Romano classe 1979, Francesco De Carlo non è solo uno degli stand up comedian più noti in Italia, ma anche all’estero. Da Londra a Johannesburg, il comico con un passato al Parlamento europeo nel 2019 è sbarcato su Netflix con il divertente Cose di questo mondo (se non l’avete fatto, recuperatelo).
Dal 12 gennaio De Carlo partirà in tour con il suo nuovo spettacolo Bocca mia taci. Alcune date, come il kick off a Catania o la tappa serale al Teatro Lirico Giorgio Gaber a Milano, sono andate già sold out. Per l’occasione, nella città meneghina sarà previsto anche uno show alle 17.30.
Francesco De Carlo, di cosa parlerai a grandi linee nel tuo nuovo spettacolo?
Il titolo è legato al contesto attuale. Negli ultimi anni è nato un grande dibattito sulla libertà d’espressione, sul politicamente corretto. Ho messo da parte un po’ di pensieri e ho messo giù un nuovo spettacolo. Il teatro è l’unico posto in cui si può dire quello che si vuole. In tv o sui social network ci sono dei limiti alla fine giusti, a mio avviso. Una battuta sulle donne, i disabili o minoranze può essere fraintesa su quei canali. Il mainstream deve essere politicamente corretto, con limiti imposti non dalla legge ma dal buonsenso. La comicità deve seguire i tempi, a teatro le regole sono altre. Il mio precedente spettacolo, Limbo, parlava della mia storia, qui torno alla stand up comedy più classica. I temi sono quelli della satira, dell’alcol, del cibo, le questioni pubbliche che ci stanno interessando negli ultimi anni.
Ti è mai capitato a teatro che qualcuno potesse sentirsi offeso da una tua battuta?
A teatro non mi è mai successo. Il comico deve essere bravo nel riuscire a creare un contesto per cui nessuno possa sentirsi offeso. Il linguaggio deve essere forte, infatti questo spettacolo nasce dall’esigenza di non voler essere consolatorio. Vedo in giro troppe forme d’arte consolatorie, anche nella comicità. Io con questo spettacolo volevo scrivere qualcosa di più osceno.
In quanto tempo hai scritto il nuovo spettacolo? Con l’esperienza è un processo più veloce?
Sicuramente con l’esperienza è più veloce la scrittura. Sono appunti sparsi, il lavoro del comico è prendere appunti sulle note del telefono, un taccuino, poi c’è il problema che abbiamo in Italia. All’estero il comico prova i suoi pezzi nei comedy club, cambia, toglie qualcosa e alla fine esce con uno spettacolo perfetto. In Italia invece un comico sale con un’ora o un’ora e mezzo di spettacolo totalmente nuovo. Prima di Catania farò 7-8 serate nei locali per provare qualcosa. Questo è uno spettacolo vivo, il monologo della stand up è vivo. Lo spettacolo che farò alla cinquantesima data sarà così diverso da quello della prima.
Un bilancio della tua esperienza in Pour Parler, con Nuzzo e Di Biase, andato in onda in seconda serata su Rai 2 a inizio stagione.
Amo Corrado e Maria che conosco grazie a Rai Radio Due. Avevano il programma prima del mio, ci eravamo incrociati in via Asiago. Ero già un grande loro fan quando li vedevo in tv, poi è nata questa possibilità di lavorare insieme. Ritengo che siamo riusciti a coniugare le nostre tre anime, a tirare fuori un bel prodotto lavorando in estate. La risposta del pubblico è stata positiva, è venuto fuori un bell’ibrido tra un panel show e un talk show.
Concludiamo con dei consigli per un aspirante stand up comedian.
Darsi tempo, non sono i 100 m, è una maratona. Ci vuole del tempo per trovare la propria voce, il proprio pubblico, crescere come essere umano e comico. Ci vuole molta pazienza, ma anche tanta disciplina, alla fine è un lavoro. Serve la capacità di essere cattivi con sé stessi quando è necessario, bisogna accettare i fallimenti e trasformarli in momenti di crescita.
Grazie a Francesco De Carlo e in bocca al lupo per il suo nuovo tour.