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FORTISSIMA PRESA DIRETTA, STRETTA ALLA GOLA

Dal cinema alla tv, e viceversa, fino a Presa Diretta; a tarda sera una stretta alla gola. Passo parte del pomeriggio di venerdì 30 al THINK FORWARD FILM FESTIVAL. E’ un festival che lavora per seguire e dimostrare il rilievo sociale, mondiale, degli effetti nel nostro pianeta del clima che si riscalda, il caldo che

1 Dicembre 2012 15:39

Dal cinema alla tv, e viceversa, fino a Presa Diretta; a tarda sera una stretta alla gola.
Passo parte del pomeriggio di venerdì 30 al THINK FORWARD FILM FESTIVAL. E’ un festival che lavora per seguire e dimostrare il rilievo sociale, mondiale, degli effetti nel nostro pianeta del clima che si riscalda, il caldo che desertifica, che annega le persone e le cose, avvelena il cibo spesso già avvelenato che mangiamo.
Abbiamo visto i film selezionati da Enzo Lavagnini e i suoi collaboratori per il concorso. Irene Bignardi, Cristina Barlochetti, Michele Goddardi, Raffaele Musu, e il sottoscritto, formavamo la giuria.
Film con varia destinazione: prevalentemente tv e canali educativi, piccoli o grandi festival, diversi circuiti di sensibilizzazione, associazioni verdi.
Non sempre belli, molto in conflitto al loro interno tra didascalismo, prevalente, e creatività. Ma interessanti. Lo spettacolo della natura nel cinema è scomparso, o quasi, vive nelle elaborazioni al computer.
Se n’è parlato poi in un breve convegno tra sorpresa, delusione, speranza.
Il tutto avveniva a Venezia, Fondazione Guerini Stampalia, molto ben attrezzata. Fuori dalla porta l’acqua alta minacciava di crescere sotto la pioggia battente, e un vento da tsunami (fantasia malata).
Situazione deprimente, forse, o forse incerta, inquieta, piccoli passi per camminare sulle acque e continuare a incontrarci e vedere nei festival, nei molti, in tutti,i meritevoli appuntamenti per frenare il caldo, e per “gustare” le infine varianti delle varie forme di torrida minaccia, tra irrequieti terremoti e acque sempre più inquiete perchè le abbiano scocciate e imprigionate sotto terra, sotto l’asfalto, con la nostra poca cura, avviando il disastro dell’ambiente, contemplando la demenza senza rimedio degli onorevoli.
Uscendo, abbiamo scoperto che questa volta non dovevamo nuotare.
Paradosso, per una rassegna che, nella sua stringatezza, e grazie ai confronti che sono nati tra giurati e pubblico, ha sottolinaeato l’urgenza estrema di trovare racconti convincenti e realistici per la questione centrale: il mondo ricco rischia di soccombere insieme al mondo povero, dopo anni di industrializzazione e saccheggio del territorio.
Che fare? Sul serio però. I colpevoli (vedi Ilva) si svegliano adesso. Devastano a tempo pieno per fare il deserto e il vuoto.
Torno a casa e guardo la tv, Presa Diretta. Lascio cadere le chiacchere, ne ho abbastanza, mi concentro sulla parte in cui un giornalista segue una sua narrazione costruita all’impronta ma molto pensata, con riprese, montaggio e colonna sonora assolutamenti apprezzabili, caldi (appassionati), intensi e disperati.
Poche volte capita oggi di vedere in tv situazioni e volti. Le tv sembrano avere dimenticato, annegato per sempre i volti, e i corpi e le persone.
In questo caso specifico, allucinante, doloroso, sono rispuntati. Volti e corpi da fare paura (a noi che li dimentichiamo), “zombie”: zombie più vivi che mai, parlanti, voci dignitose, coinvogenti.
Quando la tv serve a qualcosa. E ci ricorda che sono vegeti, gonfi di conti in banca, gli zombie veri, i “falsi vivi”, i respondabili , i fabbricatori di morte , i cannibali, in un complessivo spettacolo tv degli operai e di tutti coloro inghiottono bocconi amari. Dosi lente di tortura atroce anche perchè invisibile.
Italo Moscati