L’esordio in uno studio televisivo per Francesca Martelli è stato a Tagadà, dove ha vissuto i primi tre anni dalla nascita del programma, uscendo però anche da quello studio e diventando una degli inviati di punta. Ora è ad Agorà e si è raccontata così a TvBlog.
Qual era stato il tuo percorso professionale e di studio prima dell’arrivo a Tagadà?
Ho fatto la IULM a Milano e quando è arrivato il momento di fare lo stage ho deciso di andare a Il Fatto Quotidiano, all’online diretto da Peter Gomez, dove ho fatto un po’ di redazione e ho iniziato come giornalista videomaker.
Come arrivi poi nel 2015 a Tagadà e che cosa hanno rappresentato per te i tre anni nel programma di Tiziana Panella?
Tagadà e Tiziana Panella sono un pezzo di cuore nella mia vita professionale. L’anno prima della nascita di Tagadà avevo fatto parte da Milano di L’aria che tira, realizzando però solamente dei servizi in esterna. L’allora capo progetto mi mise al corrente di questo nuovo programma che stava nascendo a Roma e io mi trasferii lì. All’epoca poi stavamo sia in studio sia sul campo per realizzare collegamenti e servizi.
Nel 2018, a fine novembre, lasci Tagadà. Seguono le esperienze, dopo quella come redattrice di Open, di Sono le venti e di Ogni Mattina, dove eri autrice. Professionalmente cosa ti hanno dato questi due diversi impegni televisivi?
Ogni Mattina è stata un’esperienza molto divertente e arricchente perché non avevo mai fatto l’autrice e soprattutto il programma non era solo di attualità. Durante le riunioni di redazione mi confrontavo con argomenti nei quali non mi ero mai imbattuta e credo che mi sia servito per uscire dalla bolla giornalistica in cui spesso ci si viene a rinchiudere facendo questo lavoro. Sono le venti è stata anche quella una bella esperienza, che ho fatto tornando a lavorare con Peter Gomez che era stato il primo a credere in me. Mi sarebbe piaciuto che quel programma avesse potuto avere vita lunga, ma era obiettivamente una fascia particolarmente difficile con la concorrenza dei principali tg.
L’arrivo in Rai è stato prima con Ore 14, mentre ora sei ad Agorà. Fra cronaca e politica con cosa ti senti più a tuo agio?
Ho iniziato a seguire la politica dopo le elezioni politiche del 2018 con la travagliata formazione del governo Conte: mi ci aveva spinto Tiziana e io mi ero appassionata a quelle dinamiche. Il passaggio a Ore 14 mi si è servito per spaziare e non occuparmi solo di politica, ma lì ho capito che non era proprio il mio.
Con un post, alla fine della stagione invernale, hai ringraziato, senza citarle per nome, varie persone che ti hanno accompagnato nel primo anno ad Agorà. Quali nomi si nascondono dietro quelle parole e che anno è stato?
È stato un bellissimo anno: sono partita con Roberto Vicaretti, poi c’è stata Luisella Costamagna e ora sono nell’edizione estiva con Giorgia Rombolà. Devo dire che sono tutti conduttori che valorizzano gli inviati e non è un qualcosa di scontato. Riguardo al post “misterioso”, non è mia abitudine fare post con nomi e cognomi perché non mi interessa fare le lodi di capi e dirigenti. Credo che comunque i diretti interessati abbiano colto e devo dire che in questo caso non è un’espressione vuota dire che siamo una bella squadra.
Sarai ad Agorà anche nella prossima stagione?
Non ho ancora la certezza, ma spero che ci siano tutte le condizioni per poter continuare insieme.
Da Tiziana Panella ai vari conduttori di Agorà, passando per Milo Infante e Peter Gomez, chi consideri come maestro?
Sicuramente Tiziana perché mi ha insegnato a cercare delle sfumature, inserendo elementi adatti ad un programma del pomeriggio, che richiede un approccio diverso rispetto, ad esempio, ad un telegiornale. Lei scherzava tanto con me in diretta tant’è che spesso a Tagadà non mi sembrava neanche di essere in onda, ma di parlare con lei al telefono.
Hai un sogno professionale che ti piacerebbe raggiungere?
Negli anni travagliati post Tagadà ho capito che a me piace stare in diretta e fare tv. Adesso sono nel programma in cui volevo stare, ovvero Agorà.