando al piano editoriale, come vedi il suo futuro ?
Temo che non arriverà alla destinazione per cui era stato fatto. La mia paura è che diventerà una cosa lunghissima, con liti e con discorsi pretestuosi che lo “sporcheranno” ulteriormente. In sostanza tutto quello di negativo che è successo fino ad adesso temo continuerà a succedere.
Quando hai accettato questo incarico pensavi di farcela ?
Certo. E’ vero che non era una cosa facile, ma proprio perchè la sfida era così difficile, acquistava ancora più fascino.
Andandotene via rinunci ad un compenso di 240 mila euro, cosa non da poco. Riceverai almeno una buona uscita dalla Rai ?
Assolutamente no e neppure una liquidazione che non è prevista dal contratto di semplice collaborazione che ho firmato.
Tornerai a scrivere di Rai su Repubblica ?
Non di questa vicenda, almeno che non mi ci tirino per i capelli. Per il resto, scriverò di tutto, come sempre, quindi anche di Rai.
Qual è secondo te la ricetta vera per sanare la Rai ?
Questa che avevamo elaborato non era una brutta ricetta, se fosse stata portata avanti fino in fondo. Riuscire cioè a modernizzare il giornalismo della Rai e anche a modificare la maniera in cui si fa servizio pubblico. Sostituire per esempio il territorio a quella idea di divisione fra pensieri politici come c’era anni fa e che ora è oggettivamente superata. Riuscire a raccontare il paese con una nuova sintonia fra chi racconta e chi è raccontato.
Come sono i rapporti adesso con Campo Dall’Orto dopo il tuo addio ?
Con Campo Dall’Orto i rapporti sono stati sempre buoni.
Immagino che non le avrà prese molto bene le tue dimissioni
Immagino che non sarà contento, ma nemmeno io lo sono.