Francesca Fialdini a TvBlog: “Spero che il nuovo taglio di Da noi.. a ruota libera piaccia, anche ai più giovani”
“Quanto ci facciamo condizionare dallo sguardo altrui?”: per Francesca Fialdini un tema urgente, che dà un nuovo taglio a Da noi… a ruota libera
Francesca Fialdini è pronta al suo kick-off stagionale con un doppio appuntamento nel fine settimana: sabato 16 settembre in seconda serata è alla conduzione del Premio Campiello. E chi pensa che le cerimonie di premiazione ‘letterarie’ siano passeggiate di salute farebbe bene a riguardare la premiazione dello Strega, con Geppi Cucciari, i commensali e il Ministro Sangiuliano. Domenica 17, invece, torna nel pomeriggio di Rai 1 con una nuova edizione di Da noi… a ruota libera. E allora chiediamo proprio a lei come arriva a questa nuova stagione tv e cosa si aspetta da questo nuovo anno professionale.
Prima domanda, e non solo per rompere il ghiaccio: come sta? Come inizia questa stagione tv? Lo chiedo perché a volte, il più delle volte, si inizia ‘il nuovo anno’ scarichi per poi ricaricarsi nel corso delle settimane, modello dinamo… Com’è invece il suo approccio a questa nuova stagione tv?
Io vado a mille subito, è proprio una caratteristica che ho sempre avuto. L’adrenalina mi aiuta a concentrarmi, a stare sul pezzo, magari alle volte mi porta anche a pensare a più cose contemporaneamente e la gente che non mi conosce pensa che sono con la testa tra le nuvole… in parte è vero, in realtà sto lavorando (ride). Mi piace partire carica perché questa carica aiuta anche la redazione a lavorare, divertendosi ma in maniera molto “a tamburo battente”. La redazione di Da noi a ruota libera, in questo senso, è come me: ci somigliamo molto.
Si inizia subito con un evento, il Premo Campiello da La Fenice: un luogo magico, simbolico, di rinascita. Sembra quasi un segno per chi, come lei, racconta spesso storie di rinascita. Penso a Fame d’amore, ma anche alle storie di Da noi a ruota libera… Per quanto sia vista dall’esterno come una ‘cerimonia’, come ci si prepara a una premiazione come quella del Campiello?
Si leggono i libri finalisti, si cerca di raccontare o quanto meno di comprendere l’autore o l’autrice del libro. Questo perché poi nell’incontro sul palco bisogna restituire il più possibile, secondo me, l’idea da cui è partito il racconto o la necessità, perché a volte diventa una necessità, ma inquadrare anche colui o colei che l’ha scritto per coglierne un po’ la sensibilità emotiva. Io credo fortemente che l’emotività sia un’intelligenza e una forma di conoscenza che dobbiamo mettere al centro di ogni incontro e di ogni storia che vogliamo raccontare. E questo vale anche per gli autori e le autrici del Campiello. Quindi ci si prepara così: studiando, leggendo e poi facendoti anche portare dalle loro parole, che sono quelle che hanno usato per le loro visioni. Ogni libro è una visione del mondo, soprattutto questo Campiello ha diversi libri di carattere storico, quindi c’è anche una lettura, una visione del mondo e della realtà.
C’è qualche novità, invece, in Da noi… a ruota libera? C’è qualche variazione nell’impostazione, nella scelta delle storie, o c’è la scelta precisa di mantenere la rotta delle scorse edizioni?
Per me è importante ogni anno tentare di proporre qualcosa di nuovo, che sia legato naturalmente a quello che sta succedendo nella società, quindi tramite l’attualità fare delle riflessioni. L’urgenza quest’anno con i personaggi famosi è capire quanto sono condizionati dal concetto di bellezza e di canoni estetici del momento, tema che di fatto propongo anche in Fame d’amore, ma in un modo diverso. È una riflessione che secondo me dobbiamo fare. Il mio taglio di capelli ha scatenato un putiferio rispetto al mio personaggio ma questo mi ha suggerito il taglio da dare alla trasmissione: quanto ancora siamo schiavi dell’immagine che gli altri vorrebbero per noi, Èe quanto ne siamo consapevoli. Mi batterò tanto su questo aspetto.
E sulle storie?
Per quanto riguarda le storie ci saranno praticamente sempre quest’anno. Mi piace pensare a storie che siano corali, che parlano di una collettività in un momento in cui diventiamo tutti più soli e più egoisti, più concentrati sui nostri bisogni, dove ci isoliamo anche nella comunicazione, perché tramite i social in questo senso ci allontaniamo sempre di più dagli altri. Mi piace invece proporre storie che evidenziano come per riuscire nella vita abbiamo bisogno degli altri, incontrare sul nostro percorso chi crede in noi e chi ci dà un’opportunità, chi tira fuori il meglio da noi stessi.
C’è stato qualche sommovimento nei palinsesti quest’anno… Ha ‘temuto’ per la domenica pomeriggio?
A noi ci viene affidato uno spazio, non è che lo compriamo o lo gestiamo. Quindi nel momento in cui ti viene dato o ti viene tolto, devi pensare a quello che ci hai messo dentro. Se sei tranquilla, se hai lavorato bene, se hai dato quello che potevi dare date le circostanze non si tratta proprio di avere paura, anzi, si tratta di dire ‘qualsiasi cosa accada, va bene’. Perché so come ho lavorato, so come ha lavorato la mia squadra, cosa abbiamo voluto fare e cosa abbiamo ottenuto e cosa non abbiamo ottenuto. Dobbiamo ricordarci sempre che parliamo di servizio pubblico, dunque che i nostri primi azionisti sono i cittadini, coloro che pagano il canone, quindi bisogna guardare a loro. Poi i direttori hanno la prerogativa di riconfermarti o meno: è chiaro che non puoi piacere a tutti, non tutti magari scommettono su di te. Però va bene, io ho già avuto tante soddisfazioni, le ho avute grazie al fatto che ho potuto lavorare sodo.
Torniamo ai programmi. Fame d’amore è un format importante, che forse, però, non riesce a trovare lo spazio – o forse l’eco – migliore sia sulla tv lineare che sui social… Potrebbe, però, essere una mia impressione da ‘boomer’, da ‘nativa analogica’: quali sono invece i feedback del programma?
È interessante come riflessione perché a me invece arriva il contrario. Peraltro Fame d’amore, che torna a ottobre, è il programma di seconda serata più visto lo scorso autunno, così come ‘Le Ragazze’ lo è nella stagione primaverile. Sono stata a Venezia la settimana scorsa e a margine di un evento mi ha avvicinato una signora, che mi ha detto: “Ti devo ringraziare perché grazie a Fame d’amore mia figlia ha deciso di curarsi”. Questo è la forza di ‘Fame d’amore’. Tante ragazze e tanti ragazzi non realizzano di essere malati finché non gli viene sbattuto in faccia e quindi per me le parole di quella mamma ripagano di qualsiasi cosa. Va bene così: sapere che Fame d’amore ha aiutato anche una sola famiglia per me è il massimo.
C’è in programma qualche altro progetto? Tornerà a Le Ragazze?
C’è il libro di Fame d’amore in uscita prossimamente che è una raccolta di interviste dedicato ai disturbi alimentari, per proporre una riflessione più ampia: cercare di capire e di indagare quando una lotta con il cibo diventa un’ossessione. Dentro ci sono tanti temi, anche il condizionamento di un’immagine, quanto conta il piacere agli altri più che a se stessi, quanto è diventato fondamentale per le nuove generazioni. Quindi Fame d’amore in forma libro è l’altro grande impegno di questo momento, insieme a ‘Da noi a ruota libera’.
Per Le Ragazze, dunque, si vedrà. Ma se intanto arrivasse la telefonata di Amadeus…? Le piacerebbe? Avrebbe già in mente l’argomento per un intervento? O magari ‘contratterebbe’ una presenza diversa sul palco di Sanremo da quello ‘dell’ospite parlante’?
Riproporrei proprio quello che ho detto, la battaglia sui disturbi alimentari che è di estrema attualità, che coinvolge milioni di famiglie in Italia. Deve diventare un’urgenza, ci devono essere strutture pronte ad accogliere chi ha bisogno, che invece sono troppo poche sul territorio nazionale. Bisognerebbe avere una risposta anche più complessa da parte della sanità, anche più immediata. Invece ci sono liste di attesa lunghissime. Battendomi molto su questo tema dunque io proporrei questo, perché coinvolge troppe persone. Sanremo sarebbe un palcoscenico importantissimo per ribadire quanto sia importante intervenire adesso. L’alternativa sarebbero anche i tanti fatti di attualità e di cronaca che sono accaduti di recente e che hanno coinvolto soprattutto tanti giovani. I giovani in generale meriterebbero uno spazio di riflessione grandissimo, un palcoscenico tutto loro, perché sono una polveriera.
Ha un obiettivo per questa stagione tv? Mi limito all’immediato e al concreto, perché spesso poi coincide a desiderata più profondi…
Che Da noi… a ruota libera vada bene… visto che ci saranno cambiamenti nel racconto, sperare che la nuova edizione del programma possa piacere, che il nostro pubblico ci segua, ci ascolti. E che possa essere anche un pubblico più giovane rispetto a quelle che pensiamo che Rai1 debba avere, che anche loro possano sentirsi coinvolti negli argomenti che proponiamo.