Francesca Fialdini a TvBlog: “Da noi… a ruota libera sempre più verso l’happening show. E se tornasse il DopoFestival…”
Francesca Fialdini ci racconta il lavoro autoriale per Da noi… a ruota libera. Ma se ci fosse tempo per guardare avanti, un sogno c’è…
Domenica 18 settembre riparte Da noi… a Ruota Libera, programma del pomeriggio di Rai 1, in onda dalle 17.20 e fino al preserale, condotto e anche scritto da Francesca Fialdini e arrivato ormai alla sua quarta edizione. Prodotto da Endemol Shine Italy, il programma si basa sull’intreccio di storie e di volti noti e meno noti che sono riusciti a far ‘girare’ la ruota della vita nel verso giusto dopo averne subito le avverse vicende: storie di rinascita, di rivalsa, di risalita; in fondo storie comuni, visto che c’è sempre una ruota che gira…
E a proposito di ‘ruota’, chi segue il programma sa che non è soltanto un riferimento metaforico, ma è un oggetto concreto che detta la narrazione e che fa anche fisicamente parte della scenografia. Un programma ‘apparentemente’ semplice, fatto di interviste, racconti, variazioni sul tema, finestre sull’attualià, momenti diversi anche di spettacoli, a mo’ di alleggerimento. Tutto sembra facile, financo ‘noioso’, ma un programma come questo è un buon esempio per capire come funzioni l’intrattenimento basato sulle storie di gente comune e meno comune: sempre di una forma di people show si tratta, ma senza gli eccessi strabordanti di certi reality e le lacrime a fare da tappeto musicale. Per cercare di capire cosa sia, dunque, Da noi… a ruota libera e soprattutto quale tipo di lavoro ci sia dietro la realizzazione settimanale di un programma come questo, lungo una stagione, abbiamo parlato con Francesca Fialdini che del programma non è solo la conduttrice, ma è anche autrice insieme a Massimo Piesco, Gaspare Baglio, Serena Castana ed Ernesto Marra. E la ringraziamo per questa chiacchierata.
Siamo alla quarta stagione di “Da noi, a ruota libera…”: ovviamente alla vigilia del debutto la prima curiosità riguarda le novità. Ne vedremo qualcuna, sul piano soprattutto autoriale e narrativo?
Il nostro desiderio è riuscire finalmente a rendere la ruota protagonista indiscussa del programma, aderendo sempre di più all’idea originaria. La ruota deve consegnare emozioni, prove da superare, imprevisti per l’ospite e anche per me. Fino ad oggi tutto questo è stato molto limitato dalle restrizioni del Covid, ora vorremmo spingere di più verso l’happening show.
Finora il programma ha avuto come nucleo le storie di vita di persone, note e non, distintesi per aver vissuto ‘a ruota libera’, come recita il titolo. Per il telespettatore è soprattutto una successione di interviste, ma una tv di racconto non è proprio facile da costruire. Vogliamo spiegare al pubblico quali sono le difficoltà nel costruire una puntata a settimana di storie individuali e collettive?
Si, gli ospiti si distinguono per aver vissuto a ruota libera ma non andando a rotta di collo senza un perché, al contrario! Facendo proprio quello che altri nei loro panni non avrebbero forse, avuto il coraggio di fare. E in questo senso le storie da raccontare non sono mai scontate e hanno bisogno di essere ‘scovate’ e tirate fuori dal buio. Posso contare su una grande redazione, che come me ama le storie un po’ fuori dai binari e vanno fuori dal tracciato del senso comune.
Nel dettaglio, come funziona il lavoro di redazione e autoriale e quanto vi partecipa?
La risposta è molto semplice: c’è un confronto e uno scambio sempre aperto e anche ironico sulle scelte da fare. È un clima molto bello quello che si è creato fra noi, per cui il lunedì pomeriggio ci ritroviamo a parlare di ciò che dovrebbe succedere la domenica successiva e fino all’ultimo ci riserviamo la possibilità di cambiare idea. In fondo anche noi andiamo un po’ a ruota libera per non diventare prevedibili e mentre lo facciamo ci divertiamo.
Qual è per lei la cosa più difficile di questo programma?
Mi piace e mi emoziono quando gli ospiti mi spiazzano, tanto più se lo fanno mostrando le loro fragilità, solitamente trattenute e nascoste. Se questo accade il mio istinto inizia a dirigermi. La difficoltà è trattenermi da fare o dire cose che potrebbero rompere gli equilibri. Di fronte a Rosalinda Celentano, per esempio, avrei voluto alzarmi e togliere ogni distanza fisica per poterla abbracciare, ma il rispetto della sua timidezza mi ha trattenuta. Un’altra volta ho avuto una famosa cantante sul punto di piangere appena entrata in studio; aveva litigato un attimo prima con il suo compagno e dal momento che avrebbe voluto essere ovunque tranne che in diretta TV era vulnerabile e infastidita; avrei potuto approfittare della situazione, ma poi abbiamo camminato insieme su quel crinale difficilissimo. Del resto non sfondo mai una porta che l’ospite preferisce tenere chiusa. Da un lato non l’ho messa in condizione di dire cose di cui poi si sarebbe pentita dall’altra non sono caduta in un bieco sentimentalismo. Sul piano tecnico, direi che la fascia oraria è per sé stessa molto complessa.
C’è qualche tema che non ha avuto modo di affrontare perché troppo sensibile per il pomeriggio della domenica?
Ma guarda, noi abbiamo fatto la scelta di essere ‘domenicali’ proponendo un’oretta e dieci di leggerezza senza fare mai sconti a temi in linea con il programma, che è sì un programma di intrattenimento ma mai scollato da quanto succede intorno a noi. In quest’ottica non ho censurato nessun argomento, né lo farei.
C’è mai il timore concreto di non riuscire a portare a casa la puntata o di non riuscire a far passare i ‘contenuti’ o le storie come si vorrebbe?
È il nostro lavoro, dobbiamo portarla a casa sempre, a volte meglio a volte meno bene ma la puntata deve avere più colori possibili e offrire più spunti. Va da sé che se ci sono eventi di attualità importanti seguiti dal Tg1 può succedere che il tempo a nostra disposizione si riduca e a volte anche di parecchio. Mi è successo di avere in scaletta Drusilla e non avere poi il tempo per stare con lei perché poco prima era andata in onda la conferenza stampa di Draghi che era durata più del previsto… ecco, diciamo che non avevo scelta.
Cosa teme che non si veda abbastanza dall’altra parte dello schermo di quanto avviene dietro le quinte?
Il grande lavoro di squadra che c’è nel realizzare il programma. Sono molto affezionata ai miei autori, li stimo, sono creativi e attenti. Così come credo nelle capacità delle ragazze della redazione, che trovo bravissime.
Cosa vorrebbe che il pubblico – e la critica – cogliesse di più di questo programma?
Che pur essendo un piccolo programma che in ordine di apparizione va in onda per ultimo nello slot del day-time di Raiuno, siamo riusciti ad affezionare moltissime persone. E poi il fatto che molti ospiti tornano sempre volentieri.
La collocazione non è facile. Ma meglio la domenica pomeriggio o magari uno spazio in seconda serata?
Io metto le stesse energie in qualunque progetto mi venga affidato a prescindere persino dai miei gusti. In questo senso non c’è un meglio o un peggio. Mattina pomeriggio sera o tarda notte, il lavoro è lo stesso.
So che ora è concentrata sulla nuova stagione, ma c’è qualcosa che sogna e che vorrebbe portare in tv?
Se un giorno tornasse il DopoFestival…