Hanno debuttato alla conduzione di CinAmerica lo scorso venerdì (qui la nostra recensione). Oggi per la prima volta invece Francesco Costa e Giada Messetti si raccontano a TvBlog. Vice direttore di Il Post ed esperto di Stati Uniti lui, sinologa e autrice tv lei, ecco cosa ci hanno raccontato in questa intervista doppia.
Chi e come vi ha proposto CinAmerica?
Francesco Costa: In realtà CinAmerica lo abbiamo proposto noi. Siamo stati noi a convincere i dirigenti Rai e Ruvido Produzioni a realizzare questo programma, che abbiamo iniziato ad immaginare tre anni fa.
Giada Messetti: Effettivamente il progetto nasce da noi e parte dall’esigenza che abbiamo percepito in un momento in cui gli esteri sono tornati ad essere molto centrali nel dibattito pubblico e anche sui mezzi di informazione. Nell’ampio flusso di informazioni che riceviamo, rischiamo di perderci però alcuni elementi essenziali, che noi cercheremo invece di raccontare in CinAmerica, che vuole essere in questo un vero programma di servizio pubblico, fornendo alcuni strumenti e alcune chiavi di lettura per capire quello che sta accadendo.
Qual è, per voi, la finalità più importante che tenterete di raggiungere con CinAmerica?
Francesco Costa: Noi siamo giornalista e quindi la finalità principale è fare informazione. Poi questo è un programma più di approfondimento che d’informazione, perché non staremo sulla stretta attualità. Come diceva Giada, lo scopo è fornire un po’ di strumenti e un po’ di chiavi per capire quello che accade oggi, partendo dall’assunto che nessun fatto quando accade nasce dal nulla. CinAmerica è pensato un po’ come una cassetta degli attrezzi, che, informandoti, ti dà poi l’opportunità di farti una tua idea sui fatti.
Giada Messetti: C’è sempre l’idea che in tv gli esteri non interessino: secondo me, in questo momento storico, in cui la gente ha la percezione che sta succedendo qualcosa e che molto di quello che sta avvenendo ha alla base la sfida fra Cina e Stati Uniti, avere consapevolezza di tutto questo può essere utile a comprendere che cosa succede o che cosa sta per succedere.
Ricordate qual è stata la vostra prima esperienza in tv?
Giada Messetti: La mia prima esperienza in tv dietro le quinte è stata da redattrice con Maurizio Crozza nel 2011: da lì ho fatto tutta la gavetta, fino a diventare autrice. La mia prima ospitata invece è stata a Tv2000 nel 2017 per parlare di Cina.
Francesco Costa: Da ragazzino ricordo di aver partecipato con la mia scuola a un programma sulla tv locale, dove si fanno le classiche sfide fra scuole. Le mie prime ospitate in tv legate agli Stati Uniti le ho iniziate a fare prima dei miei libri: credo che la prima in assoluto fu nel 2015.
Come vi siete conosciuti?
Giada Messetti: La prima volta che ho chiamato Francesco facevo la redattrice di Caterpillar Am e lo chiamai per invitarlo come ospite. Dopodiché ci siamo conosciuti e visti nell’estate 2017, quando Francesco faceva da Costa a Costa e a me è venuto in mente di fare un podcast sulla Cina. Francesco è stato gentilissimo, mi ha dato molti consigli e Risciò alla fine è stato fatto con la stessa casa di produzione di Da Costa a Costa. Poi io ho sempre seguito Francesco, che in una presentazione dei nostri due libri nel 2020 parlò di “libri gemelli”, una definizione alla quale sulla quale ho iniziato a riflettere, fino ad arrivare oggi, che siamo riusciti a mettere in piedi questo progetto.
CinAmerica nasce dalla passione rispettivamente per Cina e Stati Uniti. Che cosa vi ha fatto interessare a questi due paesi e che cosa vi appassiona ancora oggi?
Francesco Costa: Nel mio caso mi appassiono agli Stati Uniti quando mi avvicino a questo lavoro. Era un periodo in cui cercavo storie appassionanti da raccontare, leggevo un sacco di giornali e mi ero imbattuto nella storia di questo senatore afroamericano, Barack Obama, che si candidava alle primarie del Partito democratico senza alcuna speranza. Quella storia mi catturò, perché era una storia essenzialmente americana. Quella storia non è finita lì perché poi Obama diventò presidente e scoprii un mondo di cose da conoscere. Ancora oggi scoprire come la nostra cultura sia così influenzata da un paese diversissimo dal nostro, oltre che geograficamente molto lontano, mi affascina molto. Professionalmente è stata una scelta che mi ha dato grandi soddisfazioni.
Giada Messetti: Io in Cina ci sono finita perché avevo studiato cinese e ho vissuto là sette anni dopo la laurea, facendo la fixer per i giornalisti. La Cina è completamente un altro mondo e questo ti impone di continuare a studiare continuamente questo paese, cosa che mi ha aperto mentalmente tantissimo.
Come avete convinto i dirigenti Rai a portare in tv CinAmerica?
Giada Messetti: Tre anni fa, quando proponemmo il progetto, non si concretizzò quest’idea, perché il confronto fra questi due paesi era visto come qualcosa di molto astratto. Questa volta a spingerci invece è stato l’interesse per gli esteri, che non è mai stato così alto nel nostro paese. È stata l’attualità a far scommettere su un progetto di divulgazione su un tema che dovrebbe aiutare ad orientarsi meglio.
Francesco Costa: C’è anche il tentativo, da quanto emerso anche in alcune conversazioni con i dirigenti Rai, di provare a utilizzare il linguaggio che io e Giada utilizziamo abitualmente per una serata a teatro piuttosto che per i nostri contenuti social, ovvero provare a raccontare una cosa complessa con un linguaggio semplice e fresco, utilizzando un canone pienamente televisivo, anche se non per forza quello che siamo abituati a vedere. Non ci sarà il talk show, seppure avremo degli ospiti, che a volte dialogheranno anche fra loro.
Gli ascolti, visto anche il dato della prima puntata, sono un aspetto che vi spaventa?
Giada Messetti: Non ci spaventa l’aspetto legato agli ascolti, perché sapevamo di andare in onda in una collocazione molto difficile. Io e Francesco siamo due esordienti e andremo in onda poi solo per quattro puntate nella seconda serata del venerdì sera, tutti fattori che non ci favoriscano particolarmente. L’unica cosa che ci piacerebbe è portare a seguire il programma dei target diversi rispetto a quelli che normalmente può raggiungere una trasmissione di Rai3. Riguardo alla prima puntata, nonostante il film prima di noi non fosse andato benissimo, siamo riusciti a mantenere una buona curva.
Francesco Costa: Giustamente la tv ha diversi modi per rilevare la soddisfazione in termini numerici rispetto ad un programma: lo share è il più importante, ma è sempre più rilevante la quota di persone che scopre un programma sui social media e lo recupera poi su RaiPlay, nel caso della Rai. Queste sono questioni industriali sulle quali io, per esempio, non ho grandi competenze. Ci è stato chiesto di fare un programma di buona qualità, di servizio pubblico, che fosse utile per chi lo guarda e che provasse ad essere fresco nel suo linguaggio e nel modo di vedere le cose.